Missioni Consolata - Maggio 2011

58 MC MAGGIO 2011 GUATEMALA LE MULTINAZIONALI E LA RESISTENZA DELLE COMUNITÀ A San Marcos, la sua diocesi, ci sono conflitti ambientali pe- santi. Lei si è schierato pubbli- camente dalla parte delle po- polazioni locali. Ci racconti come stanno le cose... «In base alla direttiva 169 della Organizzazione internazionale del lavoro, lo stato, prima di iniziare qualsiasi progetto, dovrebbe fare una consultazione con le popola- zioni indigene coinvolte 8 . In altri termini, una popolazione deve es- sere ben informata, per poter de- cidere se un progetto sia o meno conveniente. Tuttavia, anche quando le consultazioni vengono svolte, i governi negano che l’e- ventuale giudizio negativo sia vin- colante per il via ai progetti. L’anno scorso a San Marcos sono state assassinate tre persone che si opponevano ai progetti idroe- lettrici della multinazionale spa- gnola Unión Fenosa . Erano per- sone vicine al Frena, il Frente de Resistencia en Defensa del Pue- bono fare in un certo momento, quando si è sicuri di avere dei ri- sultati. Il fatto è che Rigoberta è stata tanto tempo fuori del paese. In molte comunità indigene dell’in- terno non è conosciuta. In ogni caso, adesso lei è impegnata con la formazione indigena Winaq 5 . A parte il caso di Rigoberta, spesso il protagonismo di alcuni non permette un ricambio gene- razionale. Lo vedo con forma- zioni di sinistra e contadine che non si rinnovano e che presen- tano sempre gli stessi leader. Arriva un momento in cui un vecchio leader dovrebbe dire: io mi metto fuori e appoggio i nuovi». A settembre di quest’anno ci saranno le elezioni presiden- ziali. Lei cosa prevede? «Si parla molto del Partido pa- triota 6 del generale ritirato Otto Pérez Molina. Si dice anche che la moglie del presidente Colom, la signora Sandra Torres, voglia pre- sentarsi come candidata. Lei è stata promotrice di alcuni pro- grammi sociali, che aiutano la gente senza però risolvere i pro- blemi sostanziali. Secondo le leggi attuali, la signora non potrebbe presentarsi, ma vediamo cosa de- cideranno i magistrati della Corte costituzionale. Successe anche con Rios Montt quando si presentò come candidato. Venne ammesso, ma poi per fortuna fu sconfitto. Credo che la partita si giocherà tra la coalizione del presidente Alvaro Colom e il Partido patriota di Mo- lina. Quando ho incontrato que- st’ultimo, gli ho fatto presente che lui aveva il problema di essere stato un membro dell’esercito. Il generale mi ha risposto: “Sì, ma in quello dei buoni, non dei cattivi”». Il Guatemala ha un’altissima percentuale di giovani. Per chi votano costoro? «Molti giovani non partecipano alla vita politica nazionale, so- prattutto quelli delle aree rurali. Quelli che vivono fuori del paese, in particolare negli Stati Uniti, non possono votare. Altri hanno tali problemi di sopravvivenza che certo non si preoccupano di an- dare a votare». E cosa pensano del conflitto ar- mato costato al Guatemala mi- gliaia di vite e tanta sofferenza? «Non ne so il motivo, ma pur- troppo i popoli dimenticano molto in fretta ciò che hanno vissuto. Noi adulti dovremmo avere l’at- tenzione di trasmettere alle ge- nerazioni giovani ciò che abbiamo vissuto. Occorre insistere che negli istituti scolastici pubblici venga inse- gnata la storia del conflitto ar- mato. Purtroppo, neppure nei no- stri collegi cattolici, siamo riusciti a farlo, anche perché il ministero è molto rigido rispetto ai pro- grammi scolastici. Neppure il rapporto “ Nunca más ” è cono- sciuto, nonostante sia costato la vita ad un vescovo 7 e la persecu- zione a molte delle persone che vi avevano lavorato». # In alto: il greenwashing delle multinazionali Goldcorp e Unión Fenosa, entrambe fortemente contestate in Guatemala. A lato: una donna indigena prega in una chiesa cattolica; sopra: un indigeno durante una cerimonia liturgica.

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