Missioni Consolata - Maggio 2011
WOJTYLA E GIOVANI T ra i vari titoli dati a Giovanni Paolo II vi è pure quello di «papa dei giovani». Fin dal 23 novembre 1978, in una delle sue prime udienze nella Basilica vaticana, egli stabilì un rapporto speciale con i giovani, parlando a braccio: «Quanto chiasso! Mi date la parola? - li rimbrottò scherzosamente -. Quando sento questo chiasso penso a San Pietro che sta qui sotto: mi chiedo se sarà contento; ma penso proprio di sì». Le immagini più spettacolari del suo pontificato, se non le più belle, vengono dagli incontri con i giovani che hanno ritmato non solo i suoi viaggi internazionali, ma anche la sua vita in Vaticano, le uscite domenicali nelle parrocchie romane, le visite alle diocesi italiane. «Mi piace sempre in- contrare i giovani... i giovani mi ringiovaniscono» confes- sava sinceramente a Catania nel 1994. E ai parroci romani nel 1995 diceva: «Si deve puntare sui giovani. Io lo penso sempre. A loro appartiene il Terzo Millennio. E il nostro compito è di prepararli a questa prospettiva». È in tale prospettiva che la domenica delle Palme del 1984 Giovanni Paolo II lanciò la Giornata mondiale della gio- ventù (Gmg), incontro con cadenza biennale tra il Papa e i giovani cattolici di tutto il mondo; l’iniziativa si rivelò un successo straordinario, oltre ogni aspettativa, fino a rag- giungere la cifra record di 4 milioni di persone a Manila, nelle Filippine, nel gennaio 1995. Se i giovani accorrevano numerosi ed entusiasti, non è certo perché papa Wojtyla li blandisse; egli non ha mai pronunciato discorsi facili, accomodanti. Tutt’altro. Ha proposto loro traguardi alti, comportamenti controcor- rente, impegni coraggiosi e militanti, come ai due milioni di giovani della Gmg 2000 a Tor Vergata, Roma: «Voi difen- derete la pace, pagando anche di persona se necessario. Voi non vi rassegnerete a un mondo in cui altri esseri umani muoiono di fame, restano analfabeti, mancano di la- voro. Voi difenderete la vita in ogni momento del suo svi- luppo terreno, vi sforzerete con ogni vostra energia di ren- dere questa terra sempre più abitabile per tutti». In ogni viaggio piazze, stadi, ippodromi... si riempivano di giovani, che lo acclamavano come star , soprattutto quelli ben presto chiamati Wojtyla boys & girls ; e Lui stava al gioco: un passo di danza accennato a Sidney, l’acclama- zione di campeon del mundo a Caracas e atleta di Dio al velodromo di Parigi; il mondo sud americano, appassionato di calcio, lo proclamava Goleador de la Iglesia , Maradona de la fé , Trotamundo de la paz ; il mondo nordamericano hollyvudianamente lo definiva Wojtyla superstar , Wojtyla superman . Indimenticabile è il botta-e-risposta a Manila: « We kiss you» , «Anch’io vi bacio, tutti! Niente gelosie!». Così pure gli scherzi intrecciati con i giovani a Trento nel 1995: «Giovani, oggi bagnati; domani, forse raffreddati... chissà se i padri del Concilio di Trento sapevano sciare». Un amore reciproco coltivato fino all’ultimo respiro. Con ogni probabilità, le ultime parole di Giovanni Paolo II, pro- nunciate con gran fatica, sono rivolte ai ragazzi che ve- gliavano in piazza sotto le sue finestre: «Vi ho cercato, adesso voi siete venuti da me e per questo vi ringrazio». MAGGIO 2011 MC 35 MC NEI SANDALI DI PIETRO del papa, è immenso e multiforme, espresso soprat- tutto nei 27 messaggi per la Giornata mondiale della pace e negli annuali discorsi al corpo diplomatico presso la Santa Sede. Nei messaggi il papa svolge i grandi temi legati alla costruzione della pace (giusti- zia, libertà, verità, coscienza, diritti umani, persona, minoranze etniche...); quello del 2002 è «rivoluziona- rio»: «Non c’è pace senza giustizia; non c’è giustizia senza perdono». Ai due filoni del magistero e inter- venti diretti, si aggiungono i moniti e appelli alla pace disseminati nelle encicliche e nei discorsi pronun- ciati durante i suoi viaggi, specie nei luoghi di con- flitto, come nel 1979 durante le visita in Irlanda: «Ri- volgo un appello ai giovani appartenenti a organizza- zioni che fanno ricorso alla violenza. Non ascoltate le voci che parlano la lingua dell’odio, della vendetta, della rappresaglia». Nell’intero anno 1991 interviene ben 37 volte nella crisi iugoslava, definendo «inutile catastrofe» un eventuale scontro etnico. Il mattino del primo giorno della guerra nel Golfo (17 gennaio 1991) ammonisce: «In queste ore di grandi pericoli, vorrei ripetere con forza che la guerra non può essere un mezzo ade- guato per risolvere completamente i problemi esi- stenti tra le nazioni. Non lo è mai stato e non lo sarà mai». Lo stesso concetto ripeterà ai diplomatici il 13 gennaio 2003, prima della guerra in Iraq: «No alla guerra! La guerra non è sempre inevitabile. È sem- pre una sconfitta per l'umanità. La guerra non è mai semplicemente un’opzione tra le altre cui far ricorso per risolvere una controversia tra le nazioni». Lo stesso anno, condanna «ogni atto terrorista» in Me- dio Oriente e afferma con forza che «non di muri ha bisogno la Terra Santa, ma di ponti». In seguito alle guerre del Golfo e del Kosovo (1991 e 1999) papa Wojtyla matura alcune novità in propo- sito: egli rafforza la condanna della guerra «totale» (già contenuta nella Gaudium et spes ) e la estende alla guerra convenzionale; nella sua dottrina non esi- ste nessuna «guerra giusta»; parla invece di «inge- renza umanitaria», cioè del dovere della comunità in- ternazionale di fermare le guerre in atto disarmando Giovanni Paolo II incontra il Dalai Lama, capo spirituale dei buddisti tibetani.
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