Missioni Consolata - Maggio 2011

34 MC MAGGIO 2011 lungo la via imboccata, nella convinzione che la puri- ficazione della memoria è indispensabile per rendere credibile l’annuncio del Vangelo e proseguire il cam- mino di unità nella Chiesa e di pace tra i popoli. DIALOGO ECUMENICO L’«andare al largo» comprende naturalmente anche un nuovo slancio ecumenico. Poiché la divisione tra i cristiani è un ostacolo all’evangelizzazione, il dialogo ecumenico «è una sfida e una chiamata alla conver- sione per tutta la Chiesa» ( Ecclesia in Asia 30) e deve caratterizzarsi come «andare insieme verso Cristo... il procedere l’uno verso l’altro e il procedere insieme da cristiani» (RM 55). Primo sogno ecumenico di papa Wojtyla è la riconci- liazione tra la chiesa cattolica e quella ortodossa, che formano «i due polmoni dell’Europa». In occasione delle celebrazioni del millennio del battesimo della Russia (giugno 1988) papa Wojtyla invia come suoi rappresentanti 10 cardinali, insieme a una lettera in- dirizzata a tutti i cristiani della Russia, che termina con queste parole: «La comunità cattolica, invia alla millenaria chiesa sorella, mediante il vescovo di Roma, il bacio di pace, come manifestazione dell’ar- dente desiderio di quella perfetta comunione che è voluta da Cristo». Nella stessa occasione, il card. Ca- saroli realizza un capolavoro diplomatico: prepara la venuta di Gorbaciov a Roma e ottiene dal Cremlino l’invito per il Papa a visitare l’Urss. Paradossalmente la visita di Giovanni Paolo II a Mosca incappa nel veto della «chiesa sorella». Altro gesto coraggioso, nel 1989, è la sua uscita verso le chiese luterane della Scandinavia. Purtroppo tanto slancio ecumenico non trova rispondenza nei fatti, né a Oriente né a Occidente. Contrariamente alle sue speranze, la caduta del comunismo non faci- lita l’incontro con le chiese dell’ortodossia; anzi di- venta più difficile per la ripresa dei nazionalismi. Al- tre difficoltà raffreddano il dialogo in Occidente, come l’ordinazione delle donne nelle chiese angli- cane. Sconfitte ecumeniche e ansia apostolica inducono papa Wojtyla a fare passi inauditi, come mettere in questione il primato petrino, pur di raggiungere «la comunione piena e visibile di tutte le comunità»; egli auspica di «trovare una forma di esercizio del pri- mato che, senza danneggiare la sua missione, sia aperta a situazioni nuove», ispirandosi all’unità dei cristiani del primo millennio, che chiedevano l’inter- vento della «sede romana, qualora fossero sorti fra loro dissensi circa la fede o la disciplina» (cfr Ut unum sint 95). COSTRUTTORE DI PACE «Giovanni Paolo II: grande apostolo della giustizia e della pace»; la definizione è di Pax Christi Internatio- nal . Nessun papa ha mai predicato la pace con tanta forza né si è opposto alla guerra con inflessibile fer- mezza come papa Wojtyla. Costruire la pace è una priorità della sua missione e un’urgenza per tutti, non solo per quelli che hanno responsabilità politiche mondiali; per questo egli sprona tutti a compiere «gesti di pace» e ne dà l’esempio, come quando per- dona e visita in carcere il suo attentatore, Mahmet Ali Agca. Magistero dottrinale e azione pratica sono le due di- mensioni dei suoi interventi per risolvere i conflitti e promuovere la pace. Il primo aspetto, il magistero New York 1979: incontro di Giovanni Paolo II con il segretario generale dell’Onu Kurt Waldheim. Il rabbino Elio Toaff accoglie Giovanni Paolo II in visita alla sinagoga di Roma (13-4-1986).

RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=