Missioni Consolata - Maggio 2011
P iazza San Pietro, 22 ottobre 1978. Gladioli rossi e bianchi circondano l’altare sul quale Giovanni Paolo II celebra la messa inaugurale del suo ministero di Pastore Universale; durante l’omelia, davanti a più di 300 mila partecipanti e a milioni di persone che seguono il rito dalla Tv, il papa fa risuo- nare forte e incisivo il suo grido missionario: «Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cri- sto!». Lo stesso invito accorato, qualche anno dopo, risuona nella sua enciclica missionaria, Redemptoris missio : «Popoli tutti, aprite le porte a Cristo!» (RM 3 e 39). Dal primo giorno del suo pontificato, quindi, Gio- vanni Paolo II rivela il suo slancio missionario e trac- cia anche gli ambiti in cui vuole esercitare il suo mi- nistero di evangelizzazione, invitando ad aprire a Cristo e «alla sua potenza salvatrice i confini degli Stati, i sistemi economici e politici, i vasti campi della cultura, della civiltà e del progresso. Non temete. Cristo sa che cosa c’è nell’uomo. Egli solo lo sa... Vi chiedo, vi prego con umiltà e fiducia, la- sciate che Cristo parli all’uomo. Egli solo ha parole di vita, sì, di vita eterna». Per aprire le porte a Cristo papa Wojtyla ha calzato i sandali di Pietro e si è fatto missionario itinerante, maestro di fede, testimone del Vangelo. MISSIONARIO ITINERANTE Dopo solo tre mesi dall’inizio del suo ministero, eccolo proiettare la sua missione universale ai quattro punti cardinali: verso il Sud del mondo con il viaggio in Messico (25 gen- naio - 1° febbraio 1979), verso Est con il trionfale «ritorno in patria» (2-10 giugno), verso il Nord e l’Ovest con la missione con- giunta in Irlanda e negli Usa (29 settembre - 8 ottobre). Appena compiuto un anno di pontifi- cato, già inizia il suo primo viaggio ecumenico: in Turchia (28-30 novembre 1979) incontra il presi- dente del paese musulmano e il patriarca ortodosso Demetrio I, lanciando così i primi approcci al mondo dell’ortodossia e a quello dell’islam, che tanto spazio occuperanno nello sviluppo del suo pontificato. Sono «viaggi di fede», come spiega ai giornalisti MC NEI SANDALI DI PIETRO Papa planetario MISSIONE E MISSIONARIETÀ IN GIOVANNI PAOLO II «Papa missionario» è il titolo che meglio definisce personalità e ministero di Giovanni Paolo II; se l’è meritato sul campo, con il ricco magistero missionario e innumerevoli viaggi in tutti i continenti per incoraggiare le comunità cattoliche, dialogare con esponenti delle confessioni cristiane e leader di altre religioni, lanciare sfide contro la violenza e la guerra e invocare la giustizia e la pace tra tutti i popoli. prima di partire per il Messico: «Il papa va in alcune zone del Nuovo Mondo come messaggero del Vangelo per milioni di fratelli e di sorelle che credono in Cri- sto; li vuole conoscere, abbracciare tutti e dire a tutti - bambini, giovani, uomini, donne, operai, contadini, professionisti - che Dio li ama, che la Chiesa li ama». «Fin dal giorno dell’elezione a vescovo di Roma, il 16 ottobre 1978 - confessa nell’allocuzione per celebrare il centesimo viaggio (13-6-2003) - è risuonato nel mio intimo con particolare intensità e urgenza il co- mando di Gesù: “Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo a ogni creatura”. Mi sono sentito in dovere di imitare l’apostolo Pietro che “andava a far visita a tutti”, per confermare e consolidare la vitalità della Chiesa nella fedeltà alla Parola e nel servizio della ve- rità; per dire a tutti che Dio li ama, che la Chiesa li ama, che il Papa li ama; e per ricevere, altresì, da essi l’incoraggiamento e l’esempio della loro bontà, della loro fede». «Il papa non può rimanere prigioniero del Vaticano - confida in uno dei primi viaggi ai giornalisti che lo ac- compagnano -. Voglio andare da tutti, da tutti coloro «Popoli tutti, aprite le porte a Cristo» (RM 3).
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