Missioni Consolata - Maggio 2011
I n occasione della sua beatificazione, sentiamo il dovere, come missionari, di sottolineare questa dimensione fondamentale del suo ministero pa- storale, sottolineando l’eredità di pensiero e il dina- mismo impresso alla chiesa in 27 anni di pontificato. Il beato Giovanni Paolo è stato e rimane ancora oggi il papa della Redemptoris missio e dei viaggi in giro per il mondo; il papa che ha dato impulso alla realiz- zazione di molte intuizioni del Concilio, come l’incul- turazione, l’ecumenismo, il dialogo interreligioso, il protagonismo missionario della chiesa locale, la giu- stizia e la pace, la solidarietà tra i popoli e la salva- guardia del creato... Sono tutte facce della stessa missione, sfide che attendono an- cora di essere affrontate e portate a soluzione. In tutti i continenti i problemi ancora aperti sono molti e l’eredità lasciata da Gio- vanni Paolo è già una strada da seguire, uno stimolo a tutta la Chiesa per pensare e ripensare nuove forme di annuncio e testimonianza della Buona Notizia di Cri- sto. Sarebbe illusorio pensare che siamo già arrivati là dove il papa ha voluto con- durci. Traghettando la Chiesa nel terzo millennio, Giovanni Paolo II l’ha esortata a prendere il largo ( Duc in altum ); la sua bea- tificazione rilancia tale invito ad al- largare sempre più gli orizzonti. Arren- dersi alla difficoltà, rassegnarsi alla menta- lità diffusa che favorisce il disimpegno personale, chiudersi nel passato e vivere di rendita sono atteg- giamenti non solo poco evangelici, ma il modo peg- giore di onorarne la memoria e la santità. L’ammirazione non basta. Per questo, oltre a rievo- care la sua figura e i suoi viaggi apostolici per incon- trare e incoraggiare i discepoli di Cristo sparsi in tutto il mondo, vogliamo dare spazio alla sua voce sui temi che riguardano «questo dovere supremo: annunziare Cristo a tutti i popoli» (RM 3). «La missione è ancora agli inizi» afferma Giovanni Paolo II, rimarcandone la sua costante urgenza, sot- tolineando al tempo stesso i benefici che lo slancio missionario riversa sulla fede e la vita cristiana, nella convinzione che «la missione rinnova la Chiesa, rinvigorisce la fede e l’identità cristiana, dà nuovo entusiasmo e nuove motivazioni. La fede si rafforza donandola!» (RM 2). B.B. OSSIER PRESENTAZIONE «SANTO SUBITO!» 28 MC MAGGIO 2011 L o slogan gridato e scritto su striscioni in- nalzati da un folto gruppo di fedeli, so- prattutto giovani, in Piazza San Pietro l’8 aprile 2005, durante il funerale del papa Giovanni Paolo II, non è stato solo fol- klore: 20 giorni dopo, in deroga alla legge del 1983, papa Benedetto XVI concedeva la dispensa dai cinque anni di attesa dopo la morte di Karol Wojtyla prima di iniziare il processo di canonizza- zione. Il 28 giugno dello stesso anno veniva aperta uf- ficialmente la causa di beatificazione, conclusa dallo stesso papa il 14 gennaio 2011, fissando la data della celebrazione: dal 1° maggio Karol Wojtyla è il beato Giovanni Paolo II. «Papa santo» non è l’unica qualifica usata da ammiratori e « papa boys » per descrivere la perso- nalità di Giovanni Paolo II; molti altri titoli, espressioni e aggettivi sono stati usati per sottolineare la ric- chezza della sua figura e la complessità dell’esercizio del suo pontificato: Karol il Grande, papa carisma- tico e mediatico, homo viator , papa pellegrino, parroco del mondo, apo- stolo della giustizia e della pace, papa operaio, poeta e fi- losofo; alcuni hanno cercato di ingabbiarlo in definizioni con- trastanti, come moderno o nostal- gico, conservatore o progressista, an- ticomunista o anticapitalista, di destra o di sinistra... a seconda del punto di vista ideolo- gico da cui veniva guardato. Tutte queste categorie e dimensioni egli le ha comprese, attraversate e su- perate, lasciando un’immagine non univoca e una eredità ancora aperta. C’è tuttavia un denominatore comune che qualifica tutti i 27 anni di pontificato di Giovanni Paolo II, un aspetto non sempre evidenziato dai media, ma che ci sta particolarmente a cuore: la sua missionarietà. «Egli ha fatto del suo servizio alla missione e all’e- vangelizzazione il fondamento e l’asse portante del suo ministero: il suo infaticabile impegno nell’auten- tica missionarietà e il suo costante magistero sulla missione hanno contribuito a fare acquistare una nuova comprensione dell’identità missionaria della Chiesa, a suscitare un nuovo slancio nell’azione evangelizzatrice, a chiarire principi e criteri per me- glio delineare la missione e l’attività missionaria» (Giuseppe Cavallotto).
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