Missioni Consolata - Maggio 2011

MAGGIO 2011 MC 25 splosione del primo verbo principale assoluto che fa entrare solennemente in scena Gesù come agente principale: « eklêth ē de kài ho I ē soûs – fu chiamato poi anche Gesù»: è questa l’affermazione solenne e prin- cipale a cui l’autore vuole arrivare. Tutto il capitolo primo è una preparazione per questo ingresso che è l’inizio formale del Nuovo Testamento. Sia l’informa- zione che a Cana si stava celebrando uno sposalizio sia quella che lì c’era anche la madre servono a circo- stanziare, a spiegare, a rendere più chiara e anche contrastante la presenza di Gesù: le due notizie sono cioè a servizio dell’irruzione di una presenza che nes- suno poteva immaginare. Poiché questo è un punto importante per capire il rac- conto di Cana, facciamo un esempio, forse più evi- dente, tratto dai primi tre versetti della Genesi con cui si apre la Bibbia. Se prendiamo le traduzioni in ita- liano noi leggiamo così: « 1 In principio Dio creò il cielo e la terra. 2 La terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l’abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque. 3 Dio disse: “Sia la luce!”. E la luce fu» (Gen 1,1-3). Da questo testo così tradotto, emerge che le informa- zioni principali sono tre: «Dio creò il cielo e la terra», «Dio disse» e «la luce fu»; invece Gen 1,1-2 è solo cir- costanziale per spiegare le condizioni dell’intervento di Dio perché la vera notizia è «disse Dio». La tradu- zione ordinaria, anzi banale e letterariamente anche piatta e senza sentimento, travisa il testo ebraico e snatura anche il senso del messaggio teologico, per- ché l’autore sacerdotale che ci informa sulla crea- zione, in verità vuole mettere in evidenza e in modo forte e solenne che la creazione avviene attraverso la « Parola » e non con azioni materiali per cui è molto importante che la prima parola narrativa del testo ar- rivi con Gen 1,3 con l’energico e dirompente: «Disse Dio». Solo in Dio la Parola diventa Fatto e per questo al «disse Dio» corrisponde una esecuzione imme- diata: «E fu luce». Non è un caso che in ebraico si usa il verbo « ’amàr - dire» che nella forma sostantivata « dabàr » significa tanto «detto» quanto «fatto». Per esprimere questa impostazione che solo la linguistica può mettere in evidenza, è necessario, nel rispetto del testo ebraico, tradurre in questo modo: « 1 Quando “nel principio del-Dio-creò-il cielo-e-la-terra” 2 e la terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l’abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque, 3 disse Dio: “Sia la luce!”. E la luce fu». Il punto di partenza del racconto è Gen 1,3 e deve es- sere messo in evidenza perché tutto il resto, cioè le quattro informazioni che formano il contesto dei vv. 1- 2, potrebbero non esserci e il racconto filerebbe lo stesso dal punto di vista della narrazione principale. L’autore del quarto vangelo usa lo stesso sistema: prepara il terreno, narra le circostanze, espone le condizioni, crea il contesto per portarci al momento iniziale che coincide emozionalmente con il primo in- contro con la persona del Signore Gesù, sulla cui identità tutto il vangelo si interroga: «Chi è Gesù?». Anticipiamo la risposta: Gesù è lo Sposo dell’alleanza nuova, perché egli giunge a Cana, terra pagana (cf Mt 4,15), per annunciare la nuova alleanza, come Israele giunse nel deserto ai piedi del Sinai per ricevere l’al- leanza nelle tavole di pietra. Un grande evento sta av- venendo davanti a noi e noi abbiamo il privilegio di es- sere protagonisti insieme ai discepoli che sono la sor- gente dei nuovi credenti. UNO SCHEMA DI LINGUISTICA TESTUALE Se consideriamo il testo greco dal punto di vista della linguistica testuale, cioè della narrazione come l’ha concepita l’autore e delle informazioni che intende darci, ci accorgiamo subito che la presenza della ma- dre è una notizia complementare, secondaria, che serve come informazione di supporto per mettere in evidenza la linea principale del racconto che è scan- dita dai verbi al passato remoto o dal presente indica- tivo (spesso usato nel racconto come «presente sto- rico», cioè al posto del passato remoto, come ve- dremo). Usando però il presente, l’autore rende ciò che comunica immediatamente contemporaneo al lettore che così è più coinvolto anche emotivamente. Se proviamo a sistemare in forma grafica questa struttura teologica, mettendo a sinistra la linea narra- tiva principale e in rientro, più a destra, le frasi secon- darie con un verbo finito, abbiamo il seguente schema: 1° livello 2° livello 3° livello linea principale linea secondaria discorso diretto (imperativo) « 1 E nel terzo giorno, quando uno sposalizio avvenne in Cana della Galilea ed era la madre di Gesù là , 2 allora fu chiamato/invitato anche Gesù e i suoi discepoli allo sposalizio. Allo stesso modo se usiamo lo schema per l’esempio che abbiamo preso dalla Genesi, vediamo il seguente schema, che è copia perfetta di quella del vangelo: MC RUBRICHE # La creazione della luce e degli astri (mosaico della cattedrale di Monreale, PA).

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