Missioni Consolata - Febbraio 2011

L a Cina è un respiro ovunque diverso, che avvolge paesaggi tra loro distanti migliaia di chilometri. È composta da mille volti e da un cuore antico: il letto di un fiume che fu fonte di civiltà. Oggi il Fiume giallo è uno specchio desolato di acque inquinate e terre aride. Di un canto nostalgico intonato al « xibei », il Nord-Ovest cinese, dove scorre il vecchio fiume anima pulsante delle prime dinastie tra storia e leg- genda; il Nord-Ovest delle rotte carovaniere in arrivo dal centro Asia. Oggi, semplicemente, una delle aree più povere della Cina moderna. Come ipotesi di par- tenza, la Cina potrebbe essere un contenitore di popola- zioni ed etnie: 56 stando ai gruppi riconosciuti ufficial- mente. Non solo han , tibetani e al limite uiguro ; ma an- che mancesi, mongoli, kazak, yao, bai, yi, miao, zhuang, mosuo ... persino coreani e russi . Montagne altissime ad ovest, deserto e prateria a Nord, neve e ghiacci a Nord- Est, le grandi piane al centro, la fascia costiera e le skyli- nes a Sud-Est, i picchi carsici e le risaie a terrazza del Sud, l’aria dei tropici a Sud-Ovest. La maggior parte delle volte che sentiamo pronunciare la parola «cinese» in realtà si parla di cinesi han. Vale a dire il gruppo maggioritario, con oltre il 90% della po- polazione, dislocato su un territorio insufficiente. Oggi le aree autonome (regioni, prefetture e contee) desti- nate alle minoranze coprono il 64% del territorio, ma negli anni la penetrazione han si è fatta sempre più possente. Si prenda la Regione autonoma della Mongo- lia interna, dove i mongoli sono ormai solo il 15% della popolazione. «Cinese» è una parola che, almeno nelle intenzioni, si- gnifica anche tibetano o uiguro . La Cina come concetto è una creazione delle correnti riformiste e rivoluziona- rie di fine Ottocento, quando il pensiero tradizionale in- triso di confucianesimo si aprì all’idea moderna di na- zione: uno stato unitario, con un territorio, con dei con- fini. E con un popolo. Non più sudditi del «Figlio del cielo» costretti nell’angusto spazio di riti e gerarchie, ma nazione che partecipa al potere nel nome dei prin- cipi di uguaglianza, cittadinanza e rappresentanza. Era FEBBRAIO 2011 MC 35 questo il nuovo cittadino cinese che emerse dalla ce- nere della Rivoluzione del 1911 ( si legga la cronistoria ), membro di uno stato che rivendicò i confini dell’antico Impero, includendo così un groviglio di popolazioni ete- rogenee, spesso parlanti lingue e persino con sistemi di scrittura diversi. Nella retorica nazionalista sarebbe divenuta la «Re- pubblica dei cinque gruppi» ( Wu zu gonghe ), sottinten- dendo i cinque principali gruppi etnici: han, mancese, DALL’IMPERO ALLA CINA COMUNISTA Mille volti, un cuore antico DI M AURO C ROCENZI Prima fu l’Impero, poi il confucianesimo, infine la nuova Cina. Secondo l’articolo 4 della Co- stituzione del 1982: «Le nazionalità della Rpc sono tutte quante uguali. Lo Stato assicura i diritti e gli interessi legittimi di ciascuna minoranza etnica, protegge e sviluppa l'ugua- glianza, l'unità, l'aiuto vicendevole tra le nazionalità. È vietato discriminare e opprimere qualsiasi nazionalità (...)». la realtà mostra un paese in cui gli han , il gruppo maggioritario (oltre il 90% della popolazione), sono divenuti forza preponderante in ogni regione. E non sempre in modo pacifico, come dimostrano le rivolte in Tibet e Xinjiang. Sopra: una donna kazaka all’entrata della tenda, vicino al lago Karakorum. Pagina precedente: una immagine delle case in legno di Ping’an, villaggio del Guangxi, abitato da gente dell’etnia yao . MC I CINESI NON SONO...

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