Missioni Consolata - Dicembre 2010

MC I GUARDIANI DELLA TERRA (sacro), vuol dire contaminarlo, e ci sono delle proce- dure da seguire. Prima di entrare nel territorio u’wa, per qualche giorno ci dobbiamo fermare a Cubarà, una cittadina appena fuori dal resguardo . Pattuglie di mili- tari la percorrono ininterrottamente, e ad ogni ora del giorno e della notte. A Cubarà non veniamo mai la- sciati soli. I werkajà hanno raccomandato prudenza e i nostri amici u’wa non prendono sottogamba simili av- vertimenti e ci accompagnano in ogni nostro minimo spostamento. Gli eserciti guerriglieri – le fitte foreste che ci circondano sono habitat ideale per l’Esercito di liberazione nazionale (Eln) e per le Forze armate rivo- luzionarie colombiane (Farc) - pattugliano i dintorni. È ancora fresco il ricordo dei 3 volontari ammazzati dalle Farc nel ‘99, fra cui Terence Freitas, coordinatore della campagna « La cultura con principios no tiene precio » in difesa del popolo u’wa. Cubarà è inoltre un punto strategico per l’esercito colombiano. Ovunque, nella cittadina polverosa che nulla offre se non una piccola scuola e l’essere un crocevia di merci, ci sono occhi che, per una ragione o l’altra, non ci perdono di vista. Quando finalmente riusciamo ad entrare nel Re- sguardo unido u’wa , tiriamo un respiro di sollievo. Ben- ché sia solo calma apparente quella che si vive nelle fo- reste, stare a contatto con questo popolo regala imme- diata serenità. Daris è come sempre sicura di sé e sorridente. In 10 anni – tanti sono passati da quando, con la figlia più piccola fra le braccia, affrontava l’inferno che il suo go- verno aveva scagliato contro il suo popolo per l’occupa- zione del pozzo Gibraltar 1 – non è cambiata: noi l’ave- vamo conosciuta qualche anno dopo . È sempre bella. E riflette la spontanea meraviglia della sua stessa terra, che mescola fiori e foreste impenetrabili, montagne in- nevate e piante pluviali. E la sensazione di essere ai primordi del mondo, assieme alla consapevolezza di es- sere in un avamposto di resistenza. Qui la natura è potente perché libera ed incontami- nata. Le scimmie araguaro urlano d'amore fra gli al- beri mentre noi camminiamo all’imbrunire lungo i tor- renti che scendono dalla Cordillera andina. Se è vero che il Kajka Ika è per gli u’wa il cuore del mondo, que- sto cuore pulsa forte. Mai ci siamo trovati in una terra così bella e intatta. Ad oggi, il resguardo è poco meno del 20% di quello che una volta fu il territorio ance- strale u’wa. Si estende per 225.000 ettari circa, e com- prende quattro fasce climatiche. Questi pisos termici, così come qui vengono chiamati (letteralmente, piani termici) sono fondamentali per la vita e la cosmogonia della popolazione, che sigla ogni momento della vita co- munitaria con rituali e digiuni che devono essere ripe- tuti in ogni fascia climatica. STORIA DI DARIS, LA DONNA CHE SA PARLARE A TUTTI La storia di Daris è delicata e complessa. Lei è figlia di un abuso subito dalla madre ad opera di un bianco. Suo padre era uno dei tanti che, durante la guerra civile co- lombiana, negli anni ’50, si nascosero nei territori degli u’wa, creando scompiglio e seminando violenza. Daris è dunque una «meticcia». Per questo - perché «conta- «Mia nonna quando ero piccola mi ha detto che avrei difeso il mio popolo – ci racconta - e questo è stato e sarà il mio destino». Camminiamo lungo il sentiero che ci porta verso la comunità di Fatima, una delle prime comunità u’wa che s’incontrano all’interno del territorio ancestrale. La gente si sta preparando ad un rituale che durerà tutta la notte e mentre cammi- niamo chiacchierando, frotte di bimbi eccitati ci su- perano correndo. Con Daris era qualche anno che non ci si vedeva. Ab- biamo deciso di metterci in viaggio per el Planeta Azul (il pianeta azzurro, altro nome del territorio an- cestrale), rispondendo ad una chiamata delle auto- rità u’wa: il popolo è pronto ad un nuovo levanta- miento . Ovvero, si sta preparando per altre battaglie. L’appello era arrivato a gennaio 2010. In maggio siamo partiti. FINALMENTE... LA FORESTA La pressione della politica estrattivista dell’ex presi- dente Alvaro Uribe - raccolta e portata avanti nel se- gno della continuità dal nuovo primer mandatario , Manuel Santos – si è fatta insostenibile. E la tensione militare che alberga in ogni angolo del Paese, qui è doppia. La scia del quasi decennale programma di «sicurezza democratica» di Uribe, che ha sdoganato eserciti paramilitari come le Autodefensas Unidas de Colombia ; la militarizzazione dei territori sotto l’e- gida del Plan Colombia 3 statunitense: le condizioni favorevoli alle multinazionali che mirano al saccheg- gio dei sottosuoli più ricchi del mondo. «Come volpi – ci dice Ramiro, un giovane u’wa che fa parte del ca- bildo mayor – hanno atteso che l’attenzione interna- zionale sulla vicenda del mio popolo scemasse. Ora si preparano ad azzannare». Per incontrare l'antico popolo u’wa bisogna aspet- tare il responso dei werjayà , i saggi che vivono sulle montagne. E poi quello del cabildo mayor , la mas- sima autorità politica. Entrare nel territorio sagrado DICEMBRE 2010 MC 35

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