Missioni Consolata - Dicembre 2010

DICEMBRE 2010 MC 25 nella pienezza di se stesso e attrae a sé l’uomo per sua natura per dare senso al bisogno di «compi- mento/pienezza» a cui l’uomo aspira. Il numero «sei» quindi è il numero della perfezione imperfetta del mondo creato e dell’uomo che del creato è il vertice cosciente per questo è anche l’i- nizio del genere umano, perché nel giorno «6» l’u- manità nasce e si rapporta con se stesso (Eva), con le creature (animali) e con le cose (terra). È l’idea di generazione e di origine, come spiega Filone di Alessandria (sec. I d.C.) nelle sue opere ( De opificio mundi , 13-14 e Legum Allegoriae I,3; De Speciali- bus Legibus II,58; A. Serra, «Vi erano là sei giare...» in Nato da Donna 145-147). Alla nostra mentalità occidentale il ragionamento di Filone potrebbe non interessare o apparire troppo contorto, eppure se vogliamo capire la Bib- bia dobbiamo percorrere questi sentieri che ci por- tano alla comprensione di mondi nuovi e modi di- versi di lettura. Secondo Filone, dopo il numero «1» che è l’unità iniziale e quindi ha un valore a se stante, il numero «6» è il primo numero perfetto; infatti se si scompone il «6» si ha: la metà che è 3; un terzo che è 2 e un sesto che è 1. Ne consegue che il «6» è uguale alla somma della sua metà (3), del terzo (2) e del sesto (1): 6 = 3+2+1. Lo stesso pensiero sviluppa sant’Agostino nel sec. V d.C., se- gno che questo approccio con la Scrittura è rimasto costante nella Chiesa dei primi secoli: «A causa della perfezione del numero 6 si narra nella Scrittura che queste opere sono state con- dotte a perfezione in 6 giorni che sono il medesimo giorno ripetuto 6 volte. La ragione non è che a Dio fosse necessario uno spazio di tempo [...]. La ra- gione è invece che mediante il 6 è stata indicata la perfezione del creato. Il numero 6 infatti è il primo ad essere compiuto dalle proprie parti, cioè la se- sta, la terza parte e la metà, che sono l’uno, il due e il tre e che addizionati danno il 6 [...]. E in esso Dio ha compiuto le sue opere. E per questo non si deve trascurare il significato aritmetico. A chi ri- flette con attenzione appare evidente quale valore abbia in molti passi della sacra Scrittura. Non per caso è stato detto a lode di Dio: Hai disposto tutte le cose nella misura, nel numero e nel peso» [Sap 11,21; cf Is 40,12; Gb 28,25] (Sant’Agostino, La città di Dio , XI,30). IL N. «6» ASPIRA AL RIPOSO DEL GIORNO «SETTIMO» Il numero «6» è perfetto anche perché è il prodotto della moltiplicazione di 3 x 2 perché il 2 è il primo dei numeri pari e il 3 il primo dei numeri dispari . Una regola comunemente accettata presso i Giu- dei, compreso Filone, era la convinzione che i nu- meri dispari fossero numeri maschi e quindi buoni, mentre quelli pari fossero femmine e quindi cattivi (cf E. Testa , Il simbolismo dei Giudei-Cristiani , 227). Il numero «6» contiene sia l’elemento maschile che quello femminile e quindi porta in dotazione il bene e il male. Ecco perché era conveniente che l’uma- nità fosse creata al «sesto giorno»: nascendo dal- l’accoppiamento tra maschio e femmina essa por- tava in sé il germe del bene e del male, intima- mente mescolati come il grano alla zizzania della parabola evangelica (cf Mt 13,24-30). Per questi motivi i kabalisti (cf Tiqouné Zohar 6) spiegano il motivo per cui la prima parola della Bibbia è « b e rešit – nel principio» (Gen 1,1). In ebraico è formata da «6» consonanti che essi divi- dono in due parole, giocando sulle assonanze con il verbo « barà - creò» e « shit » che richiama « shesh - sei» e quindi traducono: «creò il sei». Non solo, ma Dio crea l’universo e l’uomo in sei giorni. «Si com- prende forse perché allora tutta la struttura del tempo ebraico è basata sull’esistenza di questo nu- mero perfetto, il «6». Il mondo è creato in sei giorni. Poi segue lo Shabat . Lo schiavo lavora sei anni e il settimo acquista la libertà. Anche la terra può essere lavorata per sei anni, ma al settimo deve riposare (è la chemità ). Il mondo creato du- rerà sei mila anni, e il settimo millennio inaugurerà il tempo messianico, ecc.» (M.A. Quaknin, Mystères de la kabbale , 361). Donando la Toràh al «sesto giorno» (che come ab- biamo visto corrisponde al «terzo» in base al com- puto complessivo, Dio consegna all’umanità il co- dice di discernimento, cioè la coscienza per deci- dere e scegliere tra bene e male, quella coscienza che Àdam ed Eva non seppero gestire. Ora la capa- cità di discernimento è contenuta entro i confini della «Legge» che non è una serie di norme da os- servare o vietate, ma il binario di marcia verso il compimento del «settimo giorno», il giorno del ri- poso di Dio, cioè il giorno della perfetta somi- glianza fallita nella creazione e ora rimandata nel contesto della storia. Sul numero «6» vi è una let- teratura immensa sia nella letteratura apocrifa (cf P. Sacchi, Apocrifi dell’AT , vol. I, UTET, Torino 1981, 239-240; M. Erbetta, Apocrifi del NT. Vangeli I/2 , Marietti, Torino 1981, 280-281) che nella patristica (cf p. es. Giustino, Dialogo con Trifone , 81, ecc.). A CANA SI RIAPRE IL TEMPO DELL’AMORE Nelle nozze di Cana, da una lato si precisa che è «il giorno terzo» che corrisponde al sesto della prima settimana di Gesù e dall’altro si mettono in bocca a Gesù le parole oscure che solo alla fine del vangelo troveranno luce e significato: «Non è ancora giunta la mia ora» (Gv 2,4). Gesù si trova nel «sesto giorno», il giorno dell’uomo e della storia, ma an- cora non è giunto il suo «settimo giorno», il giorno del suo riposo nella morte donata come offerta pura di obbedienza al Padre che vuole che il mondo sia salvo (cf Gv 3,17). La pienezza cercata da Gesù è la sua immersione nella volontà del Padre (cf Lc 22,44), recuperando così la disobbedienza dei pro- genitori che al Padre avevano preferito le lusinghe del serpente (cf Gen 3). Tutta questa simbologia serve a mettere in connes- sione stretta sia dal punto di vista teologico che emozionale il Sinai e la creazione, rapporto che Gio- vanni prolungherà con «il principio» dell’attività di MC RUBRICHE # I «sei giorni» della creazione del mondo - Pittura collettiva di Valerian/Katete/Nderitu al Marsabit Shrine (Kenya).

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