Missioni Consolata - Dicembre 2010

DICEMBRE 2010 MC 17 # Niamey (Niger): artigiano argentiere tuareg in un atelier. I gioielli tuareg in argento sono rinomati nei paesi della regione. MC ARTICOLI vare il proprio stile di vita ance- strale nomade. Popolo che gli Stati «moderni» vorrebbero ren- dere sedentario per poterlo me- glio amministrare. I capi tribù e rappresentanti della società ci- vile tuareg del Mali si stanno or- ganizzando per incontrare i re- sponsabili di alcuni gruppi di sa- lafisti di Aqmi, allo scopo di chie- dere loro di tornare al Nord del Sahara e lasciarli abitare libera- mente la terra dei loro antenati. Se la maggior parte della popo- lazione tuareg non ha nessuna complicità con i terroristi e nep- pure attrazione ideologica per il fanatismo religioso, è pur vero che alcuni giovani si sono ven- duti ad Al Qaeda. Durante il re- cente attacco che l’esercito mauritano ha perpetrato nel Nord del Mali contro gruppi ar- mati (19 settembre), sono stati uccisi quattro uomini tuareg che ne facevano parte. Ed è proprio verso i giovani di questa etnia che si rivolgono i terroristi. Par- tecipare ad un’azione di banditi- smo e contribuire al sequestro di una persona fornisce loro in qualche giorno un guadagno pari a 10 anni di stipendio. Per questo motivo Ibrahim Ag Bahanga (ex leader della ribel- lione tuareg) e altri responsabili, da diverse settimane hanno lan- ciato una sensibilizzazione dei giovani della loro etnia, affinché non si integrino nelle bande di Aqmi. Ma vanno oltre e vogliono dare una risposta armata ai ter- roristi e ai trafficanti di droga, per riprendere il controllo del loro territorio ancestrale. Questione delicata, se si pensa che fino a due anni fa i tuareg del Mali e del Niger erano in ribel- lione contro i rispettivi governi. La destabilizzazione del Sahel ad opera dei gruppi armati legati ad Al Qaeda facilita la presenza mi- litare occidentale in zone ad ele- vata concentrazione di materie prime. Al contrario, la popola- zione si vede privata del turismo e degli investimenti delle Ong, le uniche due risorse utili ad ali- mentare un’economia già molto fragile. Marco Alban e Marco Bello rismo, hanno fatto crollare il già precario turismo nei paesi del- l’Africa Occidentale. La drastica riduzione dei viaggiatori in Mali, una delle mete preferite del con- tinente africano per la sua va- rietà paesaggistica e culturale, ha piegato l’economia di intere comunità che avevano investito nel turismo integrato su scala famigliare (guide, autisti, alber- gatori, artigiani). Stessa sorte per Niger e Mauritania. Que- st’ultima ha investito negli ultimi anni denaro pubblico e privato nella promozione del turismo d’avventura. Point Afrique, la storica compagnia aerea che ef- fettua voli charter nella zona sa- heliana, ha annullato sei desti- nazioni su sette, licenziando l’80% del personale africano con evidenti ulteriori ricadute sull’e- conomia locale legata all’indotto del turismo. Una crisi economica che non fa altro che giovare ad Aqmi, pronta a radicarsi in contesti nei quali la povertà diventa disperazione. Cosa ancora più grave: i gruppi di Al Qaeda hanno una strategia subdola, quella di reclutare per- sone, soprattutto giovani, che per un motivo o per l’altro hanno fallito il loro percorso di emigra- zione verso l’Europa. Questi, ol- tre ad essere senza lavoro nu- trono un senso di rancore nei confronti del mondo occidentale. Spinti dalla disperazione ed are- nati in qualche città del Sahel, si vendono per pochi dollari ad Aqmi, per compiere atti di mano- valanza criminale nei confronti degli occidentali: dal furto di auto, alle rapine armate, fino ad arrivare al sostegno logistico alle incursioni finalizzate al se- questro di persone. COSA DICONO I POPOLI DEL DESERTO L’attivismo terroristico delle cel- lule di Aqmi nel Sahara, ha por- tato in secondo piano la que- stione dei tuareg, minorità etnica che da anni lotta per l’autodeter- minazione, cercando di preser-

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