Missioni Consolata - Novembre 2010
bisogno, ma conoscenza e dia- logo con culture e situazioni dif- ferenti che possono portare a un reciproco arricchimento. P. Gior- dano Rigamonti, l’anima della nostra associazione, ci aveva preparato con poche raccoman- dazioni: umiltà - grande, rispetto - molto, umanità - tanta, curio- sità - discreta. COREA, PASSANDO DALLA PORTA DEL JU E DEL LI Dopo 24 ore di viaggio siamo sbarcati a Seoul e subito ab- biamo assaggiato il caldo/umido della Corea che ci ha accompa- gnato per tutti e venti i giorni della nostra permanenza. Non conoscevamo l’Asia e il primo impatto con una cultura e un po- polo così diversi non è stato semplice. Abbiamo viaggiato tanto, ma mai ci era capitato di essere così smarriti di fronte a una lingua tanto diversa e quindi impossibile da decifrare per noi. Per nostra fortuna p. Diego Caz- zolato, superiore dei missionari della Consolata in Corea, ci ha accompagnato sempre. La sua guida è stata preziosa non solo come indispensabile traduttore, ma soprattutto perché piano piano ci ha spiegato le radici sto- riche e culturali del popolo co- reano e ci ha dato le chiavi di let- tura che ci hanno permesso di avvicinarci ad un mondo così di- verso. Per capire veramente una cul- tura bisogna conoscerne la reli- gione. Forti di questa certezza, ci siamo messi di buona volontà ad approfondire e studiare, ma p. Diego ci ha subito spiegato che in Corea le religioni sono molte e quindi il problema diventa diffi- cile. Non a caso i missionari della Consolata hanno scelto il dialogo interreligioso come una delle vie specifiche della loro presenza missionaria in quella nazione. Ci siamo accostati per primo al Buddismo, la religione più dif- fusa oggi in Corea, abbiamo poi incontrato rappresentanti del Ch’on-do-kyo ( la via del cielo , una religione nazionale e nazio- nalista coreana), del Buddismo Won, del Confucianesimo e per finire abbiamo conosciuto una NOVEMBRE 2010 MC 53 MC ARTICOLI # Sopra: cartelli stradali in una via di Seoul. # A destra: incontro del gruppo di visitatori con rappresentanti del Ch’on-do-kyo nel quartier generale a Seoul. P. Cazzolato fa da interprete. # Simbolo neo-confuciano su una porta della fortezza di Hae-mi famosa per le persecuzioni di martiri cristiani alla fine del 1800. Il simbolo deriva dalla filosofia cinese: un cerchio che rappresenta l'armonia di tutte le cose e la loro interdipendenza. Yin (rosso) e Yang (blu), sono le due energie (per esempio cielo e terra) che muovendosi si armonizzano diventando una. Il simbolo è stato ripreso dal buddismo ed è usato come ornamento nei templi. Si trova ovunque nella Corea di oggi (ventagli, insegne, ...). sciamano. Così, quasi con un percorso a ritroso nel tempo dalla religione più recente a quella più antica, abbiamo ten- tato di conoscere le varie reli- gioni e vedere come nel tempo si siano sovrapposte e siano diven- tate, in alcuni casi con evidenti fenomeni di sincretismo, il fon- damento su cui è costruita l’i- dentità della Corea di oggi. Da subito ci siamo chiesti come sia possibile che tante religioni convivano in Corea senza scon- trarsi. Speravamo di scoprirne in fretta il segreto per portarlo da noi (Lombardia), dove la convi- venza tra cristiani e musulmani sembra diventare ogni giorno più difficile. Così p. Diego ci ha spie- gato che i coreani hanno un forte senso di appartenenza e che il fatto stesso di essere coreani su- pera qualsiasi altra differenza, anche religiosa. Probabilmente un così forte senso di apparte- nenza è frutto della loro storia. Il confuciano principio del ju , ri- spetto e reciprocità, e quello del li , lealtà, permeano ancora oggi le relazioni nella società co- reana, mentre un forte naziona- lismo è la conseguenza della ri- bellione al colonialismo giappo- nese fortemente appoggiata dal Ch’on-do-kyo. La cosa certa è che tutto questo non è trasporta- bile qui da noi. Superata la prima delusione di non trovare una risposta facile, non ci è rimasto che continuare
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