Missioni Consolata - Novembre 2010
NOVEMBRE 2010 MC 5 DAI LETTORI Cari mission@ri magini a nostra disposi- zione, ma vi assicuriamo soprattutto la nostra vici- nanza nella preghiera, si- curi che anche i lettori fa- ranno catena di preghiera e amore con voi per la vo- stra piccola. MISSIONARI E SOLDI Caro Direttore, mi sono portato sulla spiaggia il numero di lu- glio-agosto della sua rivi- sta e ho letto con attenzio- ne la lettera del signor Di Cosimo e la risposta che lei ha dato. Entrambe mi sono piaciute. Queste sono le lettere che mi piacciono e le risposte che fanno pensare. Aggiungerei che siete sempre contro Israe- le, ma non conoscendo bene la materia mi asten- go da giudizi. Quello che desidero dirle è che mi sento sempre meno unito alla chiesa cattolica. Il fat- to è che non esce uno scandalo finanziario nel quale non sia coinvolto sempre un qualche mon- signore. Ne ho l’anima piena! E perché lo dico a lei, ag- giungendole magari un peso sullo stomaco invece che una soddisfazione? Perché voi missionari sie- te l’ultima frontiera della stima che ho per la chiesa cattolica. Dopo, il nulla. È per questo che ho provato veramente un senso di schifo quando ho cono- sciuto la vicenda del co- struttore Anemone e dei suoi soci in imbrogli, tra i quali un certo padre ban- comat , in quanto teneva OSPEDALE DI WAMBA Dopo 40 anni di missione, il medico Silvio Prandoni ha lasciato Wamba e aper- to una Casa Famiglia a Mombasa. La diocesi di Maralal è una delle più po- vere del Kenya e l’attuale vescovo Virgilio Pante - missionario della Conso- lata - chiede aiuto agli A- mici di Wamba per far quadrare i conti dell’ospe- dale. Con il dott. Prandoni noi abbiamo «fatto mira- coli per 40 anni»… Salvo errore, l’Istituto Missioni Consolata finora non ha sostenuto finanziariamen- te il peso di questa opera grandiosa che versa in gravi difficoltà economi- che. In Tanzania gli «Amici di Consolata Ikonda Ho- spital» affiancano l’Istituto Missioni Consolata di Tori- no nel sostegno finanzia- rio di quest’opera grandio- sa! Con la massima stima. Associazione Amici di Wamba L’ospedale di Wamba sta a cuore a tutti proprio per il prezioso e insostituibile servizio che offre alle po- polazioni dell’area. Su questa rivista ne abbiamo parlato molte volte (non ultima, nel numero di set- tembre 2010), perché sia- mo molto vicini a quell’o- spedale, anche se – a dif- ferenza di quello di Ikonda – non appartiene ai Mis- sionari della Consolata, ma alla diocesi di Maralal. Ne conosco personalmen- te la qualità e il servizio, non solo perché vi sono stato curato all’inizio della mia esperienza missiona- ria, ma anche perché vi ho mandato innumerevoli pa- zienti sempre trattati con grande competenza e a- more. Quanto al sostegno, l’Istituto ha sempre dato quanto ha potuto senza farne pubblicità, pur non avendone responsabilità diretta e senza tener con- to di quanto i suoi missio- nari (che pure sono Istitu- to) hanno fatto (anche solo saldando i conti di molti, moltissimi pazienti insol- venti). Gestire un ospedale non è facile, tanto più in A- frica, e ancor più in un’a- rea come il distretto Sam- buru. C’è bisogno di alme- no mezzo milione di euro ogni anno. Per questo non servono le polemiche, ma, come ha scritto in una let- tera a tutti gli amici dell’o- spedale il vescovo mons. Virgilio Pante di Maralal, diretto responsabile e proprietario , occorre «la- vorate con gioia e stima reciproca, evitando criti- che, confronti, affermazio- ni inesatte, per non cadere nel protagonismo o forme di gelosie. Sottolineo que- sta ultima frase, anche se forte … L’ospedale deve continuare e non guardare indietro con rimpianti». I bisogni sono tanti e c’è spazio per la collaborazio- ne di tutti, rallegrandosi di trovare tante persone di- verse e solidali in uno stesso progetto. UN SANTINO PER Siamo due genitori, molto rassegnati e preoccupati, con una figlia di 7 anni; simpatica, carina e vivace ma affetta da distrofia mu- scolare grave. Chiediamo un piacere per acconten- tarla: possiamo avere per posta, qualche santino con immagine sacra del Beato Giuseppe Allamano e della Ss.ma Vergine Consolata. Ne sarebbe tanto, ma tan- to contenta. Che tristezza e che sofferenza dà il ve- dere nostra figlia ridotta in questo stato. Le amichette vengono a trovarla, lei si diverte ed è felice. A sera, dopo cena, prima di por- tarla a letto, preghiamo in- sieme la Beata Vergine, che la possa aiutare, con- solare e guarire. Lo desi- deriamo tanto. Qualche volta la vediamo piangere, agitarsi nel sonno per i do- lori allucinanti che ha alle deboli e fragili gambe. In attesa, vi ringraziamo; perdonateci il disturbo. Porgiamo con affetto i no- stri saluti. Ciao! Paolo e Ada Turchetto Jesolo (VE) La vostra sofferenza è la nostra, come nostra è la vostra speranza. Vi abbia- mo mandato tutte le im- # Il dott. Silvio Prandoni, ora ritirato, che ha servito nell’ospedale di Wamba per 40 anni.
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