Missioni Consolata - Novembre 2010

Che differenza c’è tra asceta, adoratore e sufi? «L’asceta è colui che si allontana dai beni del mondo e dalle sue cose piacevoli; il sufi non rifugge dall’espe- rienza matrimoniale e quindi dalla sessualità. L’adoratore è colui che pone attenzione nell’osservare gli atti di adorazione - alzarsi di notte per pregare, compiere le preghiere canoniche ( as-salat ), e così via. Il sufi, dunque, è sia un asceta che un adoratore. Niente può distrarlo da Dio. Egli è anche un adoratore per il suo costante rivolgersi a Dio e il suo legame d’a- more con Lui. Adoriamo Dio perché Dio è "adora- bile", non per desiderio, né per paura. La santa sufi Rabi’ah al-‘Adawiya diceva: "Oh Dio, se io Ti adoro per paura del Tuo fuoco infernale, gettami dentro. E se Ti adoro per il desiderio del Tuo para- diso, impediscimi di entrarvi. E se Ti adoro per amore del Tuo nobile volto, non proibirmi di vederTi"». Quando è diventato musulmano e sufi? «Appartengo all’ordine sufi della Jerrahi-Halveti d’I- stanbul dal 1999. Poiché il nostro maestro Tugrul Inancer Efendi è anche un maestro della Mevleviya (in Occidente sono chiamati “Dervisci roteanti”), i nostri rapporti con questa importante confrater- nita, fondata dal grande poeta mistico Jalal al-Din Rumi, sono intensi e frequenti. Sono sempre stato interessato alla letteratura mi- stica, da quella cristiana a quella dell’Oriente Zen, finché sono arrivato ai libri sufi. Un giorno, leggendo un testo del grande teologo Ibn Arabi mi colpirono questi versi: "Il mio cuore è divenuto capace di accogliere ogni forma / è un pascolo per le gazzelle, / un convento per i monaci cristiani / è un tempio per gli idoli, è la Ka’ba del pellegrino / è le tavole della Torah , è il libro del Sacro Corano. / Io seguo la Religione dell’amore, / quale mai sia la strada/ che prende la sua carovana: / questo è il mio credo e la mia fede". Elvio Arancio, come descriverebbe il sufismo? «Il sufismo, tasawwuf , in arabo, è la pratica di ri- cerca mistica specifica della cultura islamica. È la scienza della conoscenza diretta di Dio; le sue dottrine e i suoi metodi sono derivati dal Corano, e anche se ingloba in sé influssi ellenici, induisti e bud- disti, l’essenza del sufismo è prettamente islamica. Potremmo definirlo un metodo islamico di perfezio- namento interiore, di ricerca dell’equilibrio, di fer- vore profondamente vissuto e che gradualmente vuole ascendere all’oggetto d’amore: Dio. Possiamo affermare che le componenti della dot- trina sufi sono l’amore totale per Dio; la gnosi, che superando la conoscenza intellettuale imperfetta e incompleta unisce direttamente il sufi al divino, certi della Sua esistenza e consapevoli dell’impossi- bilità di capirLo con le sole forze umane; il raggiun- gimento della conoscenza intuitiva; l’ascesa mistica attraverso una serie di stati spirituali e stazioni del percorso evolutivo, integrati dalla recitazione, o ri- cordo, dei nomi di Dio ( dikhr , in arabo), e dall’e- stasi». Elvio Arancio, artista e ceramista torinese, nato nella medina di Tunisi, è un musul- mano sufi. Sposato, con tre figli, impegnato nel dialogo interreligioso, in questa in- tervista ci spiega cos’è il sufismo e le ragioni della sua conversione all’islam, in parti- colare, alla sua corrente mistica. Parola di sufi DI A NGELA L ANO L’INTERVISTA MC PASSAGGIO AD ORIENTE A lato: Elvio Arancio, artista torinese e sufi. Pagina precedente: lavoro in una panetteria. NOVEMBRE 2010 MC 35

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