Missioni Consolata - Novembre 2010
32 MC NOVEMBRE 2010 L’IMPERO L’Anatolia ha ospitato un lungo susseguirsi di civiltà, sviluppatesi nei secoli (Ittiti, Frigi, Traci, Lidii, Armeni, Elleni [Greci]), ed è stata parte di grandi imperi (persiano, macedone, romano, bizantino e ottomano). Nel corso del XIV e del XV secolo gli Otto- mani, membri della tribù turca degli Oghuz, riuscirono a imporre la propria egemonia oltre che in Anatolia anche su aree sempre più vaste del mondo bizantino e, in seguito, della Penisola Balcanica: nel 1453, il sultano Mehmet il Conquistatore (in turco, Fatih Sultan Mehmet) entrò vin- citore a Costantinopoli. Durante il regno del sultano Solimano il Magnifico, nel XVI secolo, la Turchia otto- mana era la prima potenza militare ed economica del Mediterraneo e dell’area islamica. Fu nel XVIII secolo che per l’Impero otto- mano iniziò il declino politico: la Russia aveva conquistato la Crimea, voleva an- nettere i Balcani e controllare l’Asia cen- trale. L’Inghilterra si stava attestando come potenza di occupazione nel Mediter- raneo. Nel 1831, Muhammad 'Ali, governatore otto- mano dell’Egitto, conquistò la Siria. La Guerra di Crimea, nel 1854-56, assestò un altro colpo alla stabilità dell’Impero. Il 1800 fu caratterizzato da rivolte e indi- pendenze di vari stati nazionali (Bosnia ed Erzegovina, Serbia, Grecia, Bulgaria, Mon- tenegro). L’influenza di Austria, Russia e Inghilterra era sempre più forte. Tra il 1908 ed il 1913 il processo di disfaci- mento dell’Impero proseguì inesorabil- mente: gli eserciti balcanici annetterono i territori europei residui, l'Italia occupò la Libia e le isole del Dodecanneso. Gli Ottomani si unirono a Germania e Au- stria nella I Guerra mondiale. Con gli ac- cordi Sykes-Picot, siglati nel 1916, Fran- cia e Inghilterra si spartirono il Vicino e Medio Oriente; alla Russia sarebbe spet- tata Istanbul e alcune aree dell’Anatolia orientale. Per carpire l’alleanza degli Arabi contro gli Ottomani in tutto il Vicino e Medio Oriente, l’Inghilterra promise allo sceriffo della Mecca Husayn uno Stato arabo indipen- dente, ma non rispettò i patti. La regione venne divisa in tanti stati sotto il dominio della Gran Bretagna e della Francia. logo e poeta persiano Jalal ad Din Mohammad Bal- khi, noto come Mawlana o Rumi. I membri della sua confraternita sono meglio cono- sciuti come «Dervishi danzanti» (o roteanti) 2 , a causa del rito estatico, sema’ , da loro eseguito attra- verso l’ascolto della musica, la recitazione del dhikr (ricordo di Dio) e una danza rotatoria vertiginosa. L’ESEMPIO DI SANTA SOFIA: EX CATTEDRALE, EX MOSCHEA La Turchia è anche un luogo dove si possono incon- trare elementi di sincretismo e mescolanza apparte- nenti a fedi e a culture diverse. E di questa commistione Istanbul è un po’ l’emblema: è un forziere pieno di tesori architettonici e culturali, frutto della capacità umana non solo di distruggere o entrare in conflitto, ma anche, e soprattutto, di inte- grare, assimilare, mescolare e rielaborare in modelli completamente diversi da quelli originari. Hagia Sophia ( Aya Sofya ), Santa Sofia o Santa Sa- pienza in italiano, nel quartiere di Sultanahmet, nel cuore antico della città affacciato sul Mare di Mar- mara, ne è uno splendido esempio. Nei suoi immensi spazi si realizza un incontro, e un’unione, tra cristianità e islam: la bellezza mae- stosa di questa ex cattedrale cristiana ed ex moschea musulmana, e ora museo, è un «miracolo» di «assimi- lazione-trasformazione». Iniziata sotto Costantino, intorno al 300 d.C., fu ulti- mata nel 330, durante il regno di Costanzo II. Di- strutta da un incendio e ricostruita nel 415 da Teodo- sio II; nuovamente incendiata e riedificata dopo il 532 da Giustiniano I, la nuova cattedrale, al cui pro- getto avevano lavorato grandi architetti, venne edifi- cata con materiali preziosi, fatti arrivare da tutte le parti dell’Impero bizantino. All’imperatore Giusti- niano dovette sembrare un’opera davvero magnifica, per dichiarare, secondo quanto riporta la tradizione: «Ti ho superato, o Salomone!». Altri incendi, terremoti, crolli, saccheggi e invasioni (Crociate) resero necessarie ristrutturazioni, modifi- che e ampliamenti. Con la conquista di Costantinopoli, nel 1453, ad opera dei turchi ottomani, Santa Sofia fu trasformata in moschea: vennero costruiti i minareti, coperti gli af- freschi interni che ritraevano Gesù, Maria, i santi e gli angeli, e aggiunte opere artistiche islamiche. Gli antichi mosaici e stucchi bizantini vennero sco- perti nel 1849 (e restaurati successivamente). Da al- lora, coesistono insieme ai simboli e all’arte sacra musulmana, dando alle imponenti navate e gallerie, e all’abside, un’impronta «multireligiosa», che suscita nel visitatore stupore e ammirazione. La cupola, enorme, è ricoperta di mosaici, ma nel suo centro spiccano decorazioni calligrafiche islamiche (un versetto del Corano dipinto nel XIX secolo). Sui pennacchi, sotto la cupola, si stagliano quattro sera- fini (due furono realizzati come mosaico, due come affresco). Emblema di questa sovrapposizione e me- scolanza tra cristianesimo e islam è la scena che ci si ritrova di fronte abbassando gli occhi dal soffitto e indirizzandoli a est, verso il centro dell’abside: il mih- CRONOLOGIA STORICA
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