Missioni Consolata - Novembre 2010
Nel bel romanzo, La figlia di Istanbul , di Halide Edip Adivar ( vedi box ), ambientato negli anni che prece- dettero la rivoluzione dei Giovani Turchi e la fine del- l’Impero, questa «doppia anima» turca emerge in modo chiaro, evidenziandone tutta la potenzialità sia conflittuale sia dialettica. Il laicismo, che ha i tratti fondamentalisti dei kemali- sti, i seguaci delle dottrine del padre della Patria, Atatürk, ancora molto presenti in diversi apparati statali, si scontra con le esigenze di maggiori libertà politiche, religiose, culturali e sindacali di una parte sempre più consistente di popolazione, che si sente più vicina agli ideali e ai progetti dell'Akp. Seppur di «ispirazione islamica», infatti, il partito al governo rappresenta le istanze più innovatrici e riformiste della società turca. E certamente più democratiche e dialettiche rispetto a quelle veicolate per circa ot- tanta anni dal kemalismo, i cui principi si sono basati su una fedeltà all'esercito e ad un laicismo oppri- menti e anti-popolari. Abbiamo avuto modo di visitare il Paese diverse volte, dal 2007 al 2010. Ebbene, rispetto a tre anni fa, le differenze sono ormai visibili. La presenza massiccia dei militari, per le strade, sembra essersi ridotta. Scene da «regime dittatoriale», come quelle cui assistemmo - ragazzi fermati soltanto perché ostruivano il passaggio di una squadra mili- tare, nelle vie di Taksim, uno dei quartieri più ele- ganti ed «europei» di Istanbul - probabilmente ri- marranno solo un brutto ricordo. In questo quadro mutato si inseriscono le relazioni tra la Turchia e l’Unione Europea. Esse sono iniziate negli anni Sessanta, quando la Cee (Comunità eco- nomica europea) siglò l’Accordo di Ankara. Recente- mente, al fine di rendere possibile l’ingresso della Turchia nella Ue, il primo ministro Recep Tayyip Erdog˘an ha introdotto diverse riforme, tra cui l'abo- lizione della pena di morte. Ciò che spaventa tanti europei è l’anima islamica della nuova Turchia: te- mono che l’ingresso del Paese nell’Unione Europea sbilanci a favore dei musulmani l’equilibrio demogra- fico del Vecchio Continente. Inoltre, l’irrisolta que- stione kurda, il grande potere che l’esercito turco ha sullo Stato e sulla vita dei cittadini, uniti alle politi- che di alleanza con le nazioni arabe e islamiche e a una legislazione che ancora non si attiene ai canoni occidentali del rispetto dei diritti umani, rendono problematico e fonte di infinite discussioni diplomati- che e accademiche l’entrata della Turchia nella Ue. QUALE TURCHIA DOPO IL REFERENDUM? Sullo scacchiere turco (ed europeo), tuttavia, è stata compiuta una mossa interessante, che introduce un elemento di novità: l’avallo, emerso dall’esito del refe- rendum popolare del 12 settembre, alla riforma costi- tuzionale che toglie poteri ai militari e garantisce maggiore democrazia agli altri organi dello Stato. La schiacciante vittoria del «sì» permetterà ai legisla- tori turchi di modificare 26 articoli della Costituzione. L’Europa vede in questa fase della vita politica turca un segnale positivo, non solo nel senso di una mag- 30 MC NOVEMBRE 2010 Il kemalismo è l'ideologia alla base della «Lotta di liberazione nazionale dei popoli della Turchia», condotta da Mustafa Kemal Atatürk, e che il 1923 ha portato alla creazione della Repubblica di Tur- chia. Si basa su sei principi: repubblicanesimo; nazionalismo; populismo; statalismo; rivoluzionari- smo; laicismo (netta separazione tra potere se- colare e religione islamica). Almeno fino al 2001 quando irrompe sulla scena il «Partito per la giu- stizia e lo sviluppo» (in turco Adalet ve Kalk nma Partisi , in sigla Akp). L’Akp è il partito islamico turco al potere dal 2002. Si presenta come un partito conservatore di ispirazione religiosa, ma di fatto si tratta di una formazione piuttosto progressista e innovatrice. Il suo presidente, Recep Tayyip Erdog ˘ an, è il primo ministro della Turchia dal 2003. Dal 2007, un altro esponente dell’Akp è al potere: Abdullah Gül, attuale presidente della Repubblica. L'Akp, che ha notevole seguito popolare, rappre- senta un partito religioso moderato, che al suo in- terno ingloba diverse correnti di pensiero e di- verse personalità indipendenti. Le donne elette nelle sue fila sono 26. Scrive dell'Akp un politologo turco, Ahmed Insel: «È diventato una vera formazione nazionale, che non ha una base regionale, non rappresenta un gruppo sociale, non ha un colore politico preciso. Sotto un ombrello conservatore, è riuscita a co- agulare tutte le spinte per il cambiamento e la "normalizzazione” in senso democratico del Paese» (*). A.La. (*) Alessandra Coppola, Laici e liberal, i volti nuovi di Erdo gan, Corriere della sera, 24 luglio 2007 . DAL KEMALISMO ALL’AKP TRA LAICISMO ED ISLAMISMO
RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=