Missioni Consolata - Novembre 2010
missionario italiano. È una re- sponsabilità alla quale siamo chiamati». IL RIENTRO DALLA MISSIONE Paolo decide di rientrare in Italia nel giugno dello scorso anno, dopo altri quattro anni di mis- sione. «Pensavo di dare una sistemata alla mia vita: ogni volta che rien- tro la mia famiglia si occupa di me, ma non è più pensabile a una certa età. Avrei anche continuato la missione, ma ci sono molte in- certezze sul futuro, l’Istituto non ha il dovere di occuparsi di noi fi- nito il servizio. È una situazione che dà poche prospettive». Questo è un punto debole del lai- cato missionario. Al momento non esiste un meccanismo che con- senta al laico rientrato di inserirsi in comunità italiane e svolgere servizio in madrepatria. Può suc- cedere, ci sono alcune esperienze «Io penso che noi laici dovremmo impegnarci di più per promuovere questa strada. Ci vorrebbe una fi- gura carismatica, un “Allamano dei laici”. È un po’ difficile oggi da trovare, non è facile saper trasci- nare delle persone, soprattutto in un mondo come quello occiden- tale dove tutti sono oberati di la- voro e di preoccupazioni e i tempi si fanno sempre più stretti. Ci sono delle persone di buona vo- lontà che portano avanti il laicato, ma non possiamo pretendere che siano sempre i padri a prendere l’iniziativa per incoraggiarlo. Quando siamo in missione, oc- corre che anche noi ci interro- ghiamo su cosa fare per il laicato # A sinistra in alto: ritratto di Apiti Costa, attorniata da bambini. # Qui a sinistra: negozietto al mercato di Majune. Offre, tra l’altro, benzina sfusa. # Sotto: Milela (Majune): l’albero delle riunioni al centro del villaggio e la bandiera del Mozambico. MC ARTICOLI di questo tipo (vedi box) ma non è sistematico. Anche in Spagna e Portogallo i laici missionari della Consolata hanno alcune comu- nità. Per dare solidità a questo modo di fare missione sarebbe importante creare un legame forte tra le comunità di vita nel paese di origine e colui che parte. Questo è importante durante il periodo all’estero e fondamentale per reintegrare il laico nella vita italiana al suo rientro. Il missio- nario dovrebbe essere inviato da un gruppo, che lo appoggia e al quando torna qualcun altro potrà partire, per dare continuità al suo lavoro. «La prima volta che sono partito ho mantenuto i contatti, la seconda in- vece questa cosa non ha funzio- nato. Al mio rientro dalla missione l’Istituto mi ha proposto di lavorare nella pastorale dei migranti». Paolo è stato inserito nell’équipe della Consolata che presta servi- zio nell’Ufficio migranti della dio- cesi di Torino. «Dopo tanti anni di Africa, tor- nando in Italia ci sentiamo un po’ spaesati. L’Europa era il nostro mondo, ma in Africa sviluppiamo un’altra sensibilità. In missione trovavo una carica di umanità no- nostante tutti i difetti, che non sempre si riesce a riscontrare qui. Dopo un po’ di tempo ci si adatta, ma neanche tanto». Marco Bello NOVEMBRE 2010 MC 23
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