Missioni Consolata - Novembre 2010
La stessa cosa succede con l’e- stremismo «nero»; prendiamo il caso del giovane politico Julius Malema (leader dell’ African Na- tional Congress Youth League , Ancyl, la sezione giovanile del partito di governo); sebbene a li- vello personale egli sia più che benestante, trova buon gioco nel- l’insistere sul senso di insoddi- sfazione delle classi nere più po- vere. Essere populista è un modo facile per diventare popolare. Credo comunque che lo «zocco- lo» di centro sia sufficientemen- te ampio da mantenersi com- patto e resistere alla pressione di entrambi gli estremismi. La maggior parte della popolazione lo ha dimostrato chiaramente anche prima della fine dell’ a- partheid , quando venne indetto un referendum (17 marzo 1992) e gli stessi bianchi votarono per avere un cambiamento, una nuova Costituzione. Ci si rese conto che non si poteva prose- guire in quel modo: bisognava cambiare per il bene del paese e per evitare la guerra civile. La gente continua a nutrire e vi- vere gli stessi sentimenti, nono- stante che il bullismo estremi- sta cerchi ogni tanto di appan- nare i sogni democratici della popolazione. La parte migliore di noi emerge in momenti come quello della Coppa del Mondo. Lì si è potuto toccare con mano come la maggioranza, bianca o nera che sia, creda in un nuovo Sudafrica e voglia contribuire a costruire la nazione. Come vede il Sudafrica del fu- turo e come dovrebbero affron- tare, oggi, il fenomeno giovani- le lo stato e la chiesa? Quando ci si occupa di educazio- ne superiore, una delle doman- de più assillanti riguarda il co- me educare i giovani e dar loro un futuro. È un problema vissuto dall’intero continente africano. In Sudafrica viviamo oggi il grosso problema di studenti che abbandonano la scuola superio- re. Oggi, nel paese solo il 16% dei giovani accede all’università, laddove la media europea si ag- gira intorno al 45% e la percen- tuale del continente africano è del 6%; questi sono i nostri due parametri di riferimento. Il problema è questo: quando si preparano giovani accademica- mente, occorre anche garantire loro adeguate opportunità di la- voro. Lo stiamo facendo? Una delle cose che il paese ha ap- preso dalla Coppa del Mondo è stata proprio la necessità di pro- curare impieghi per il settore giovanile. Oggi, però, la Coppa del Mondo è finita… e allora? Non guasterebbe, forse, se al- cune delle imprese sudafricane fossero ancora di proprietà dello stato; anche a costo di lavorare in perdita. Quel disavanzo sa- rebbe in realtà un investimento per il futuro. Penso, ad esempio, alle ferro- vie. Nel «vecchio» Sudafrica, quando il National Party prese il controllo del paese togliendolo ai britannici, buona parte della popolazione afrikaners viveva in situazioni di grande povertà e 14 MC NOVEMBRE 2010 SUDAFRICA # «Salon» di barbiere in una strada della periferia urbana: il barbiere è congolese. # Giovani aggrappati a un treno sudafricano.
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