Missioni Consolata - Novembre 2010
frontarsi. Uno dei segnali più importanti fu la pubblicazione del Kairos Document (nel 1985, in pieno stato di emergenza), un testo fondamentale, una lettura teologica e politica e una chiara denuncia nei confronti del go- verno. Prodotto da teologi catto- lici insieme a rappresentanti del Consiglio delle chiese sudafri- cane, il testo definiva senza mezzi termini l’ apartheid come un peccato. La fine dell’ apartheid ha segna- to un punto di svolta; le chiese in Sudafrica hanno dovuto ri-pen- sarsi e cercare di definire il loro ruolo in una nazione che sta ve- locemente cambiando. Un sen- timento diffuso è che nel paese, oggi, si stia affermando un profondo individualismo. Uno degli aspetti negativi della nuo- va Costituzione, tra le più libera- zione sapendo che ciò che si di- ce viene finalmente preso in considerazione è francamente confortante. Siamo pienamente accettati e visti come un esem- pio di ciò che il paese vorrebbe o dovrebbe essere; mi riferisco, ovviamente, al carattere univer- sale e inclusivo della chiesa. In passato, l’esistenza di un ne- mico comune, l’ apartheid , era servito come fattore di unifica- zione fra le chiese di varia de- nominazione. Questa unione ha segnato l’inizio di un dialogo e- cumenico fra le chiese? È pro- gredito con il tempo? Come? Certo, durante l’ apartheid ci fu molta cooperazione fra le chie- se. In quei giorni era facile tro- vare un terreno d’intesa, perché la realtà stessa presentava mol- tissimi spunti e temi su cui con- li al mondo, sta, per esempio, nel suo eccessivo liberalismo e in una delle sue conseguenze più deleterie che è l’ormai im- perante relativismo. Le chiese hanno capito che è il momento di riunirsi nuovamen- te e incentrare il loro dialogo su come fronteggiare il relativismo che si sta diffondendo a macchia d’olio nel paese. Dobbiamo dare il nostro contributo a livello mo- rale: come stabilire dei valori in una società secolarizzata? Co- me dare significato a questi va- lori? Come vivere in una società relativistica? Tale tema sta diventando mate- ria di dialogo non più soltanto e- cumenico, ma interreligioso. E- siste una piccola percentuale della popolazione musulmana e hindu che sostiene insieme a noi il bisogno di dialogare sui valori. La libertà, tanto agognata prima e sbandierata dopo il 1994, corre il rischio di rivelarsi un boomerang per la popolazio- ne, perché molti la intendono come il diritto del singolo di fare finalmente ciò che gli pare. Se si vuole creare una nazione basata sull’unità nella diversità, c’è bisogno di adottare dei valori MC ARTICOLI # Una casetta della township di Madadeni, la città ghetto del tempo dell’ apartheid . # Nelle townships delle periferie urbane la popolazione nera vive ancora l’ apartheid economica. NOVEMBRE 2010 MC 11
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