Missioni Consolata - Ottobre 2010
babwe. Algeria, Sudan ed Egitto invece si sono dimostrati interes- sati ad acquistare gli obici a traino meccanico da 155 mm per i loro reparti di artiglieria. ARMI E CONSIGLIERI Nei vent’anni del conflitto somalo la Cina non ha mai mancato di far arrivare armi e munizioni sul campo di battaglia, spesso attra- verso faccendieri dell’ex blocco so- vietico. «Le versioni cinesi del ka- lashnikov - ricorda un giornalista che per anni ha seguito il conflitto somalo - hanno sempre armato le milizie. Se devo essere sincero, va anche detto che i miliziani non ap- prezzavano molto le armi cinesi. Costruite male e poco precise, spesso si rivelavano un pericolo per chi le utilizzava. Non è un caso che ad esse venivano preferiti i ka- lashnikov russi sebbene sul mer- cato fossero più cari». La Cina non si fa scrupoli a vendere armi a dittatori. Il caso più ecla- tante si è verificato nel 2008 quando Pechino ha cercato di piaz- zare un carico di munizioni, razzi e bombe da mortaio allo Zimbabwe, proprio mentre il presidente Ro- bert Mugabe stava attuando una dura repressione dell’opposizione locale con violenze sistematiche. Solo la reazione dei portuali suda- fricani, che si sono rifiutati di scari- care la merce dalla nave che li e sistemi di comunicazione. Affari che non si sono fermati neppure nel 2010. In agosto la Cina ha firmato con il Marocco un contratto per la vendita di 150 carri Vt1/Mbt2000. Si tratta della versione cinese del carro da bat- taglia russo T72. Tecnologica- mente non sono mezzi all’avan- guardia, ma possono fare ancora la differenza in guerre a bassa intensità come quelle che si combattono in Africa. Altri contratti potrebbero essere stipulati nei prossimi mesi. Rap- presentanti dell’industria aero- nautica cinese stanno infatti pro- muovendo in tutto il continente la vendita dei caccia Fc-1. Tratta- tive sono in corso con le forze armate di Nigeria, Angola e Zim- stava trasportando (e che voleva attraccare a Durban), e una dura sentenza di un tribunale, che ha negato il transito delle armi sul suolo sudafricano, è riuscita a sventare la consegna. Come in Sudan, la Cina invia consiglieri militari e agenti se- greti un po’ in tutto il continente africano. Gli accordi per la ven- dita delle armi infatti prevedono anche l’assistenza di tecnici. At- tualmente si calcola (ma proba- bilmente si tratta di una stima per difetto) che siano presenti in Africa quattromila consiglieri militari dell’Esercito popolare. Non è infrequente vedere uffi- ciali cinesi in uniforme cammi- nare per le principali capitali africane o aggirarsi intorno ai principali campi di addestra- mento delle forze armate locali. A questi si aggiungono un mi- gliaio (si tratta sempre di una stima) di agenti segreti che Pe- chino invia in Africa a proteggere le proprie aziende. Si tratta di ex militari che, ufficialmente, rive- stono la funzione di addetti alla sicurezza. In realtà, pur essendo stati congedati, mantengono stretti rapporti con l’Esercito po- polare, tanto che gli esperti mi- litari internazionali ritengono che essi dipendano ancora dallo Stato maggiore di Pechino. Enrico Casale OTTOBRE 2010 MC 87 # Pagina a fianco: Sudan. Donna sudanese passa a fianco del ritratto di Hu Jintao. Sotto: soldati dell’Spla (Sudan people liberation army) a Sud di Abyei. # Di fianco: Somalia, la nave cinese da guerra Ddg-171 pattuglia le acque del Golfo di Aden nel gennaio 2009, per operazioni anti-pirateria. MC ARTICOLI
RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=