Missioni Consolata - Ottobre 2010
RE 201 MC 85 L a notizia è rimbalzata su tutti i media internazionali il 26 dicembre 2008: la Cina inviava una task force per contribuire alla lotta alla pirateria nel Golfo di Aden, al largo della Somalia. Era la prima volta che l’opinione pub- blica internazionale veniva a co- noscenza ufficialmente di un in- tervento militare cinese. Ed era la prima volta che Pechino dimo- strava al mondo la sua potenza non solo economica. Ma quello non era un intervento estempo- raneo. Faceva parte di una stra- tegia militare che la Cina sta portando avanti ormai da anni in Africa (e non solo). Una strategia in cui si mescolano la difesa dei propri interessi strategici (leggi accaparramento delle risorse naturali necessarie al proprio sviluppo industriale), la neces- sità di vendere i propri sistemi di armamenti (dai più semplici ai più complessi) su un mercato va- stissimo come quello del conti- nente africano e la volontà di ap- parire di fronte alla comunità in- ternazionale come una potenza non solo economica, ma anche politica e militare. In Africa, Pe- chino si muove in campo militare seguendo tre strade parallele: la fornitura ufficiale di armi tramite ARMI DI ENRICO CASALE IL GRANDE MERCATO DEL MILITARE CINESE IN AFRICA KALASHNIKOV MADE IN CHINA Settore parallelo ma importante, gli armamenti cinesi sono venduti un po’ ovunque in Africa. Anche ai paesi sotto embargo. Ma non è solo una questione economica. La Cina vuole apparire anche come potenza politica e militare. Ma i soldati africani si lamentano della qualità. # El-Fasher (Sudan): ribelli del Sudan Liberation Army, nella capitale amministrativa del Nord Darfur.
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