Missioni Consolata - Ottobre 2010
popolari, e alternativi, è stato in- carcerato poco dopo le elezioni. Infine, è emblematico il fatto che soltanto il 25% degli egiziani aventi diritto al voto si sia recato alle urne. REPRESSIONE E LEGGI LIBERTICIDE Nel marzo del 2007 il Parla- mento egiziano ha approvato di- versi emendamenti costituzio- nali (convalidati da referendum popolari cui ha partecipato sol- tanto il 27% della popolazione votante) che proibiscono ai par- titi di usare la religione per fini politici, e una legge sull’«antiter- rorismo» che dà alle forze di po- lizia ampi poteri e alla presi- denza della Repubblica la facoltà di dissolvere il parlamento. Tali riforme hanno reso dunque più difficile la partecipazione di partiti di opposizione «islamici», molto apprezzati da una parte considerevole di egiziani. L’Egitto è da anni monitorato dalle organizzazioni internazio- nali che si occupano di diritti umani, come, ad esempio, Am- nesty International e Human Ri- ghts Watch : arresti arbitrari e «preventivi», processi di fronte a corti marziali, persecuzioni poli- tiche, tortura, esecuzioni, restri- zioni delle libertà per motivi di «antiterrorismo», discrimina- zioni di genere e religiose, ecc., sono tra le tante violazioni per- petrate dal regime del Cairo. Nel 2007, Amnesty International ha pubblicato un rapporto sulla tortura e la detenzione illegale sottolineando come il paese sia diventato un «centro internazio- nale delle torture» e una delle mete delle famigerate « extraor- dinary renditions », i rapimenti extragiudiziali ed extraterrito- riali introdotti dagli Usa ai danni di persone «sospettate» di terro- rismo (islamico), e ormai utiliz- zati anche da altri stati che hanno recepito le politiche del- l’antiterrorismo statunitense. Una pericolosa prassi liberticida e discriminatoria finalizzata pre- valentemente al controllo mon- diale della dissidenza e dell’op- posizione alle guerre per il pe- trolio. Per ciò che riguarda la libertà di stampa, il paese si at- testa al 124° posto su 196. LA MINACCIA: «O ME O I “FRATELLI MUSULMANI”» Scrive Noha El-Hennawy il 9 ago- sto 2010 sul giornale online (di opposizione) Al Masry al Youm : «Per quasi sei anni, il timore di un possibile trasferimento del potere dal presidente Hosni Mubarak a suo figlio Gamal è stato l’argo- mento dominante nei media lo- cali, dando origine a nuovi gruppi di opposizione e scatenando mi- gliaia di proteste in Egitto. Con il conto alla rovescia per le imminenti elezioni presidenziali del 2011 e la preoccupazione crescente per il cattivo stato di OTTOBRE 2010 MC 59 MC ARTICOLI I «Fratelli Musulmani», o Al-Ikhw n, sono un movi- mento politico (sociale e religioso) musulmano sunnita. Fondato nel 1928, in Egitto, da Hassan El-Banna, esso costi- tuisce un gruppo di forte oppo- sizione politica in numerosi al- tri paesi arabi. In Egitto, il mo- vimento è stato a lungo perse- guitato, e ancora oggi il go- verno del Cairo ordina campa- gne di arresti e persecuzioni a danno degli aderenti, che hanno, inoltre, il divieto di svolgere attività politica uffi- ciale. Per questa ragione, nelle elezioni del 2005, membri dei Fratelli si sono candidati come indipendenti, ottenendo molti seggi. Nelle elezioni presidenziali che si terranno nell’autunno del 2011, il movimento appog- gia una eventuale candidatura di Mohammad El Baradei, ex presidente dell’Aiea (si legga il relativo box ). La Fratellanza - nota anche come Brotherhood - ha una base gerarchica ed è finanziata dai propri membri. Per altre info: http://www.ikhwanweb.com/ articles. php?pid=88 I FRATELLI MUSULMANI CHI SONO? # # Pagina precedente: in alto: trasporto «particolare» a Il Cairo. # Pagina precedente: in basso: un sostenitore di El Baradei, la cui candidatura per le elezioni presidenziali rimane tuttavia incerta. # A lato: due sorridenti bambine egiziane.
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