Missioni Consolata - Ottobre 2010
rito tempo fa da Abdul Fatah, alla guida del «Dipartimento per l’ar- monia» (5) all’interno del mini- stero per gli Affari religiosi, oc- corre con urgenza occuparsi dei problemi socioeconomici che ri- guardano musulmani e non mu- sulmani. Nessun impegno astratto per il dialogo, quindi, ma la coscienza che, secondo Abdul Fatah, «occorre lavorare alla base dei problemi di questa grande nazione e della sfida pro- posta da una inarrestabile globa- lizzazione per evitare che il radi- calismo religioso si sviluppi ap- profittando della frustrazione e della miseria». LEGNAME, PETROLIO E CORRUZIONE Non è un paese di secondo piano, l'Indonesia, prima po- tenza economica regionale, paese più popolato del Sudest asiatico, quello più ricco di aspettative ma anche di poten- zialità, risorse, interesse per gli investitori. I problemi principali di questo paese-arcipelago, che sparge le sue oltre 17mila isole (ma è in corso un censimento reso necessario dal costante in- nalzamento del livello delle ac- que e dal susseguirsi di eventi anomali) su quasi 2 milioni di chilometri quadrati di superficie al confine tra continente asiatico e Oceania, sono sostanzialmente tre: politico, economico, reli- gioso. E tutti si trovano a conver- gere nel senso e nelle prospet- tive di una nazione che ha carat- teristiche marcate di tolleranza e immense risorse, ma segnata da centralismo, corruzione e ine- guale distribuzione delle ric- chezze e delle opportunità. Secondo dati recenti del mini- stero per gli Affari sociali, circa 31,2 milioni di indonesiani, il 13,3 percento complessivo, sono uffi- cialmente poveri. «Un numero inferiore di 1,4 milioni rispetto allo scorso anno», ha detto il mi- nistro Salim Segaf Al-Jufri, spie- gando che per ridurre la povertà sono chiamate a collaborare 19 diverse istituzioni del paese, in- cluso il suo dicastero. Le fami- glie «povere» sono divise in tre categorie: quelle che reddito e condizioni di vita pongono al di sopra della linea di povertà, quelle su questa linea e quelle che si trovano al di sotto di essa». Secondo le statistiche uf- ficiali, sono classificati come po- veri i cittadini che hanno un red- dito fino a 7.000 rupiah al giorno (circa mezzo euro) o 200mila (circa 15 euro) al mese. Gli inter- venti a favore dei meno abbienti sono condotti su tre livelli. Il primo attraverso l'assistenza per i disabili e per gli anziani; il se- condo attraverso la concessione di prestiti per quanti sono tra 15 32 MC OTTOBRE 2010 INDONESIA E MALAYSIA 1 - Sull'isola di Bali, il 12 ottobre 2002 attentati dinamitardi in discoteche (fre- quentate anche da occidentali) fecero 183 morti. Tre anni dopo, sempre sull'isola, le vittime di tre terroristi suicidi furono 26. 2 - Istituzioni equivalenti alle madrase arabe, le scuole di ispirazione religiosa solitamente affiancate alle moschee. 3 - Bollywood: la grande industria cinematografica, la prima in Asia per numero di film prodotti, che prende il nome da Bombay (oggi Mumbai), principale città e centro finanziario dell'India. Qui, in una metropoli che è un vero laboratorio so- cio-culturale, si trovano i maggiori e più prestigiosi studi di produzione e regi- strazione. 4 - Timor Est, annessa unilateralmente dall'Indonesia nel 1976 alla partenza degli ex dominatori portoghesi, nacque ufficialmente come Stato indipendente nel maggio 2002, dopo una dura dominazione di tipo coloniale che provocò 250mila vittime e le violenze scatenate dalle milizie filoindonesiane a seguito del referen- dum pro-indipendenza dell'agosto 1999. Da allora, il piccolo paese asiatico, che cerca di emergere da povertà e violenza, vive sotto tutela internazionale. 5 - Ha il compito di verificare la compatibilità delle varie manifestazioni della vita sociale con il dettato islamico. NOTE e 55 anni d'età. Ultimo attraverso un'adeguata informazione alle famiglie perché possano indivi- duare altre opportunità. Non sarebbe un paese povero, l’Indonesia, se ben gestito. Assai vario, in buona parte favorevole a una agricoltura diversificata, par- ticolarmente ricco di risorse na- turali, il suo territorio è stato og- getto di un saccheggio che conti- nua ancora oggi. Basti pensare che le sue foreste scompaiono a un ritmo giornaliero equivalente alla superficie di sei campi di cal- cio, un primato mondiale. Oc- corre correre ai ripari e il paese scommette sul futuro affidandosi anche alla migliore gestione commerciale del petrolio (di cui è uno dei maggiori produttori mon- diali) e all’utilizzo delle nuove tec- nologie, tra cui il nucleare. Al contrario della Malaysia ( vedi box ), l’Indonesia non gestisce di- rettamente, attraverso l'azienda pubblica Pertamina , l'attività estrattiva dell'«oro nero», appan- naggio di compagnie straniere,
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