Missioni Consolata - Ottobre 2010

vesti o dalle insegne color zaffe- rano si moltiplicano in molte parti dell'India, proprio utiliz- zando l'esperienza del Kandha- mal. Lo sviluppo delle comunità tribali e dalit, sostenuto dalla Chiesa cattolica e da altre inizia- tive cristiane è diventata una chiara minaccia per queste forze, da qui i 450 luoghi di culto cristiani distrutti o danneggiati nelle violenze del 2008, nel di- stretto e nelle aree limitrofe del- l'Orissa con il contagio di altre e ampie regioni del paese. Forse il sistema delle caste va indebolendosi, tuttavia continua a restare la maggiore e la più so- lida tra le cornici che definiscono la vita degli indiani, e questo a partire dalla politica. Uno Stato che combatte in nome della de- mocrazia e dell’uguaglianza la discriminazione e la prevarica- zione gestisce un complesso si- stema di «Caste e di Tribù regi- strate», di «Altri gruppi arre- trati», distribuendo secondo quote aggiornate ad ogni censi- modo riesce ad esprimere in modo entusiasmante aspirazioni e necessità di tutti gli indiani e a garantire sopraffazioni senza tempo e privilegi sempre rinno- vati. FONDAMENTALISMO HINDU Pretesti in buona parte, quelli dei fondamentalisti hindu, ali- mentati da interessi nemmeno tanto velati: sulla terra, sui ser- batoi di voti, sulla gestione del potere… Tra gli ultimi a caval- care la politica, i cattolici sono ora meno disposti di un tempo a restar chiusi nelle parrocchie e, per inciso, a delegare ai loro pa- stori le responsabilità e le scelte della comunità. Il caso del Kandhamal (distretto dello stato di Orissa) (1) , con i suoi 93 morti, 50mila sfollati e una paura che attanaglia i tribali cri- stianizzati sulle loro terre, non è purtroppo isolato e le pressioni, intimidazioni, le attività rivolte alla riconversione, volontaria o forzata, dei fondamentalisti dalle BANGALORE DIETRO LA VETRINA DEL BOOM B angalore oggi non è più il paradiso degli investitori immo- biliari come negli anni 1993-95, ma gli affari qui restano buoni, in molti settori. Non sono solo indiani a trasferirsi nella città del boom legato all'Information Technology, ma anche stranieri, attratti dalle condizioni di vita e dal clima mite e le statistiche dicono che il personale attivo nella sua indu- stria informatica proviene per il 70% da fuori. La popolazione non solo è cresciuta in 20 anni da 100mila abitanti al quasi milione attuali, ma si è ringiovanita drasticamente. Oggi, a tenere fede dalle statistiche degli immobiliaristi, la maggio- ranza dei nuovi acquirenti di abitazioni hanno meno di 32 anni. Qui l’industria informatica ha acquisito - dal 2003 al 2006 - 20mi- lioni di metri quadrati di spazi e non a caso la città assorbe oltre il 30% della richiesta di spazi commerciali di tutta l’India ma man- cano spazi sufficienti per soddisfarla. Un esempio di sviluppo pos- sibile, una vetrina che resta però sostanzialmente d'esempio, al momento senza veri rivali. «Le tanto decantate Zone economiche speciali diventano in realtà aree franche per le leggi sul lavoro, molto rigide in India. In un paese come l’India in forte trasformazione, sviluppo economico e sociale dovrebbero procedere insieme, ma oggi non è così», so- stiene il gesuita padre Dabhi. Ste.Ve. INDIA 24 MC OTTOBRE 2010 mento posti di lavoro pubblico, seggi parlamentari e iscrizioni universitarie. «Molti sostengono che cambia- menti, maggiore mobilità sociale e maggiore informazione favori- scano la scomparsa delle caste, ma non è vero. Si ripropongono semplicemente in nuove forme», dice padre Nithya Sagayam, se- gretario esecutivo della «Com- missione nazionale per la giusti- zia, la pace e lo sviluppo» della Conferenza episcopale indiana . Come questo possa associarsi alla realtà e alle velleità di un paese in drammatica crescita economica è difficile da immagi- nare. D'altra parte, la stessa realtà delle aree «bene» di Mumbai, Delhi, Bangalore spar- tisce molto più con quella di Bangkok, Singapore e Hong Kong che non con l'India mille- naria. DAL PUBBLICO AL PRIVATO Se il telefono cellulare fosse sin- tomo certo di benessere e non una sua manifestazione tra le più velleitarie, l’India sarebbe oggi ai primi posti nella ric- chezza. Una manna per i produt- tori, come Nokia che nell'India ha il suo secondo mercato mon- diale, dopo gli Stati Uniti. Un mercato enorme, favorito da ta- riffe telefoniche assai basse, ma anche dalle necessità: sono 620 AFGANI S TAN P A K I S T A N B I R M A N I A C I N A NEPAL BHUTAN S RI LANKA BANGLADE S H I N D I A New Delhi Bombay Hy d eraba d Ma d ras Calcutta

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