Missioni Consolata - Settembre 2010

redazione@rivistamissioniconsolata.it la che una foresta che cre- sce» è sempre valido. Pur- troppo l’intolleranza xe- nofoba è molto più rumo- rosa delle migliaia di iniziative positive che ci sono sul territorio. Dob- biamo quindi rimanere fortemente vigilanti: il vi- rus della xenofobia esiste, si fa sentire, e se non lo denunciamo e non reagia- mo, ci contagerà e farà male a tutti. DAL MESSICO Sono qui per ringraziare MC (5/6 2010) per lo straor- dinario dossier sul mio paese. La realtà è brutta, ma è così. Grazie a Paolo Pagliai (preside di Facoltà a Città del Messico, ndr. ). Ve- do che ha colto benissimo quale è il problema di fondo in questo caos istituzionale. Purtroppo il problema della violenza continua. Si tratta di un’autentica guerra non dichiarata. Il potere della narcomafia è uno stato dentro lo Stato. Sfortunata- mente mi vedo ritornare il PRI al potere. Non che il PAN sia migliore, sebbene all’inizio sembrasse una al- ternativa. La settimana scorsa (11 giugno, durante la partita Messico – Sudafrica, ndr. ) altri sono stati massacrati (una quarantina, dei quali 20 ragazzi portati fuori da un centro di riabilitazione). Ci si domanda «fino a quando?». Jorge Garcia via email DALLA POLONIA Salve, sono un valdostano che da novembre ‘09 risiede nel sud della Polonia, mi per- metto di aggiornare il vo- stro articolo inerente la mia seconda patria (MC 5/6 2010, pp. 16-21, ndr. ). Ri- tengo sia importante divul- gare in Italia che qui ora la situazione è molto miglio- rata, molti emigrati ritor- nano a casa, perché le pro- Cosa che abbiamo subito fatto, approfittando del passaggio in Italia del Pa- dre Meneghini Renzo, am- ministratore dell’ospedale di Gambo in Etiopia. Con i fratelli lebbrosi di Gambo ringraziamo la Provviden- za, che si è servita di una grande donna semplice e buona per farsi presente nella storia dell’uomo. Un proverbio dice che Dio sa scrivere diritto sui cam- mini a volte tortuosi degli uomini. Lo fa spesso con persone che non appaiono e pochi le conoscono, ma Lui sì conosce il loro gran- de cuore e per questo li fa diventare suoi collaborato- ri. Grazie Pierina, a nome dei lebbrosi di Gambo. Padre Saverio Garello, IMC Torino VENETO, IL PIÙ DURO? Da moltissimi anni siamo affezionati ed attenti lettori della Vs. rivista, sempre o- biettiva e precisa nei servizi sui paesi del terzo mondo, che apprezziamo anche perché siamo stati in con- tatto con quelle realtà, es- sendo dei «viaggiatori» e non dei turisti. Ci ha tutta- via molto infastidito il sot- totitolo dell’articolo a pag. 60 nel numero di Maggio/Giugno 2010, che legge, «dalla regione oggi più dura verso gli emigra- ti». Vi chiedo su quali basi e con quali prove l’articolista (Angela Lano, ndr. ) abbia potuto scrivere una frase così indegna perché chia- ramente razzista nei con- fronti della nostra regione, il Veneto, da sempre in pri- ma linea nel sociale e nelle iniziative di integrazione. Va bene l’informazione dai paesi stranieri, ma sarebbe opportuno anche conosce- re le realtà locali. Distinta- mente De Biasio Giancarlo e Zanetti Maria Carolina via email [Sullo stesso argomento in redazione è arrivata una mail per Angela Lano]. Credo che questo non sia molto corretto se riferito ai veneti di questi anni perché qui, nelle nostre città e campagne, si ha un atteg- giamento di tolleranza, di accoglienza e comunque di rispetto verso lo straniero che è molto diffuso e radi- cato nonostante alcuni spo- radici episodi che non fan- no certo la regola. Anche alcuni fatti, come l’aver tolto le panchine dai giardini di Treviso, o l’aver eretto una barriera in la- miera (il muro !!!) nel de- grado di via Anelli a Pado- va, devono essere spiegati senza la faziosità e l’esage- razione che i media hanno loro dedicato.[...] Ma al di là di singoli episodi voglio ricordare che i veneti sono pronti ad aiutare gli immigrati, sapendo che le conseguenze della crisi e- conomica sono molto più dure per loro. Ecco allora servizi socio-sanitari gra- tuiti o ridotti (asili nido, scuole materne, apparta- menti del Comune affittati a canoni irrisori, asili not- turni, bollette scontate o pagate dai Comuni); centri parrocchiali per la distribu- zione di vestiti e viveri; mense cittadine aperte a tutti; fondi straordinari di solidarietà di Caritas e fon- dazioni per aiutare con ero- gazioni periodiche singoli e famiglie che hanno perso il posto di lavoro e non hanno altra fonte di reddito; ed al- tro ancora non sempre reso di pubblico dominio. Non dovete quindi dire che il Veneto è la regione più dura verso gli immigrati. Pur non arrivando ad acco- gliere tutti ed in modo otti- male, non mi sembra cor- retto essere tacciati di «du- rezza» e di essere posti, in termini di accoglienza, do- po altre regioni dove i pove- ri immigrati continuano ad essere trattati «come schiavi». Cordiali saluti. Antonia Allegro Sartorello Padova Come missionari della Consolata siamo molto le- gati al Veneto, perché da questa regione provengo- no sia un buon numero dei nostri missionari che un grande numero di lettori, collaboratori e gruppi di appoggio. Conosciamo quindi di prima mano il grande cuore del Veneto, da millenni aperto al mon- do, specialmente all’O- riente, sia come crocevia culturale ed economico, sia come sorgente di impe- to missionario, ben rap- presentato da generazioni di missionari, che hanno nel Mazza e Comboni alcu- ni dei loro campioni, e da uno stuolo di volontari, che hanno nel CUAM una delle organizzazioni esemplari. Quel «regione più dura» con gli immigrati è ingiu- sto secondo i nostri lettori, ma purtroppo è proprio dal Veneto (o meglio da certi suoi politici) che vengono alcune delle espressioni più xenofobe che la nostra Italia conosca. Chiediamo scusa del «più», certo non è meritato, visto che lo stesso problema è comune a molte altre regioni italia- ne in bilico tra una grande tradizione di accoglienza, tolleranza, dialogo e inter- nazionalismo, e realtà xe- nofobe e razziste esaspe- rate. Le due realtà convi- vono, e noi come missionari siamo testimo- ni che la dimensione mi- gliore esiste ed è vitale. Ma questo non ci fa chiu- dere gli occhi sul rischio, anche per la gente più ge- nerosa e aperta, di lasciar- si manipolare da un’infor- mazione di parte che sfrutta le nostre paure e i nostri problemi reali (co- me reali sono i problemi della sicurezza, dell’occu- pazione e della crisi) per farci scatenare contro ca- pri espiatori che sono an- cora più vittime di noi. Grazie del richiamo. Anche noi come missionari cor- riamo il rischio della gene- ralizzazione o del pessimi- smo. Il noto proverbio «fa più rumore un albero che crol- 6 MC SETTEMBRE 2010

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