Missioni Consolata - Settembre 2010
mento che non rivendicano alcun privilegio territoriale, ma solo la libertà di vivere secondo le proprie tradizioni. «Israeliani e palestinesi devono imparare dai Samaritani - conclude Kohen -. Anche noi vo- gliamo essere motivo di pace tra i due popoli. Senza pace sono a ri- schio Samaritani, Palestinesi e Israeliani. La guerra non serve a nessuno. Ma non può esserci pace senza riconoscere ai Palestinesi il diritto alla propria patria. Per que- sto noi lavoriamo e preghiamo. E anche ora prego Dio perché ci conceda la pace». Che Dio lo ascolti. È la sera del 28 aprile 2010; 14 di nisan del 3648 secondo i calcoli del millenario calendario samaritano, basato sui cicli lunari con corre- zioni in base a ciclo solare. È il momento del sacrificio pasquale, la ricorrenza più importante per tutti i samaritani, con cui fannome- moria della liberazione dall’Egitto. Più che una festa religiosa, sembra una sagra paesana. Gli spalti del centro, appositamente costruito per il sacrificio, sono gremiti di fotografi, opera- tori Tv, turisti e curiosi di tutto il mondo; soldati e soldatesse israeliane, ebrei ortodossi con penna e notes, per registrare le varie fasi del rito. Il loro vociare si mescola a quello degli uomini samaritani sparsi sullo spiazzo, tutti rigorosamente in bianco, eccetto il sommo sacerdote e gli anziani, se- duti sotto la tettoia; fuori del recinto, donne e bambini curiosano aggrap- pati alla rete. Il sommo sacerdote AharonBen-AvChisda,132° successore di Aronne dal febbraio scorso, apre la cerimonia con una preghiera insieme agli anziani. Seguono canti di preghiere e versetti del capitolo 12 dell’Esodo, finché il sommo sacerdotedà il segnaledell’iniziodel sacrificio: una trentina di agnelli, uno per famiglia, sono sgozzati, scuoiati e ripuliti in pochi minuti. L’odore del sangue che scorre nei canali, misto a quello che sale dalle pelli e interiora bruciate sulle graticole aumenta il clima di esaltazione; uomini e donne, adulti e piccoli si abbracciano e si segnano sulla fronte con il sangue degli agnelli, scambiandosi auguri con grida di lode e di gioia. Il tempo di far colare tutto il sangue, e gli agnelli sonomessi in grandi buche scavate nel suolo che fungono da veri e propri forni. La cottura dura almeno tre ore. Tutto deve essere pronto per lametà della notte, l’ora in cui l’angelo colpì i primogeniti egiziani, secondo il raccontobiblico. Ogni capofamiglia ri- tira il proprio agnello, torna a casa e, insieme a familiari e parenti, comincia la festa: la carne è consumata in fretta, con pane senza lievito e erbe amare, proprio come fecero gli israeliti migliaia di anni fa, secondo le indicazioni di Mosè. A lla pasqua segue la festa degli azzimi: per sette giorni è proibito mangiare pane o altro cibo lievitato. Il settimo e ultimo giorno si conclude sui luoghi sacri del monte Garizim. Alle tre del mattino la comunità si raduna a pregare in sinagoga; quindi gli uomini, ve- stiti di lunghe tuniche bianche, iniziano il pellegrinaggio tra canti e pre- ghiere, attorniando il sacerdote che regge il rotolo della Torah, rispettosa- mente coperto da un velo bianco ricamato. Il corteo si ferma sul luogo in cui Giosuè piantò le 12 pietre ed eresse il primo altare dei sacrifici; la preghiera cresce d’intensità quando il sacerdote innalza più volte al cielo il rotolo della Torah, per ricordare l’alleanza del Sinai, rinnovata dal po- polo eletto proprio in quel luogo. La processione prosegue e, nello spazio di poche decine di metri, vengono fatte altre soste: una da- vanti all’altare di Adamo e del figlio Set; poi sul luogo che ricorda Giacobbe e il suo sogno: la lotta con l’angelo e la scala che giungeva fino al cielo; al- tri passi ancora e si arriva sul luogo dove Abramo si dice che abbia sacrificato l’ariete al posto del fi- glio Isacco; c’è ancheunapietra sacrapiantatadal patriarcaNoè dopo il diluvio. L’ultimo luogo, il più sacro, è quello in cui era conservata l’arca dell’al- leanza con le tavole della legge. Per l’ultima volta la Torah viene innalzata verso il cielo, tra canti di gioia e lacrime di commozione. A qualche decina di metri dai luoghi sacri samari- tani, ci sono le rovine di una chiesa bizantina dedi- cata alla Theotokos, la Madre di Dio, i cui muri e mosaici ricordanoun’altra storia, quella cristiana. LA PASQUA DEI SAMARITANI # SETTEMBRE 2010 MC 59
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