Missioni Consolata - Settembre 2010

mulgato venti mesi prima la sca- denza elettorale e i candidati del- l’opposizione avevano avuto la possibilità di compiere una sorta di campagna elettorale, conqui- stando così la fiducia di gran parte della popolazione. La Lega nazio- nale per la democrazia, il partito di Aung San Suu Kyi che nel 1990 aveva ottenuto la maggioranza as- soluta dei voti, ha deciso di non partecipare alle consultazioni. La dichiarazione di astensione di Aung San Suu Kyi, nasconde però la realtà di un dibattito interno alla Lnd, che rimane fortemente diviso tra chi vorrebbe comunque aderire alle elezioni e chi, invece, è con- trario. Win Tin, uno dei leader storici del partito, ha criticato l’inviato spe- ciale del segretario generale delle Nazioni Unite, Ibrahim Gambari, per aver incoraggiato il governo birmano a organizzare le elezioni del 2010 in modo accettabile per la comunità internazionale. «Non è la comunità internazionale che deve essere accontentata, ma è il popolo birmano» ha giustamente replicato Win Tin. Tre erano le condizioni imposte dalla Lega nazionale per la demo- crazia affinché avesse potuto prendere in considerazione un suo coinvolgimento: il rilascio di tutti i prigionieri politici, la riforma della Costituzione approvata nel 2008 in un referendum farsa e la supervi- sione internazionale del voto. «L’unico punto accettabile per i militari sarebbe stato il terzo - ri- sponde Bertil Lintner, giornalista ELEZIONI A SORPRESA Eppure, anche se l’orizzonte sem- bra cupo, qualche timido raggio di sole sembra si stia infiltrando tra le nubi. Le elezioni, ad esempio, che dopo l’amara esperienza del 1990 il governo cercherà di mani- polare, sono pur sempre una tappa verso quella «road map to democracy» disegnata dalla giunta per ridare al Myanmar una parvenza di partecipazione popo- lare alla gestione del potere. «I generali vogliono evitare di ripe- tere l’esperienza traumatizzante delle elezioni del 1990, quando la Lega nazionale per la democrazia (Lnd) conquistò la maggioranza assoluta dei voti - spiega Sean Turnell, professore di Economia alla MacQuarie University di Syd- ney -; per questo la data sarà co- municata il più tardi possibile per non lasciare ai partiti tempo di or- ganizzarsi. Nel 1990, infatti, il regolamento per la registrazione era stato pro- SETTEMBRE 2010 MC 51 MC I N D I A BANGLADESH M Y A N M A R T H A I L A N D I A L A O S Mandalay Yangon Naypyidaw # Generale Thein Sein primo ministro in carica del governo birmano. # Settembre 2007, monaci protestano contro i militari. La repressione fu pesantissima Superficie: 676.577 kmq Popolazione: circa 51 milioni ab. (stima 2010) Capitale: Naypyidaw (dal 2006) Altre città: Yangon (ex capitale), Mandalay, Mon Gruppi etnici: birmani 55,9%, karen 9,5%, shan 6,5%, chin 2,5%, mon 2,3%, kachin 1,5%, altri 21,8% Moneta: kyat Religione: buddisti 89,4%, cristiani 4,9%, musulmani 3,8%, relig. tradizionale 1,2% Lingua: birmano (ufficiale), inglese Ordinamento politico: stato federale con 7 stati e 7 divisioni, governato da dittatura militare. Capo di stato: gener. Than Shwe (dal 1992); capo del governo: gener. Thein Sein (dal 2007) Pil: 230 dollari Usa procapite (152°) Economia: agricoltura: cereali (riso, cultura principale), patate, canna da zucchero, legumi, papavero; allevamento: bovini, bufali, suini; pesca sulle coste e acque interne; foreste con alberi di essenze pregiate; risorse minerarie: petrolio, gas naturale, piombo, zinco, stagno, tungsteno, giadeite e pietre preziose.

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