Missioni Consolata - Settembre 2010

SETTEMBRE 2010 MC 45 Quando si dice “ama anche il tuo nemico”, cosa si sta dicendo? Di non fare loro danno, ma di cer- care di trasformarne il cuore. Io sono un sopravvivente e l’unica cosa che mi sostenne in quei momenti fu la fede. Quando, dopo 32 giorni in un calabozo (3) immondo (perché non entrava né luce né altro), aprirono la porta, vidi sul muro che un prigioniero prece- dente aveva scritto con il proprio sangue: “Dios no mata” (Dio non uccide). Questo è una testimo- nianza di fede profonda». Ci dica qualcosa di più sulla sua prigionia durante la dittatura… «Fui 14 mesi in prigione e quindi in libertà vigilata. Il 5 di maggio del 1977 mi presero e, incate- nato, mi misero su un aereo della morte che volò alcune ore sul Rio de la Plata ed il mare. Alla fine decisero di non get- tarmi fuori a causa delle forti pressioni internazionali. Debbo ringraziare Dio per essere ancora qui a lavorare e a testimo- niare. Dunque, come non si può avere fede? E non una fede di- struttiva. Per me la fede è vita». Si spieghi… «Nel senso dell’allegria del vi- vere e non dell’angustia esisten- ziale. A volte la chiesa dice: “In questa valle di lacrime...”. Ma no, ciò che abbiamo è un mondo con ricchezze straordinarie da compartire. Le lacrime ci sono, ma sono la guerra, l’Iraq, l’Af- ghanistan, la fame, la povertà, i bambini a cui hanno rubato la speranza della vita». molto quella spiritualità, come quella di Charles de Foucauld». Si dice spesso che la chiesa stia sempre con il potere... «No, non la chiesa, ma la gerar- chia e comunque non tutta. Guardate le pareti di questo uffi- cio... Lì sta Evaristo Arns, ve- scovo di San Paolo. Qui sta la foto di mons. Angelelli, un martire, assassinato dalla dittatura mili- tare. Pensiamo a una figura come mons. Romero... Io sono un uomo di meditazione e preghiera. Per me l’azione deve avere un retroterra trascendente. Ci sono valori e principi. Tutte le persone sono fratelli o sorelle, anche se sono miei nemici. A dispetto di tutto, lei parla an- cora di speranza... «Perché, nonostante tutto, ab- biamo la capacità di trasformare la realtà. E questa è la spe- ranza». UN TRIBUNALE PER L’AMBIENTE Come presidente dell’Accade- mia internazionale di Scienze ambientali di Venezia, cosa pensa del recente vertice di Co- penhagen? «Credo che l’unica cosa che si è ottenuta a Copenhagen (4) è che non si è approvato nulla. Si è ca- pito che c’è una guerra tra i paesi poveri o impoveriti e quelli ricchi, che voglio appropriarsi delle risorse e che per questo mettono in campo gli eserciti, le forze multinazionali, l’Organiz- zazione mondiale, del commer- cio, il Fondo internazionale, la Banca mondiale... Questo è il tragico. Attraverso l’Accademia delle scienze di Venezia, di cui io sono presidente, abbiamo proposto la costituzione del Tribunale penale internazionale per l’ambiente e un Osservatorio internazionale sul comportamento ambientale delle imprese multinazionali che sono le principali responsabili della distruzione dell’ambiente. Si pensi alle imprese minerarie o a quelle della soia. Si pensi alle imprese contaminanti del Nord che vengono mandate in Ame- rica Latina, Africa ed Asia. Sono le multinazionali che si appro- priano dei semi e se un conta- dino li usa, lo accusano di essere un delinquente». «SONO UN SOPRAVVIVENTE: L’UNICA COSA CHE MI SOSTENNE IN QUEI MOMENTI FU LA FEDE». «I MEZZI DI INFORMAZIONE IMPONGONO IL PENSIERO UNICO. PER QUESTO, ABBIAMO LA NECESSITÀ DELLA RIBELLIONE SOCIALE, POLITICA E DELLO SPIRITO». MC ARTICOLI

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