Missioni Consolata - Settembre 2010

poteri della commissione sono superiori a quelli del- l’esecutivo» continua Jeanty. Una vera ingerenza de- gli stranieri negli affari interni del paese. La società civile e i partiti politici, tenuti totalmente al di fuori del processo, temono che non solo la rico- struzione del paese ma anche la visione del futuro di Haiti sia gestito dai paesi stranieri, in particolare dagli Stati Uniti. Ribadisce Suzy Castor: «Nella storia non cono- sciamo alcun caso in cui il salvataggio viene dall’e- stero solamente. Non dico che non si deve contare sull’appoggio dell’esterno, ma se non è il popolo che prende in mano il suo destino, non c’è futuro». Mettere nelle mani della comunità internazionale gli orientamenti per lo sviluppo di una nazione è, certo, fatto anomalo e premessa a nuove forme di controllo geopolitico. Continua Suzy Castor: «Per questo dico, il primo responsabile di questo orientamento deve essere il governo haitiano, insieme alla popolazione. La cooperazione può continuare a essere quello che è con i risultati che conosciamo, oppure, approfit- tando di questa esperienza, fare un passo che può essere benefico alla nazione. Ma questa coopera- zione rischia di trasformarsi in nuove forme di tu- tela per il XXI secolo». Tutela che gli Usa cercano da oltre un secolo (riusci- rono ad occupare il paese dal 1915 al ’34). Haiti inte- ressa non solo perché è nel “cortile di casa”, nell’a- rea geopolitica a totale (o quasi) controllo nordame- ricano. È da vent’anni il principale snodo per il traf- fico della cocaina dal Sud al Nord America, pratica incoraggiata da governi corrotti e putchisti o dalla mancanza dello stato. È all’origine delle migliaia di boat people , che a ondate successive hanno tentato (e tentano) di raggiungere la Florida. È inoltre molto vicino a Cuba: le due isole sono separate solo dagli 80 Km del Passe du Vent, nel Nord Ovest. Zona dove, già da molti anni si dice, gli Usa volessero tra- sferire la base di Guantanamo. Per gli Usa Haiti è anche un mercato, del riso in particolare, alimento base della dieta haitiana. Secondo una strategia ben pianificata l’ american rice invade da oltre 15 anni i piatti degli haitiani a scapito dei produttori locali. E dopo il sisma l’immissione di riso Usa è stata straor- dinaria. Perché dunque, in prospettiva, non fare di Haiti una nuova Porto Rico? VERSO IMPROBABILI ELEZIONI Secondo il senatore Jeanty il governo non ha offerto alcun margine di negoziato. Per questo il movimento tende a radicalizzarsi e la situazione potrebbe scal- darsi. Fino dal 10 maggio si moltiplicano le manifestazioni in capitale e nei capoluoghi dei dipartimenti. Mobili- tazioni contro il presidente René Garcia Préval e contro la legge di emergenza. Sono organizzate dai movimenti della società civile e dai partiti politici. Alcuni settori chiedono le dimissioni del presidente e la creazione di un governo di transizione, altri vo- gliono che si tengano le elezioni nei tempi stabiliti. Tutti sono contrari al prolungamento - fuori costi- tuzione - del mandato. «Per me è essenziale che si metta in piedi un potere di transizione che identifi- chi i bisogni di questo momento e formi le strutture che permettano di farci uscire da questa situazione creatasi a gennaio e per poter andare avanti» spiega Jeanty. Il 24 giugno nuova mossa del presidente: il Consiglio elettorale provvisorio (Cep), presieduto da Gaillont Dorsainvil ottiene il mandato per organizzare le ele- zioni del 28 novembre. Ma il Cep è un altro nodo du- ramente contestato da opposizione e società civile. Dorsainvil aveva la stessa carica durante le passate elezioni, che hanno visto la vittoria di Préval ed è ac- cusato di essere vicino al presidente. L’attuale Cep è SETTEMBRE 2010 MC 37 Pagina a fianco, bambini della scuola materna al College Saint Martial, in centro a Port-au-Prince, distrutto dal sisma. Scorcio del boulevard Jean-Jaques Dessalines, la Grand Rue, centro commerciale della capitale.

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