Missioni Consolata - Settembre 2010
fondazione nazionale con il primo gennaio 1804, l’in- dipendenza di Haiti, la libertà, i molti sogni. Penso che questa rifondazione debba farsi, in modo natu- rale. Tutti ne parlano adesso». Un’opportunità importante, che però sta inesorabil- mente scivolando via dalle mani degli haitiani. E non è la prima volta nella storia del paese. AIUTI, MARINES E PIANI DI SVILUPPO Dopo il sisma che crea un vero disastro, la comunità internazionale si attiva. La solidarietà dai popoli di mezzo mondo è commovente, ma anche gli interessi di alcuni stati sono evidenti. Gli Usa mandano nel paese 20.000 marines . Il 31 marzo si tiene a New York la conferenza per la ricostruzione di Haiti. Vi partecipano i paesi dona- tori e le Nazioni Unite. Il governo haitiano deve preparare un piano di svi- luppo per il paese. Per farlo, anziché coinvolgere i di- versi settori della nazione, utilizza un altro docu- mento il Post disaster needs assessments , un mo- dello (anglosassone) di valutazione dei bisogni dopo i disastri, realizzata, in questo caso, in gran parte da esperti stranieri. È così che il governo partorisce il «Piano d’azione per il sollevamento e lo sviluppo di Haiti» con l’obiettivo di fare «di Haiti un paese emer- gente da oggi al 2030». Ma i movimenti sociali e i partiti politici haitiani non ci stanno e contestano duramente il documento. Nei contenuti e soprattutto nel metodo. «A livello della società civile, le organizzazioni hanno denunciato l’assenza di partecipazione. Di fatto non riconoscono il piano del governo perché loro non hanno potuto partecipare» ci spiega il giornalista Gotson Pierre. «Il piano non collega le richieste che potevano venire dal paese rurale, dalle donne, dai quartieri popolari, dai campi di sfollati, etc. Non è veramente articolato sulle aspirazioni dei settori sociali di Haiti». E conti- nua: «Lo stato da solo non può risolvere questa situa- zione. Da qui la necessità di cercare di mobilitare l’in- sieme della società haitiana per far affrontare la si- tuazione: questo è il ruolo dello stato». Ma tutto ciò non è successo. Gotson Pierre: «Non si sente questa capacità di mobilitazione dei settori della società per far fronte a questa situazione». Anche gli aiuti della comunità internazionale vanno coordinati: «Bisogna creare questa sinergia tra la volontà della comunità internazionale, la possibilità dello stato di coordinare lui stesso questo sforzo e la società haitiana, altri- menti non arriviamo da nessuna parte». GROVIGLIO POLITICO INTERNO … Ma non basta. Il 15 aprile il governo riesce a far vo- tare al Parlamento il prolungamento di 18 mesi della «Legge sullo stato di emergenza», legge che di fatto trasferisce tutti i poteri all’esecutivo. Il 10 maggio la camera dei deputati e un terzo del senato scadono (ad Haiti il senato è rinnovato un terzo alla volta per sei anni). In effetti le elezioni generali (amministra- tive, legislative e presidenziali) dovrebbero - il con- dizionale è d’obbligo - tenersi a fine novembre, in modo che il nuovo presidente della Repubblica (René Préval non può ricandidarsi) possa assumere la carica alla scadenza costituzionale: il 7 febbraio. Il senatore Jean-William Jeanty fa parte di un gruppo di 10 parlamentari che hanno votato contro È l’occasione per poter ricostruire, non solo fisica- mente. Noi parliamo di «ri- fondazione» dello stato haitiano, dopo la sua fon- dazione con l’indipendenza del primo gennaio 1804. “ ” SETTEMBRE 2010 MC 35
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