Missioni Consolata - Settembre 2010

della Conferenza haitiana dei religiosi (Chr) ha cau- sato molte vittime. «I nostri seminaristi erano in macchina e stavano per partire. A fianco, nel par- cheggio, la macchina di un gruppo di loro compagni era già accesa. La scossa li ha sepolti, mentre i no- stri sono rimasti indenni. Ma scioccati. Ora è molto più difficile lavorare con loro». Il sisma, qui come al- trove, ha deciso per la vita o la morte di qualcuno se- condo un criterio che non ci è dato conoscere. «Dopo questi drammi occorre ricostruire la per- sona, prima ancora di ricostruire le infrastrutture» afferma padre Enzo Viscardi, missionario della Con- solata e psicologo. Dopo il sisma ha già compiuto due viaggia ad Haiti, su richiesta del nunzio aposto- lico, Monsignor Bernardito Auza, proprio per lavo- rare con religiosi e seminaristi sulla «gestione e ri- mozione del trauma». «Occorre aiutare le persone a gestire il trauma, e motivarle per riprendere la vita normale con un impegno in prima persona nella ri- costruzione - ci racconta padre Enzo -. Abbiamo la- vorato con terapie individuali e di gruppo, per to- gliere il senso di “distruzione totale” che porta alla non azione» (vedi box). L’appoggio psicologico è dunque altrettanto impor- tante quanto quello materiale, anche se meno visi- bile e forse meno praticato. Tutti, a Port-au-Prince, parlano della «grande scossa» che deve ancora arrivare. Molti, dopo mesi, pur avendo la casa in buone condizioni e usandola durante il giorno, preferiscono dormire nella tendina piantata in cortile o in strada. Ed è forse anche per questo che il governo (nel momento in cui scriviamo) non ha ancora dato il permesso di ricostruire le scuole e gli altri edifici in muratura, ma solo in mate- riali provvisori: legno, lamiere, tende. Le Ong e gli enti privati hanno costruito in questo modo le scuole crollate, e così – fatto molto importante – i bambini e i ragazzi hanno potuto riprendere le lezioni. Come al College Saint Martial un’antica scuola della capitale, fondata dai padri dello Spirito Santo (Spiri- tani). Dall’asilo al liceo, la scuola è sempre stata un riferimento per gli abitanti di Port-au-Prince. Si- tuato nella città bassa, alla fine di rue de Miracles, il College ha subito danni gravissimi. I due grossi edi- fici con le aule scolastiche sono crollati e la casa dei padri, seriamente danneggiata, è da radere al suolo. La Bibliothèque Haitienne , collezione unica di vo- lumi, giornali, documenti originali e fotografie sulla storia di Haiti si trovava al secondo piano. «Siamo riusciti a salvare quasi tutto, e a metterlo al sicuro nella cappella – ci racconta padre Paulin Innocent, superiore regionale degli Spiritani – in attesa di ri- fare la biblioteca in un nuovo edificio. Per smantel- lare il palazzo rimasto in piedi ci hanno chiesto 100 mila dollari!». Ma gli oltre 1.000 allievi di Saint Martial hanno po- tuto riprendere i corsi a marzo. Tutti, nelle loro uni- formi pulite, dai piccoli dell’asilo, in una tendona del- l’Unicef, all’ultimo anno del liceo, in aule fabbricate in materiale leggero. Il tutto dipinto in verde-giallo, da sempre i colori della scuola. Sono segni impor- tanti per un ritorno alla normalità. SETTEMBRE 2010 MC 33 MADE IN ITALY AVANTI TUTTA! «Missione umanitaria» battezzata White Crane per la nuovissima portaerei Cavour della marina militare italiana, con l’obiettivo di «aiutare tutta la popolazione, ma in particolare i bambini orfani che sono tanti e che vanno supportati» ha di- chiarato il ministro della Difesa Ignazio La Russa. Ma i bambini haitiani avevano bisogno di una nave costata circa 1.300 milioni di euro e che ne consuma 200.000 per ogni giorno di navigazione (circa la metà per quando è ferma)? Partita il 19 gennaio dal molo di Muggiano (La Spezia) è attraccata in Brasile per poi raggiun- gere l’isola il 2 febbraio. Il ritorno (in tutta discre- zione) il 15 aprile. Fate voi i conti. In verità, come denuncia l’Ong Intersos, altro che missione uma- nitaria: «Si è trattato soprattutto di un’opera- zione Italia-Brasile con finalità di cooperazione militare, di grandi investimenti industriali, di mar- keting». In effetti il Brasile è interessato all’acqui- sto di una nave identica alla Cavour e ha potuto così vederla in azione. «Una decisione incomprensibile che suscita nu- merosi interrogativi» scrivono Francesco Vi- gnarca (Rete Italiana per il Disarmo) e Flavio Lotti (Tavola della pace) in un appello subito dopo la partenza e chiedono una «precisa informazione» e un «dettagliato resoconto al parlamento e alla cittadinanza». Resoconti mai fatti, pochissimi i comunicati, missione quasi assente dai siti istitu- zionali e dai mass media. La nave, con un effettivo di circa 900 militari, aveva un equipaggiamento ospedaliero ed è stata ormeggiata a Porto Causedo, 30 km da Santo Domingo e non nella baia di Port-au- Prince. I risultati (ufficiosi, perché ufficiali non esi- stono, si è preoccupato di pubblicarli Panorama il 15 aprile) della «Missione» sono di 100 pazienti assistiti, di cui 56 ricoverati e circa 150 pazienti soccorsi con 63 voli di elicotteri. In più la Cavour ha portato 12 tonnellate di generi alimentari, 176 tonnellate di materiale medico e il genio militare ha liberato 12.000 metri cubi di macerie. In quasi tre mesi di missione. Facendo una stima appros- simativa, solo i costi di gestione della nave (truppe e altri mezzi esclusi) siamo a un minimo di 11 milioni di euro. Per 100 pazienti assistiti. Le alternative, utilizzando aerei cargo e impiantando un ospedale da campo attrezzato e con specia- listi, sarebbero state più veloci ed economiche MISSIONE UMANITARIA O COMMERCIALE? Portaerei italiana Cavour.

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