Missioni Consolata - Settembre 2010

SETTEMBRE 2010 MC 25 gnata nelle sacre Scritture. Pertanto “tutta la Scrittura, ispirata da Dio, è anche utile per inse- gnare, convincere, correggere ed educare nella giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona” (2Tm 3,16). Poi- ché Dio nella sacra Scrittura ha parlato per mezzo di uomini alla maniera umana, l’interprete della sacra Scrittura, per capire bene ciò che egli ha vo- luto comunicarci, deve ricercare con attenzione che cosa gli agiografi (=autori) abbiano veramente vo- luto dire e a Dio è piaciuto manifestare con le loro parole . Per ricavare l’intenzione degli agiografi, si deve tener conto fra l’altro anche dei generi lette- rari . La verità infatti viene diversamente proposta ed espressa in testi in vario modo storici, o profe- tici, o poetici, o anche in altri generi di espressione. È necessario... che l’interprete ricerchi il senso che l’agiografo in determinate circostanze, secondo la condizione del suo tempo e della sua cultura, per mezzo dei generi letterari allora in uso , intendeva esprimere e ha di fatto espresso. Per comprendere infatti in maniera esatta ciò che l’autore sacro volle asserire nello scrivere, si deve far debita atten- zione sia agli abituali e originali modi di sentire, di esprimersi e di raccontare vigenti ai tempi dell’a- giografo, sia a quelli che nei vari luoghi erano al- lora in uso nei rapporti umani. Perciò, dovendo la sacra Scrittura essere letta e interpretata alla luce dello stesso Spirito mediante il quale è stata scritta, per ricavare con esattezza il senso dei sacri testi, si deve badare con non minore diligenza al contenuto e all’ unità di tutta la Scrittura , tenuto de- bito conto della viva tradizione di tutta la Chiesa e dell'analogia della fede» ( Dei Verbum , nn. 11 e 12). CINQUE CUSTODIE E UNA BIBLIOTECA Per capire la lunga citazione del concilio, che con questo testo ha operato una vera rivoluzione negli studi biblici, è necessario fare un passo avanti sul modo con cui noi leggiamo le sacre Scritture. Quando prendiamo in mano una Bibbia, abbiamo davanti un li- bro che cominciamo a sfogliare dalla prima pagina in avanti. Ben presto ci stanchiamo e lasciamo perdere perché quello che leggiamo ci sembra anacronistico, irreale, fantasioso; ma molto più spesso lasciamo perdere perché non capiamo. Tutto ciò è inevitabile perché noi pretendiamo di leg- gere con le nostre categorie mentali di «oggi» un libro scritto con criteri diversi e categorie mentali che si snodano in un arco di 1.600 anni. Vi si trovano autori diversi che scrivono in tempi diversi, con linguaggi di- versi e con metodi e generi letterari diversi. Se vo- gliamo capirci qualcosa, dobbiamo entrare «nel» mondo della Bibbia e abitarlo, imparandone i lin- guaggi, le trame narrative o poetiche, discernendo i diversi livelli di storicità e le tecniche di trasmissione che l’hanno portata fino a noi. Quando prendiamo in mano la Bibbia, dobbiamo avere la consapevolezza che di fatto abbiamo davanti non «un libro», ma una intera «biblioteca» composta da 73 libri, di cui 46 dell’Antico Testamento, quasi tutti in ebraico e 27 del Nuovo Testamento, tutti in greco. Questa «biblioteca» è complessa, con sezioni, scaffali, generi diversi e ogni volume può essere opera di un singolo, ma molto spesso è frutto dell’apporto di tanti autori, di norma anonimi, che bisogna imparare a co- noscere nella loro personalità, nei luoghi di vita, nella loro storia e formazione. Per fare questo bisogna in- terrogare molte scienze: le lingue antiche in cui fu- rono scritti i singoli libri, la letteratura del tempo cor- rispondente, se esiste, e poi la poesia, la storia, la geografia, l’archeologia, la musica, le usanze proprie non solo dell’autore di ogni libro, ma anche dei popoli vicini. Bisogna imparare i metodi per tramandare insegna- menti e scritti e tutto ciò che in qualsiasi modo può interessare e aiutare la comprensione di un testo e di un autore. Non basta leggere la Bibbia, bisogna anche sapere «come» leggerla e da dove cominciare. Chi legge la prima pagina della Genesi, non può limi- tarsi a ripetere noiosamente: «E fu sera e fu mattino: giorno primo... secondo... sesto», senza sapere che il primo racconto della creazione con cui si apre la Bib- bia è quasi la «ouverture» musicale del primo libro che è «la Genesi». Esso contiene tutti i temi del libro e non è affatto noioso, ma ha un andamento liturgico, ieratico. Su questo racconto viene proiettata la solennità litur- gica del tempio di Gerusalemme su cui si misura la creazione. Il creato è il tempio in cui celebra la liturgia della vita nascente a cui le schiere celesti rispondono, come nel tempio, con il ritornello salmodiante «fu sera e fu mattino» e «Dio vide che era cosa buona». Dio è il sommo sacerdote che distende il cielo come la tenda del tempio, raccoglie le acque come quelle del catino per la purificazione, separa gli esseri viventi, come fa il sacerdote con le vittime sacrificali, bene- dice le creature come il sacerdote fa nel tempio con il popolo partecipante. Il racconto della creazione è la trasposizione della li- turgia del tempio a livello cosmico e universale, esat- tamente come fa Giovanni che proietta la nascita di Gesù di Nàzaret a livello del «Lògos» eterno che «è presso Dio». Nulla può essere di più stridente se è vera la convinzione di Natanaele: «Da Nàzaret può ve- nire qualcosa di buono?» (Gv 1,46). MC RUBRICHE

RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=