Missioni Consolata - Settembre 2010
dità fanno sì che l’aria sia pesante da respirare. Gli indios si dondo- lano nelle loro amache rosse ap- pese a sostegni in legno, prepa- rano le focacce di tapioca o tes- sono; ci guardiamo incuriositi, noi e loro. Chiediamo il permesso di scattare qualche foto, rimaniamo affascinate dai colori di un piccolo tucano che i bambini tengono con sé, ma presto torniamo alla barca e via di nuovo contro corrente. Nel primo pomeriggio raggiun- giamo la comunità indigena presso cui passeremo la notte: siamo allo stesso tempo eccitate e titubanti all’idea di dormire in ma- loca. Gli Yanomami dimostrano nei nostri confronti un’attenzione e una sensibilità che non ci sa- remmo aspettate: consapevoli delle nostre difficoltà ad adattarci all’ambiente chiuso e comune della maloca, ci riservano due pic- cole costruzioni esterne. Appen- diamo le nostre amache e ci la- sciamo cullare per un riposo po- meridiano, che non si rivela però essere troppo lungo. Poco dopo in- fatti insieme agli indios ci immer- giamo esitanti nelle acque fangose del fiume, piacevole momento di sollievo dal caldo umido. Visitiamo i campi di manioca colti- vati dagli indios e ci avventuriamo all’interno della foresta, dove la ve- getazione si fa più fitta e a stento la luce riesce a filtrare. I bambini ri- dono della nostra goffaggine nel muoverci nel loro habitat e un po’ per dispetto, un po’ per vanto, si arrampicano ovunque. Il calare del sole ci riserva un in- contro con tutta la comunità. Ven- gono invocati gli spiriti degli ante- nati con danze e canti delle donne, che si tengono per mano quasi a formare un cerchio, espressione di tutta la comunità raccolta in que- sto momento. Le donne nel popolo Yanomami sono le custodi della famiglia, della tradizione e dei va- lori comunitari. Proprio il concetto di comunità assume in questo luogo delle sfumature nuove per noi: qui il singolo è parte inte- grante della comunità, in un mo- dello allargato di famiglia che è fonte di protezione, riferimento e sopravvivenza. Dopo le reciproche presentazioni, i tuxaua ci illustrano la loro orga- nizzazione, i loro progetti e condi- vidono con noi i ricordi che hanno di p. Calleri. Gli indios che l’hanno conosciuto - ai tempi erano bam- bini - lo ricordano come un uomo molto generoso e un gran lavora- tore. In quegli anni p. Calleri infatti stava costruendo la missione Ca- trimani e la pista dell’aereo e si serviva molto dell’aiuto degli in- dios, ripagandoli poi con coltelli e altri beni che questi non possede- vano. L’affermazione che ci colpi- sce di più è quella del tuxaua Car- rera, secondo il quale per gli in- dios Yanomami l’incontro con p. Calleri è stato il primo contatto positivo con i bianchi. Quando usciamo dalla maloca, il cielo è completamente stellato. Ti- tiri, lo spirito della notte, ci ac- compagna. Facciamo ritorno a Boa Vista in un turbinio di emozioni, e ci tornano alla mente le parole che p. Giovanni scrisse nel ’65 ai parenti in Italia: «Qui ho avuto l’impressione im- provvisa di trovarmi in un paradiso terrestre. Tutto diverso quasi com- pletamente dalla nostra Europa, uomini e cose. C’è da imparare molto prima di insegnare. Pensavo che solo noi civilizzati fossimo ca- paci a vivere. Credo ora che sia di- verso, soprattutto moralmente. Costì mi pare che stiamo già pas- sando in una fase vecchia di vita, qui una fase nuova e fresca. Per cui non demoralizzarci ma guar- dare con un occhio anche a questi per completare le nostre vedute. In conclusione: qui non si tratta solo di battezzare, sarebbe facile, bensì di impostare un mondo che in un domani ci potrà anche es- sere utile». Prima di rientrare in Italia ab- biamo sfruttato ancora per qual- che giorno le bellezze di questo splendido paese. Dopo l’espe- rienza vissuta a Roraima e le emo- zioni provate nel ripercorrere i passi di nostro zio, lasciandosi in- vadere dai luoghi e dalle voci che ne avevano popolato la storia, non restava però davvero altro da rac- contare. 16 MC SETTEMBRE 2010 AMAZZONIA ASSOCIAZIONE «AMICI DI PADRE CALLERI» Dall’esperienza della mostra itinerante «Padre Giovanni Calleri, la forza dell’esempio», realizzata nel 2009, è nato il desiderio di molti amici e conoscenti di mantenere viva la memoria del missionario piemontese. Con questo obiettivo, si sta costituendo l’Associazione «Amici di padre Calleri», con la finalità di raccogliere e divulgare l’eredità di valori da lui trasmessi. Sito internet: www.amicidipadrecalleri.it Mail: info@amicidipadrecalleri.it # Cartello ; in basso, la strada della città di Boavista intitolata a Padre Calleri
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