Missioni Consolata - Luglio/Agosto 2010

MC LUGLIO-AGOSTO 2010 65 Tutti i cittadini e tutti i paesi ne trarrebbero vantaggio. Ma perché questo meccanismo, così utile, non è stato ancora adottato? Innanzitutto per un’opposizione ideologica, una parte dell’ establishment economico è contraria a qualsiasi aumento della fiscalità, a ogni forma di controllo del mer- cato, che deve essere lasciato libero per funzionare bene. In realtà, l’ultima crisi finanziaria ha dimostrato che si con- trabbandano per libertà, l’avidità, la mancanza di traspa- renza e il rischio esasperato, ma al di là delle diverse opi- nioni, la risposta a questa obiezione è che l’entità minima della Ftt non scoraggerebbe i buoni investitori, quelli che operano sul mercato con un’ottica di lungo periodo e che mettono i capitali a disposizione delle imprese e dell’eco- nomia reale. I l secondo motivo è determinato dal fatto che le banche e i loromanager rappresentanounbloccodi potere che la cri- si non ha intaccato, sono gli intoccabili della nostra epoca, quelli che pagano le potenti lobby per convincere i parla- mentari e i ministri a votare contro ogni provvedimento che modifichi lo status quo . Il terzo sta nella mancanza di volontà politica, nello scar- so coraggio di governanti e pubbliche istituzioni, che han- no paura di mettersi contro il potere economico e preferi- scono far pagare ai cittadini il costo di un mercato che non funziona. L’ultima crisi ha comportato esborsi giganteschi per i bilanci statali, alla fine del 2009 è stato pubblicato un rapporto dell’Ocse, l’organizzazione per lo sviluppo dei paesi più ricchi e industrializzati, in cui si calcola che i pia- ni di salvataggio delle banche messi in atto nell’ultimo anno sono costati alle casse pubbliche 1.400 miliardi di dollari. Sarebbe dunque proprio questo il momento per pensare a una nuova tassa che colpisca i ricchi speculato- ri. Alcuni responsabili politici si sono già espressi a favore, ad esempio il presidente francese Sarkozy e il Parlamento europeo. Gli altri vanno convinti, ecco perché numerose Ong, sindacati e associazioni europee hanno lanciato una cam- pagna di pressione sui governi, oltre che per il G20 di Toronto (campagna chiamata Zerozerocinque.it). La campagna è partita anche in Italia e propone a tutti di mandare al ministro Tremonti la petizione presente sul sito www.zerozerocinque.it , è promossa da realtà diverse, come la Cisl, l’Arci, la Caritas, Banca Etica, accomunate dalla convinzione che è ormai venuto il momento di rida- re la parola ai cittadini su questioni sicuramente comples- se, come la regolamentazione dei mercati finanziari, che però influenzano pesantemente la loro vita e quella dei loro figli. P er uscire dalla crisi basterebbe pochissimo: una piccola tassa dello 0,05% da applicare a tutte le transazioni internazionali su capitali, titoli, valute. Si tratta della Financial Transaction Tax (Ftt), che fino a qualche anno fa era chiamata Tobin tax dal nome del suo inventore il Premio Nobel per l’economia James Tobin. Il primo effetto di questo intervento sarebbe magnifico: scoraggerebbe gli speculatori, quegli operatori che, coperti dall’anonimato, si muovono come sciacalli nel mercato finanziario, comprando e vendendo centinaia, migliaia di volte al giorno alla ricerca di margini di gua- dagno sempre più elevati, senza curarsi delle conseguen- ze, senza neppure capire a chi stanno fornendo o sot- traendo i capitali. Sono loro che oggi dominano la finanza, che scelgono in modo arbitrario quale impresa o quale economia deve sopravvivere o soccombere, una scelta che non ha nulla a che fare con cose reali come il valore di un’attività econo- mica, la solidità di un’impresa, il tasso di occupazione, la salvaguardia di un territorio. Questi aspetti non contano in un sistema finanziario che ha come unico movente l’arricchimento immediato e una natura prevalentemente speculativa. Proprio questa è la causa della crisi finanziaria scoppia- ta nel 2008, un disastro che sta lasciando uno strascico di fallimenti, imprese chiuse, disoccupazione, reati di cui non riusciamo neppure a capire l’entità. La piccola tassa, il prelievo dello 0,05% sarebbe un argine, un freno alla speculazione. Avrebbe anche un altro importante risultato: proprio perché il mercato finanziario è frenetico ed è caratterizza- to da milioni di transazioni giornaliere, il gettito che ne deriverebbe è molto consistente. Se la Ftt fosse applicata nella sola Unione Europea gli stati membri ne ricavereb- bero fino a 400 miliardi di euro, se l’applicazione riguar- dasse tutto il mondo, i bilanci pubblici si rimpinguereb- bero di 950 miliardi di dollari l’anno. Q uanti piani di sviluppo economico, promozione sociale, cooperazione internazionale, lotta alla povertà si potrebbero finanziare? Basti un dato: per raggiungere gli Obiettivi del Millen- nio, che sono stati promessi dai Governi all’Onu entro l’anno 2015, sono necessari 100 miliardi di dollari. Grazie alla piccola tassa, tutti i bambini e le bambine andrebbero a scuola, le mamme potrebbero partorire in salute, si potrebbe fornire cibo agli 800 milioni di affama- ti che vivono sul nostro pianeta, il resto potrebbe servire a rilanciare progetti di sviluppo economico e occupazio- nale, piani di inclusione sociale per cittadini immigrati e così via. 0,05 TASSA DI GIUSTIZIA Basta uno 0,05% per uscire dalla crisi. Una piccola tassa sulle transazioni finanziarie. Per scoraggiare gli speculatori e creare un gettito di 950 miliardi di dollari. Ma gli «intoccabili» del potere economico sono contrari a qualsiasi controllo del mercato. E i governi manifestano scarso coraggio. persona, economia, finanza di Sabina Siniscalchi, Fondazione culturale di Banca Etica

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