Missioni Consolata - Luglio/Agosto 2010
MISSIONI CONSOLATA bliche non erano più i clan del Nord, cui apparteneva il vecchio presiden- te, ma quelli del Sud,da cui proveni- va il nuovo, Kurmanbek Bakiev. A causa della corruzione endemi- ca e di un sistema politico regolato da rapporti clanici, che porta a una gestione delle risorse basata su ne- potismo e clientelismo, i consistenti aiuti finanziari ottenuti dall’Occiden- te non sono serviti a contrastare il declino economico del paese. Segno evidente delle difficoltà in cui esso versa è il numero di kirghizi che la- vora all’estero,per la maggior parte in Russia.AMosca li si incontra sem- pre più spesso: fanno i domestici, i muratori, gli spazzini, i portinai e tut- ti quei lavori che i russi non sono di- sposti a svolgere. Durante il periodo sovietico i kirghizi, come d’altronde gli altri popoli centroasiatici,dimo- strarono poca propensione a stabi- lirsi lontano dalla propria terra d’ori- gine. Adesso,però la necessità li spinge fuori del paese e i giovani stanno abituandosi a questa dimen- sione internazionale. Islam Anche dopo la conversione all’i- slam, peraltro abbastanza tarda (dal XVI al XVIII secolo), i nomadi dell’Asia Centrale continuarono nella vita pra- tica a regolarsi secondo i propri usi millenari.Le donne non erano obbli- gate a portare il velo e non si osser- vava una rigorosa separazione tra i sessi. Il kumys , che contiene alcool in percentuale variabile,non solo è ri- masta la bevanda nazionale,ma, con l’arrivo dei russi, si è diffuso anche l’u- so della vodka, che ormai regolar- mente accompagna i momenti di convivialità. La contraddizione non è percepita perché,nella versione popolare, l’i- slamsi è sovrapposto,ma non ha eli- minato le credenze legate allo scia- manesimo. Ciò è evidente nei riti le- gati alla sepoltura e nelle forme di commemorazione dei defunti,dove si sono perpetuate pratiche risalenti alla tradizione sciamanica. I nomadi attribuivano grandi poteri allo spirito del defunto e credevano nella sua presenza reale tra i vivi, tanto che per quaranta giorni dopo lamorte du- rante i pasti si apparecchiava anche per lui.Lamemoria del defunto esi- geva un riguardo particolare,perché dal suo spirito i famigliari si aspetta- vano protezione e il suo sdegno era fonte di disgrazie.Tali credenze spie- gano perché nella steppa e nelle montagne abitate dai nomadi le uni- che costruzioni di rilievo fossero tom- be emausolei;per sé non costruiva- no case di pietra,ma sulle tombe dei loromorti lasciavano un segno dura- turo, e su quelle di eroi e persone im- portanti talvolta erigevano unmau- soleo in grado di sfidare i secoli. Ancora oggi in Kirghizia le costru- zioni più fantasiose si possono am- mirare nei cimiteri di villaggio, che si presentano come città monu- mentali in miniatura, con una profu- sione di cupole, torri, archi e altri e- lementi architettonici. Incuriosisce e commuove il contrasto tra la sem- plicità delle abitazioni dei vivi e la ri- cercatezza di quelle dei morti.Que- ste città in miniatura si trovano fuori degli abitati, dove è possibile, in po- sizione elevata. ■ MC LUGLIO-AGOSTO 2010 53 Un vecchio autobus in partenza per la valle di Karkara. Sotto: pastore sul lago Song Kul (a 3.000 metri d’altezza) prepara la panna dopo lamungitura.
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