Missioni Consolata - Luglio/Agosto 2010

52 MC LUGLIO-AGOSTO 2010 KIRGHIZISTAN tiche per parametri economici, tanto che il suo bilancio si reggeva per una buona parte sui sussidi inviati da Mosca. La fine dell’Urss significò anche la fine dei sussidi.Per evitare la banca- rotta, il primo presidente della Kir- ghizia indipendente,Askar Akaev, cercò subito l’appoggio dell’Occi- dente. Avviò un processo di demo- cratizzazione tra i più risoluti nell’ex Unione Sovietica, cosa che gli con- quistò le simpatie e l’aiuto economi- co dei paesi occidentali.Nella prima metà degli anni Novanta sembrò che il nuovo stato indipendente do- vesse diventare l’unico esempio nel- l’Asia Centrale di un’autentica transi- zione verso un ordine democratico, ma già alla fine di quel decennio tali previsioni erano smentite dall’evolu- zione autoritaria della presidenza Akaev. La rivoluzione dei «tulipani» Nel 2005 il paese vive disordini nella capitale Bishkek e nelle provin- ce del Sud dopo le elezioni presi- denziali, che avevano visto l’ennesi- ma riconferma di Akaev.Accuse di brogli,manifestazioni di protesta or- ganizzate dall’opposizione,degene- rate nella capitale in vera e propria guerriglia urbana,portarono alla fu- ga di Akaev a Mosca con tutta la fa- miglia. La si chiamò la «rivoluzione dei tulipani»,ma fu presto chiaro che si era trattato di un semplice cambio di guardia al vertice.Malgoverno e corruzione continuarono come pri- ma, solo che a gestire le risorse pub- I l 6 aprile scorso scoppia la rivolta popo- lare in Kirghizistan. Il presidente Bakiev è costretto a fuggire e si crea un gover- no di transizione. Qualcuno vede similitu- dini con la «rivoluzione dei tulipani», ma non è proprio così. Il 23 luglio 2009 le elezioni presidenzia- li consegnarono una vittoria schiacciante a Bakiev,presidente uscente, sebbene fos- se a tutti chiaro che le operazioni elettora- li erano state viziate da irregolarità. Nel 2005, in una simile circostanza, le proteste organizzatedall’opposizioneavevanopor- tato alla fine del regime di Askar Akaev. Questa volta, invece, nel paese si respi- rava un’aria di sfiducia e apatia. Negli ulti- mi mesi,però, la situazione è rapidamente cambiata. Oltre ad assistere ai reiterati ar- resti dimembri dell’opposizione,all’imba- vagliamento dei mezzi d’informazione,al- l’imperversare della corruzione, i kirghizi hanno visto precipitare la propria condi- zione economica. Dall’iniziodell’anno i prezzi di alcuni ser- vizi pubblici essenziali, il riscaldamento, l’elettricità, l’acqua calda,hanno subitoau- menti vertiginosi; il prezzo del carburante ha avuto un forte rincaro, perché la Russia ha revocato al Kirghizistan le tariffe doga- nali preferenziali. Mentre il cittadino me- dio è stato lasciato ad affrontare le conse- guenzedegli aumenti, il governo,già al cul- mine dell’impopolarità, ha avviato la privatizzazione del settore energetico na- zionale, cedendo il controllo di due grosse compagnie elettriche statali ai propri al- leati politici, per una somma considerata molto al di sotto di quella reale. L’ ennesimo arresto di esponenti del- l’opposizione il 6 aprile scorso è sta- ta l’occasione che ha fatto trabocca- re il malcontento popolare. Nel giro di poche ore la rivolta, iniziata nella cittadina di Talas, si è spostata nella capitale Bishkek e ha coinvoltomigliaia di persone. Sono stati presi d’assalto gli edifici governativi e il presidente Bakiev è sta- to costretto a fuggire. Negli scontri sonomorte 81 persone e centinaia sono rimaste ferite. I capi dell’opposizione han- no subito formato un governo provvisorio guidato da Roza Otunbaieva, ex ministro degli esteri. Ormai sembra chiaro che la Russia abbia avutoun ruolodecisivo,sebbene indiretto, nel rovesciamento del regime di Bakiev, il cui comportamento l’aveva fortemente ir- ritata. Mosca cerca da tempo di ridimen- sionare la presenza americana in Kirghizi- stan. L’aeroporto di Manas, alla periferia della capitale,costituisceper l’esercitoUsa una base importante per il rifornimento delle truppe inAfghanistan epur di averne la concessioneWashingtonè statadisposta a pagare affitti astronomici, che hanno sempre fatto gola ai governanti kirghizi. All’inizio2009 la Russia ha concesso aBi- shkek cospicui aiuti economici per la co- struzione della centrale idroelettrica di Kambar Ata, ma anche per spingere il go- verno kirghizo a rinunciare ai proventi ri- cavati dalla base di Manas. Bakiev, invece, ha rinnovato la conces- sione della base agli americani e utilizzato parte dei soldi russi per finanziare opera- zioni economiche affidate al figlioMaksim. Mosca non nasconde la propria soddisfa- zione per il cambiamento di regime in Kir- ghizistan: è stata la prima a riconoscere il nuovogovernoeapromettereun sostegno economico. O ra che il presidenteha lasciato il pae- se e il cambio di regime è stato ac- cettato come un fatto compiuto, si a- pre la fase più delicata e difficile per il go- verno provvisorio. I progetti annunciati sono tanti e lodevoli: una nuova Costitu- zione che restituisca poteri al parlamento e li tolga al presidente, la revoca delle pri- vatizzazioni controverse, trasparenza nel- le scelte, elezioni entro sei mesi. Anche dopo la rivoluzione del 2005mol- te buone intenzioni erano state enunciate, ma furono regolarmente disattese. Per la seconda volta in quattro anni è diventato possibile progettare una trasfor- mazione che porti il paese verso ordinamenti di vera de- mocrazia, ma resta il dubbio che la nuova leadership sia ef- fettivamente capace di affrontare un simile compito. BiancaMaria Balestra Aprile-giugno 2010 Morti e migliaia di sfollati Bakiev, il presidente fuggito, e la leader attuale, Roza Otunbaieva.

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