Missioni Consolata - Luglio/Agosto 2010
46 MC LUGLIO-AGOSTO 2010 LEADER AFRICANI vorare.Ma non in un ufficio: lavora- re la terra. Il fatto di impegnarmi per lo sviluppo è venuto poco a po- co: ho osservato i contadini sul ter- reno, con la propria famiglia. Ad e- sempio il metodo, per lavorare con il contadino, occorre conoscerlo, apprezzare i valori della società nel- la quale vive. Quali sono? Morali, re- ligiosi, ideologici, filosofici. Occorre conoscerli a fondo. Anche io ho dovuto imparare tut- to questo. Dio ha fabbricato l’albe- ro in modo che possa auto mante- nersi. Ha le foglie, se le interriamo fanno il compost . Sono immagini di questo tipo che possono permette- re al contadino di capire.Ma se ve- nite con gli slogan italiani o france- si, non funzionerà. Bisogna conoscere la mentalità di ogni villaggio, di ogni zona, perché questa cambia ed è fondamentale conformarsi al luogo, altrimenti la gente vi respinge.Come ispettore dell’insegnamento io ho avuto oc- casione di andare in tanti villaggi. Per combattere la fame bisogna produrremolto cibo,ma cosa? A Ouagadougou la gente dice che ha fame,mamangia la pasta anziché il tô (piatto nazionale a base di miglio, ndr ).Ma io dico che ci sono cibi loca- li. Facciamo produrre la terra eman- giamo quello che dà.Non abbando- niamo quello che abbiamo,ma inno- viamo, per migliorare, creare. Abbiamo creatomolte cose, come saponi con oli diversi,mai visti prima. La creatività al servizio di un biso- gno. Per il trasporto abbiamo gli asini, che soffrono con il peso,mentre con il carretto si stancano di meno.Un fi- nanziamento esterno ci ha aiutati a costruire il carretto. Bisogna creare la falegnameria, e così abbiamo fat- to. Se però prendete la tecnologia e venite a metterla qui, imponendola, i contadini la rifiutano, perché cre- dono che li si voglia dominare». Ma spesso i partner stranieri vo- gliono influenzare, imporre unmo- dello esterno. «Sì,ma a quelli che ci ascoltano di- remo: questo non va bene.Non si fa così, altrimenti perdete la fiducia della gente che volete aiutare nel processo di sviluppo.Quelli che non ascoltano fanno quello che voglio- no, non si possono forzare». La «creatura» diventa internazionale Un’altra intuizione fondamentale del «Presidente» sono state «Le six S», le sei S, ovvero: «Se servir de la saison sèche en savane et au Sahel» (letteralmente: servirsi della stagio- ne secca in savana e nel Sahel).Una Ong internazionale utile a «drenare fondi». «Six S è figlio dei Naam, un figlio più grande che ha mantenuto gli stessi valori del padre.Ho inventato i Naam e ho visto che ci sonomolti valori positivi.Abbiamo organizzato un incontro internazionale qui da noi.C’erano contadini da Senegal, Niger,Guinea Bissau,Mauritania, Gambia,Togo,Mali e Burkina Faso. Si sono riuniti in viaggio di studio per incontrare i Naam.Ho detto loro di cercare di studiare le basi della pro- pria società tradizionale, così abbia- mo scoperto che in ogni paese ci so- no gruppi tradizionali simili ai kombi naam . Hanno quasi gli stessi obiettivi, an- che se in contesti diversi. Il principio è partire da quello che la gente co- nosce, quello che vivono, quello che vogliono. C’era con loro un francese di no- me Bernard J. Lecomte.Mi ha detto: dobbiamo migliorare questa «crea- tura», noi due.Tu porterai la tua co- noscenza del terreno, io ti mostrerò dove ci sono i soldi.Vieni in Europa. Ho accettato. La prima volta che ho preso la parola è stato a Berna nel 1977, in una conferenza sullo svi- luppo. Eravamo in tre, io ero il meno im- portante. Gli altri due hanno parlato a livello accademico. Io chiesi una la- vagna con del gesso e dimostrai co- me i bianchi hanno fallito sullo svi- luppo». Fu così che arrivò il primo grosso finanziamento dalla Svizzera.Con Bernard Lecomte (esperto in aiuto allo sviluppo) crearono le «Six S», Ong internazionale registrata a Gi- nevra, che prendeva soldi in Europa per passarli ai Naam,ma anche alle altre organizzazioni negli altri paesi. Lédea era il segretario esecutivo e Lecomte il presidente. Un volo di cicogne (bianche con le ali nere) ne era il simbolo: «C’è il bianco e il nero. Six S era bianco e nero». La «Six S» esiste ancora e Lédea ne è presidente,ma i tempi sono cam- biati e non svolge più il ruolo di col- lettore di fondi. Rapporti con il potere Le difficoltà che Bernard Lédea ha incontrato e incontra sonomoltepli- ci. Il contesto politico locale non lo Di lato: ingresso della sede della Federazione Naam. Il cartello stradale vieta l’ingresso alla fame. Pagina a fianco: riunione di dirigenti contadini Naam.
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