Missioni Consolata - Luglio/Agosto 2010
MISSIONI CONSOLATA MC LUGLIO-AGOSTO 2010 39 loro forte personalità contadina, perché la speranza che vivevano e insegnavano era una squisita virtù soprannaturale, infusa dallo Spiri- to e da essi tenacemente svilup- pata. Disse l’Allamano del Cafas- so: «La speranza fu da lui eserci- tata in modo specialissimo, fu anzi la sua virtù caratteristica: Aveva tanta speranza da infonderla an- che nelle anime disperate». Vera- mente il Cafasso era ritenuto dai suoi contemporanei il «santo del- la speranza» o, come disse Don Bosco: «La speranza era chiamata la virtù di don Cafasso. Egli aveva il dono di cambiare la disperazio- ne in viva speranza». Il Cafasso era dispiaciuto che per- sone buone spesso si lasciassero sopraffare dalla diffidenza. In mo- do piuttosto drastico, spiegava che la mancanza di speranza e di confidenza in Dio è «un peccato da folli». Questo modo di ragionare dello zio piacque tanto all’Allamano. Questo fu il suo commento: «Il Ve- nerabile Cafasso chiama la man- canza di confidenza in Dio il pec- cato dei folli: perché non confida- re? Persuadiamoci che Gesù è morto per noi. Possiamo sbaglia- re, ma non stiamo lì melanconici. Noi siamo folli se abbiamo diffi- denza; bisogna sperare molto». E concludeva: «Non dobbiamo aver paura di sperare molto. Non si spera mai troppo». Non si esagera nel dire che, dopo Gesù e la Madonna, il Cafasso fu il modello di vita più seguito dal- l’Allamano. Basta esaminare le sue conferenze, per rendersi conto quante volte e con quanta spon- taneità egli si riferiva allo spirito dello zio. Anche riguardo alla comprensione del Mistero Eucaristico troviamo che nel Cafasso e nell’Allamano passava la stessa corrente. Del Ca- fasso un sacerdote lasciò detto: «Celebrava da santo. Io lo guarda- vo ed ero quasi fuori di me per la meraviglia nel vederlo con un’aria così bella che m’incantava». E del- l’Allamanoun laico che gli serviva la S. Messa: «Quando celebrava sembrava un angelo. All’elevazio- ne era mia abitudine guardarlo, perché gli veniva sempre un sorri- so sincero come se sorridesse a qualcuno». La gente si accorgeva che erano sacerdoti con la stessa passione eucaristica. ■
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