Missioni Consolata - Luglio/Agosto 2010

DOSSIER rigorosa e coerente, rispettosa co- munque del costume sociale d’allora, delle consuetudini citta- dine, della vita civile dell’epoca, ormai caratterizzata da focolai ri- sorgimentali sempre più palesi. Dal punto di vista della politica, il Cafasso non assunse una posizio- ne netta, non dimostrò mai di aver fatto una sua scelta politica, se non limitandosi a far sapere che aderi- va a uno schieramento filopapale, con scarsa propensione ad acco- gliere gli ideali risorgimentali. Questo orientamento fu poi as- sunto tout-court dal clero torinese che lo attorniava. In primis lo stes- so Giovanni Bosco assecondò la presa di posizione moderata e fi- lopapale del Cafasso per quanto ri- guarda la visione politica clericale e la fece propria. Una personalità spiritualmente attiva Quella del Cafasso, se si tengono presenti le testimonianze di chi lo aveva avvicinato e conosciuto, non essendoci diari spirituali o testi- monianze scritte redatte da lui stesso, si può considerare una sen- sibilità spirituale molto legata alla tradizione devozionale, per quan- to riguarda la preghiera contem- plativa. L’orazione notturna e la meditazione, stando a quanto ci è dato sapere, costituivano i cardini irrinunciabili dell’abitudine alla preghiera da parte del Cafasso. La preghiera da lui fatta si rivolge- va principalmente al culto del San- tissimo Sacramento; si basava sul- la devozione alla Madonna, predi- ligeva anche i santi e nonmancava una certa attenzione alle reliquie. La liturgia delle ore e la lettura del breviario accompagnavano – come era d’usoe consuetudine fare soli- tamente tra i preti cattolici – la de- vozione del Cafasso, ma venivano spesso e volentieri interrotte, quando gli si presentava un’ur- genza pastorale, o doveva egli cor- rere ad assistere una persona per ragioni caritative. La vita religiosa del Cafasso non si rintanava nella sacrestia e nella chiesa, non si chiudeva tra le mu- ra domestiche. Egli era un prete che usciva di casa e di chiesa per andare incontro ai bisogni concre- ti della gente. Il Cafasso si può ri- tenere, a buon diritto, uno tra i preti torinesi più attivi e operativi tore nel 1808 del Convitto eccle- siastico dedicato a San Francesco d’Assisi, su ispirazione dello stes- so Lanteri). È proprio in questo ambiente for- mativo che venne accolto l’allora giovanissimo don Giuseppe. Il Ca- fasso in questi ambienti respirava l’atmosfera di un cattolicesimo pregnante, che portava la firma an- che di laici celebri del primo Otto- cento torinese, quali, per esempio, Cesare Taparelli D’Azeglio o la straordinaria coppia dei coniugi Carlo e Giulia Tancredi di Barolo. L’influenza del Cafasso è stata de- terminante e decisiva anche per la formazione spirituale e pastorale di singolari figure della chiesa to- rinese dell’ultimo Ottocento e del primo Novecento. La chiesa tori- nese, in seguito all’ascendente esercitato dal Cafasso, vanta una ragguardevole tradizione di santi sacerdoti. Primo fra tutti il giàmen- zionato Giovanni Bosco (1815- 1888), la cui vigorosa attività ver- so i giovani più diseredati ha be- neficato dell’esempio e sostegno del Cafasso sin dagli esordi e pri- mi passi. Altri preti torinesi hanno potuto avvalersi con profitto della grande ricchezza interiore e del magiste- ro di colui che venne definito «la perla del clero piemontese». Se ne citano alcuni: il beato Clemente Marchisio (1833-1903), che ac- compagnò più volte il Cafasso nel- la visita ai carcerati e nel dare conforto ai condannati a morte; ed i beati, entrambi sacerdoti, fratel- li Giovanni Maria (1848-1913) e Luigi Boccardo (1861-1936), il cui dinamismo pastorale e l’intensa devozione religiosa suscitarono grande ammirazione. Non si può dimenticare inoltre che il modello del Cafasso, le sue ispi- razioni e i suoi suggerimenti han- no innescato nel nipote, il beato Giuseppe Allamano (1851-1926), rettore del Santuario della Conso- lata e fondatore dei missionari e delle missionarie della Consolata, una forza propulsiva scatenante dal punto di vista spirituale e reli- gioso, che ha comportato frutti co- piosi nella formazione missionaria del clero torinese. Predicazione, stile e linguaggio La predicazione del Cafasso, inol- tre, in cui s’insinuavano spesso e volentieri espressioni dialettali, era prettamente orale. Egli, nel pro- nunciare le omelie, non si preoc- cupava di conservarle per iscritto. Aveva l’abitudinedi adeguarsi al ti- po di pubblico che lo ascoltava. Se si trattava di fedeli del popolo, spe- cialmente della provincia o della campagna torinesi, i suoi discorsi erano ricchi di piemontesismi, per rendere più accessibile all’intellet- to e all’orecchio della gente i suoi messaggi morali. Ma non trascu- rava di fare citazioni in latino e di rispettare correttamente il lessico e la sintassi della lingua italiana, quando si rivolgeva a un pubblico più colto, come poteva esserlo, per esempio, il clero torinese. L’insegnamento morale e parene- tico del Cafasso si avvalse in mo- do preminente, quasi eccessivo, dell’esegesi biblica. La Bibbia ve- niva citata e adoperata di fre- quente dal Cafasso per spiegare meglio i suoi consigli e ammoni- menti morali, enunciati nel modo più persuasivo possibile. L’uso apologetico-probatorio della Bib- bia, così frequente nella tradizio- ne cattolica del tempo sino ai gior- ni del Concilio Vaticano II, costi- tuiva una costante dei toni, dei contenuti e della percezione emo- tiva della tipica predicazione del Cafasso. Al Cafasso interessava principalmente che la condotta morale e la vita pratica corrispon- dessero a ideali di coerenza cri- stiana, senza fare sfoggio di una cultura teologica fine a se stessa. L’edificazione e l’ammonimento costituivano l’obiettivo principale della predicazione del Cafasso, senza eccessiva preoccupazione dell’esattezzadelle citazioni scrit- turistiche e patristiche e senza troppo impegno per la profondità dogmatica. La tematica affrontata nella sua predicazione, in generale, con- cerneva aspetti di vita pratica e morale. Soltanto nei contenuti della catechesi il Cafasso proce- deva a illustrare il dogma, ma era prevalentemente sulla vita mora- le che la pastorale del Cafasso si concentrava. Il messaggio cristia- no da lui diffuso ed esposto non includeva spiegazioni di nozioni teologiche o dogmatiche, ma s’impregnava in modo consisten- te di ammonimenti ed esortazio- ni di natura morale, volti a stimo- lare nella gente una condotta eti- ca cristiana limpida e cristallina, 32 MC LUGLIO-AGOSTO 2010

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