Missioni Consolata - Luglio/Agosto 2010

MISSIONI CONSOLATA MC LUGLIO-AGOSTO 2010 29 terale che in Piemonte ha dato i suoi più cospicui frutti. All’azione dello Spirito, che ha generato tan- te figure di santi, beati e martiri, sacerdoti e laici, si è unito l’operato del Cafasso, la cui predicazione ha creato intorno a sé semi, germi e germogli di una contagiosa santità autentica. Il dinamismo pastorale della chie- sa piemontese aveva come bene- ficiari privilegiati i poveri. Lo zelo apostolico era caratterizzato da uno slancio caritativo ben distinto e marcato. In questo ambito il Ca- fasso ha fatto anche da maestro. La solida esperienza interiore, che valorizzava la sua personale azio- ne pastorale, imbevuta di una mo- destia e sobrietà esemplari, si nu- triva di sentimenti ardenti verso una particolarissima contempla- zione del Cristo, non avulsa da un’attenzionepratica costante e di- retta ai bisogni concreti degli uo- mini del suo tempo. Una ricca esperienza spirituale Nel panorama della chiesa subal- pina, la figura del Cafasso non è af- fatto isolata. La storia del clero lo- cale si era già infatti arricchita di personaggi la cui spiritualità e vita religiosa si rivelarono edificanti e degne di tutto rispetto, come, per esempio, il beato Sebastiano Val- frè (1629-1710), il cappuccino sant’Ignazio da Santhià (1686- 1770). Più vicini al Cafasso furono San Giuseppe Benedetto Cottolen- go (1786-1842), il venerabile Pio Brunone Lanteri (1759-1830), fon- datore degli Oblati di Maria Vergi- ne, e il teologo Luigi Guala (fonda- stero esemplare hanno infatti pla- smato e impreziosito l’intensa vi- talità della chiesa piemontese, rap- presentata tanto dai suoi semina- risti, preti e vescovi, come dalla gente comune, dal popolo dei fe- deli. Il Cafasso ha trasfuso a piene ma- ni un autentico spirito cristiano in quelli che diventeranno i santi e beati piemontesi (tra cui si anno- verano, per esempio, Giovanni Bo- sco e Giuseppe Allamano) e ha inoltre forgiato l’identità stessa del laicato piemontese, renden- dolo un protagonista attivo e partecipe nella vita civile e reli- giosa del territorio regionale. Un modello di santità nella chiesa piemontese Nel contesto di un’effettiva santità eroica, in cui si rispecchiò e confi- gurò la chiesa piemontese nell’ar- co degli ultimi tre secoli (ma che è stata sempre viva e presente in tempi precedenti, a partire dai pe- riodi tardoantico e medievale), l’in- telligenza spirituale del Cafasso, il suo modo di svolgere la pastorale e il suo carisma sacerdotale han- no recato un impulso non indiffe- rente alla genesi e alla fioritura di personaggi della chiesa locale, che si sono rivelati modelli, pro- pugnatori e plasmatori di una stagione del cristianesimo «piemontese» ricca e variega- ta, unica nel suo genere, cam- pione e prototipo di una cul- tura cristiana ben definita. Si potrebbe allora, forse, parlare anche di una scuola di santità presbi- G iuseppe Cafasso rifletteva, la mentalità e la sensibilità reli- giose, che caratterizzarono in modo marcato il pensiero spiri- tuale e il dinamismo pratico-reli- gioso del clero piemontese nel- l’Ottocento. Il suo genio spirituale, il suo carisma personale e il magi- Maestro di morale, San Giuseppe Cafasso è ricordato in modo particolare per il suo impegno sociale nella difficile realtà torinese del suo tempo. Fu però, soprattutto, un grande maestro di formazione spirituale. a cura della Redazione* UN SANTO PER TUTTI Sacerdoti e laici ispirati dal prete della misericordia a sua spiritualità L

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