Missioni Consolata - Luglio/Agosto 2010

Questo è il testo che, adesso, dopo la lunga e artico- lata introduzione, ci appare meno semplice e più ar- monioso di quanto non immaginassimo. A leggerlo len- tamente e assaporandolo si ha la sensazione di entrare nel tessuto di una grande storia che non può essere so- lo un banale sposalizio anonimo: il cuore ci dice che di- ventiamo protagonisti di eventi cosmici che ci avvolgo- no nel passato per proiettarci nel futuro di un proces- so travolgente, dove Dio e noi camminiamo insieme e insieme viviamo una dimensione nuziale che ci apre al- la relazione affettiva, fondamento di ogni relazione spi- rituale. Cana è il luogo del nostro sposalizio, cioè della nostra vita vissuta in chiave nuziale. Entriamo dunque nel villaggio e, seduti, al banchetto delle nozze, assapo- riamo le parole del vangelo. «E NEL TERZO GIORNO » ( V . 1) Sul «terzo giorno» abbiamo anticipato molte informa- zioni nella sesta puntata (luglio/agosto 2009) e nella settima (settembre 2009), in cui abbiamo cercato di collocare questa espressione nel contesto ampio di tut- ta la Scrittura e offrendo i motivi biblici e culturali che stanno dietro alla mentalità dell’autore. Abbiamo detto che nel «terzo giorno» della creazione vi sono due be- nedizioni di Dio che descrivono una doppia fecondità e quindi giorno ideale per celebrare le nozze secondo la tradizione giudaica. Le nozze di Dio con Israele av- vengono ai piedi del Sinai «nel terzo giorno» che diven- ta così il giorno della Toràh , la dote che Dio porta alla sposa nel momento in cui «l’acquista» come sua corona e gloria. Al tempo di Gesù nel quarto giorno si riuniva il tribunale a cui si poteva fare immediato ricorso per il ripudio della sposa non trovata vergine e sposata il giorno prima, cioè «il terzo giorno». A) Una scansione della salvezza Abbiamo anche sottolineato che il tema del «terzo giorno» attraversa tutta la Scrittura sia del Primo che del Secondo Testamento: Abramo sacrifica Isacco, Gio- na è salvato dal pesce, Ester salva il suo popolo, Esdra ricostruisce il tempio. Per i profeti è il giorno della ri- surrezione, ma anche di condanna per gli atei che si fingono religiosi. Nel NT «terzo giorno» è espressione tecnica per indicare la resurrezione di Gesù, per cui possiamo dire che «il terzo giorno» ritma l’eternità di Dio e segna il tempo dell’uomo. Qual è il nostro «terzo giorno»? Un fatto è certo: nella nostra esistenza c’è un «terzo giorno» che segna la nostra identità e l’evento centrale che ha determinato la nostra vita. Se non pren- diamo coscienza di esso e se non lo riconosciamo, noi viviamo come ubriachi che camminano a zonzo, senza una direzione e forse scambiamo i lampioni per punti di riferimento: parliamo a vuoto, mentre ci illudiamo di parlare con Dio. B) Una formula teologica L’espressione «E nel terzo giorno» è posta all’inizio del racconto e quindi, come si dice tecnicamente, in posi- zione «enfatica», cioè preminente, come se l’autore vo- Traduzione Cei-2008 Traduzione letterale 1 Il terzo giorno vi fu una fe- sta di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. 1 E nel terzo giorno uno spo- salizio avvenne in Cana della Galilea e la madre di Gesù era là. 2 Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. 2 Fu poi chiamato/invitato anche Gesù e i suoi disce- poli allo sposalizio. 3 Venuto a mancare il vino, 3 Venuto a mancare [il] vino, [variante del codice Aleph (sec. IV)]: e vino non avevano perché il vino delle nozze era stato termi- nato, in seguito: la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino». dice la madre di Gesù a lui: «Vino non hanno». 4 E Gesù le rispose: «Donna, che vuoi da me? Non è an- cora giunta la mia ora». 4 [e] dice a lei Gesù: «Che cosa a me e a te, donna?». Non è ancora giunta l’ora mia». 5 Sua madre disse ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fa- tela». 5 Dice sua madre ai dia- coni/servitori: «Quello che eventualmente vi dirà, fate[la]». 6 Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione ri- tuale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a cento- venti litri. 6 Ora erano là sei giare di pietra che giacevano [in terra] per la purificazione dei Giudei, contenenti fino a due o tre metrète. 7 E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le anfore»; e le riempirono fino all’orlo. 7 Dice loro Gesù: «Riempite di acqua le giare!» e le riem- pirono fino all’orlo. 8 Disse loro di nuovo: «Ora prendetene e portatene a colui che dirige il ban- chetto». Ed essi gliene porta- rono. 8 E dice loro: «Adesso attin- gete e cominciate a portare all’architriclìno; essi quindi portarono. 9 Come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto - il quale non sapeva da dove ve- nisse, ma lo sapevano i servi- tori che avevano preso l’acqua - chiamò lo sposo 9 Come poi l’architriclìno gu- stò l’acqua divenuta vino –e non sapeva da dove è, ma sa- pevano i diaconi/servitori, loro che avevano attinto l’acqua–, l’architriclìno chiama lo sposo 10 e gli disse: «Tutti mettono in tavola il vino buono all’i- nizio e, quando si è già be- vuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono fi- nora». 10 e gli dice: «Chiunque prima mette il vino bello e, quando sono ubriachi il peg- giore; tu hai custodito il vino bello fino ad ora». 11 Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui. 11 Questo Gesù fece [come] principio dei segni in Cana della Galilea e manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui. 12 Dopo questo fatto scese a Cafàrnao, insieme a sua ma- dre, ai suoi fratelli e ai suoi discepoli. Là rimasero pochi giorni. 12 Dopo ciò, discese in Cafàrnao lui e la madre sua e i [suoi] fratelli e i suoi disce- poli, e là rimasero non molti giorni. MC LUGLIO-AGOSTO 2010 25

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