Missioni Consolata - Luglio/Agosto 2010
ARGENTINA 20 MC LUGLIO-AGOSTO 2010 B uenos Aires. Su Avenida del Libertador, davanti agli edifici bianchi e ai giardini della Esma, sono stati co- struiti dei condomini alti e lussuosi.Chissà come sarà uscire sui balconi di quegli appartamenti e avere davanti agli occhi quello che fu un centro clandestino di detenzio- ne e sterminio, dove l’Argentina perse un’intera genera- zione di giovani.Mentre dal marciapiede stiamo scattan- do alcune fotografie alle cancellate della struttura, l’autista di un autobus, che si ferma nei pressi, ci regala uno sguar- do severo. La Esma - « Escuela deMecánica de la Armada » (Scuola di meccanica della marina) - non è un luogo di cui andare fieri.Altri argentini - in testa coloro che apparten- gono alle numerose organizzazioni per i diritti umani - lo hanno invece eretto a luogo simbolico, testimonianza del- la follia umana ma anche strumento per la promozione e la difesa dei diritti umani.Tutto ciò è sintetizzato in un grande cartello: « Espacio para lamemoria y para la promo- cion y defensa de los derechos humanos ». Ci dirigiamo verso l’entrata, poco appariscente, dove i visi- tanti si raccolgono in attesa della guida.Nella stanza della portineria, una mappa appesa al muro evidenzia i centri clandestini di Buenos Aires e già i primi brividi percorrono il corpo. Le frecce indicano dove si trovavano alcuni tra i centri più famosi: Automotores Orletti,Olimpo, F.Franklin, Virrey Cevallos,Club Atletico e appunto la Esma. In quegli anni in Argentina si aprirono 550-600 strutture di deten- zione e sterminio, tutte clandestine (1). La giunta militare - composta dai comandanti delle tre forze armate (Videla per l’esercito,Agosti per l’aeronautica,Massera per la ma- rina) - non lasciò nulla al caso per compiere quello che de- nominò «Processo di riorganizzazione nazionale». U NA VISITA PER CAPIRE ( E NON DIMENTICARE ) Le visite alla Scuola di meccanica della marina (2), pro- grammate e completamente gratuite, sono coordinate dai volontari dell’istituto Espacio para lamemoria .Volontari come Mariana Croccia, la guida dal cognome italiano, che prende in consegna il piccolo gruppo, composto di perso- ne di varie nazionalità. Sul viale interno - la Esma è una pic- cola città -,Mariana si ferma subito davanti alla mappa del luogo e fa una presentazione, appassionata e partecipe. Il terreno apparteneva alla marina ( armada ) dal 1924, che lo ricevette dalla città di Buenos Aires, affinché lo utilizzas- se per fini educativi. La marina ne fece una scuola per sot- toufficiali, dove si insegnavano tecniche di guerra navale D ENTRO LA E SMA UFFICIALI E TORTURATORI Contro i presunti «sovversivi» la dittatura militare usò ogni mezzo: il sequestro, la tortura, la sparizione. Inquegli anni (1976-1983) il «terrorismodi stato» divenne legge. Unodei centri di detenzione e sterminiopiù (tristemente) famosi fuquellodella Esma, la «Scuola di meccanica della marina». Siamo andati a visitarlo. ma in seguito anche quelle tecniche antisovversive, che verrannomesse in pratica durante gli anni della dittatura. All’indomani del golpe, il comandante in capo della mari- na, l’ammiraglio Emilio Eduardo Massera, convertì parte della struttura in un efficientissimo centro di detenzione clandestino.Con il ritorno della democrazia, iniziò una lunga battaglia legale e politica per togliere all’armada la Esma.Cosa che si compì - parzialmente - il 24 marzo del 2004, in occasione del 28.mo anniversario del golpe (3). «Il funzionamento dei centri - spiega Mariana - è stato ri- costruito sulla base delle testimonianze dei sopravvissuti, perché i repressori, si sono trincerati dietro un patto di si- lenzio, molto forte.Tanto che ancora oggi non è stata tro- vata una lista dei desaparecidos né si sanno i nomi dei bambini che furono rubati in quegli anni». «S OVVERSIVI , SENZA D IO E SENZA P ATRIA » Passiamo davanti al padiglione centrale dove, sopra le quattro colonne bianche, sull’architrave risalta evidente la scritta: Escuela deMecánica de la Armada . Di norma, la visita riguarda un solo edificio, il piùmoderno (è del 1950), conosciuto come Casino de oficiales , dove al- loggiavano gli ufficiali quando provenivano da altre basi navali e dove venivano portati i «sovversivi», persone «senza Dio e senza Patria» (studenti, sindacalisti, professo- ri, giornalisti, religiosi, donne e uomini), secondo l’insinda- cabile giudizio dei golpisti. Il palazzo ha tre piani. È freddo, spoglio, brutto,ma chi vi entra - sapendo quello che tra quelle mura accadde - non può rimanere indifferente. Il primo e il secondo piano fun- zionavano come dormitori per gli ufficiali. I posti più uti- lizzati per le attività di repressione erano il terzo piano, il sottotetto ( capucha ), una dipendenza posta più in alto (capuchita) e lo scantinato ( sótano ). «Qui dentro le persone erano ridotte ai minimi termini», spiegaMariana.Oltre alla violenza per disintegrare fisica- Il grande cartello all’entrata della Esma. Pagina accanto: il «Casino de oficiales», dove erano rinchiuse le persone sequestrate; sotto, mappa dei centri di detenzione più importanti di Buenos Aires.
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