Missioni Consolata - Luglio/Agosto 2010

MISSIONI CONSOLATA MC LUGLIO-AGOSTO 2010 19 che lo stereotipo femminile è difficile da rompere in quasi tutto il mondo». Tu sei diventata famosa come «la nipote recuperata n.78»,ma la tua avventura politica è antecedente alla scoperta della tua identità... «È vero.Come ho spiegato prima, sono stata e sono unamilitante politi- ca e sociale. In questomomento, cer- co di rappresentare i più poveri nel parlamento argentino.Sono diventa- ta ciò che sono prima che scoprissi di essere figlia di desaparecidos». D’altra parte, tu sei ricordata so- prattutto per quest’ultimo fatto.Ti dà fastidio? «No, nonmi dà fastidio.Tra l’altro, quello che avvenne qui non fu un fatto isolato. È capitato in altri paesi dell’America Latina,ma anche dell’A- frica e dell’Asia. Insomma, sono con- tenta che si conosca questa storia. Che poi è una storia tra le tante.Ci so- nomolti bambini che non hanno a- vuto la fortuna (tra virgolette, ovvia- mente) che ho avuto io». Cosa significa, secondo te, il termine diritti umani? «Quando avevo 16 anni cominciai a visitare un orfanotrofio e lì mi resi conto che c’erano bambini che non avevano la mia stessa fortuna. Bam- bini di 10, 12, 13 anni che non aveva- no nulla, che non sapevano leggere. Che dovevano rubare per sopravvi- vere. Oppure che dovevano occupar- si di fratellini ancora più piccoli. Eb- bene, lì mi resi conto cosa dovevano essere i diritti umani: che i bambini potesseromangiare, andare a scuola, avere una casa.Non si può essere fe- lici se non sono soddisfatti i bisogni essenziali...». Dunque, i diritti umani sono anche cose - diciamo - tangibili? «Certamente! Mio papà e mia mamma - come le altre 30.000 perso- ne - non furono fatti sparire per nulla. Scomparvero perché lottavano per qualcosa: perché tutti avessero una casa, una educazione. I diritti umani sono sociali, culturali, politici.Senza dimenticare quelli delle generazioni future di ereditare, ad e- sempio, un ambiente sano in cui vive- re. Ricordiamoci che gli individui pos- sono commettere delitti,ma sono gli stati che violano i diritti umani». Apropositodi violazionedei diritti umani...,un temadelicatoèquello dei rapporti dellagiuntamilitare con lagerarchiadella chiesa cattoli- caargentina.Cosapensi al riguar- do? «Che ci fumolta coerenza dal lato del male: la chiesa argentina appog- giò apertamente la cupola militare della dittatura. È di poco tempo fa la condanna per crimini di lesa umanità del padre vonWernich (3). Quando catturarono la mia mam- ma, lei era incinta di me da 6 mesi. Es- sendo piccola di statura, la sua pan- cia appariva molto grande e tutti po- tevano perciò vedere che era una donna in attesa. La portarono in un centro clandestino e poi nella stanza della tortura.Mentre – pur essendo incinta - le facevano passare l’elettri- cità per il corpo, un sacerdote al suo lato le suggeriva di dire quello che i torturatori volevano sapere. D’altra parte, per essere giusti, va detto che altri sacerdoti si opposero. Come quelli del Movimento di sacer- doti per il Terzomondo (4). Ricordo, ad esempio, il fatto della Iglesia de Santa Cruz dove due monache francesi, as- sieme ad un gruppo di madres , furo- no sequestrate, torturate alla Esma e quindi gettate inmare (5)». Le donne sono più forti L’Argentina è un paese machista , ma è - allo stesso tempo - un paese S OVVERSIVI « Silvia mi spiegò che quei “senza Dio” cui avevo fatto riferimento (...) erano usciti dalle viscere della chiesa, dalle mani di un sa- cerdote che un’intera genera- zione aveva preso a modello nella lotta contro l’oppressione e l’ingiustizia: padre Mugica, as- sassinato dalla Triplice A. Mi fece notare che i “senza Patria” prove- nivano dalle basi del nazionali- smo cattolico e che ciò che li dif- ferenziava dai loro assassini era il desiderio di una“patria” (...) di- versa, semplicemente più giusta e sovrana ». Dal libro di Victoria Donda , Il mio nome è Victoria , pag. 75 (si racconta delle spiegazioni fornite dall’inse- gnante alla piccola Victoria). F INO A QUANDO ? « (...) quella che racconto in que- ste pagine (...) è la storia dell’Argentina, una storia di in- tolleranza, violenza e menzogna, le cui conseguenze sono ancora vive e che non sarà conclusa fin- ché anche l’ultimo bambino ru- bato durante la dittatura non ri- trovi la propria identità, finché l’ultimo dei responsabili di quella barbarie non venga giudicato per i crimini che ha commesso, finché l’ultimo dei trentamila desapare- cidos non abbia di nuovo un nome, una storia e una circo- stanza di morte conosciuta, e fin- ché l’ultimo dei suoi parenti non sia finalmente in grado di dargli una sepoltura ». Il mio nome è Victoria , pag. 80 (qui si parla delle speranze di Victoria). (continua a pagina 22)

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