Missioni Consolata - Luglio/Agosto 2010

lunga linea di bambini senza divisa, ciotole e piatti di tutte le fogge nelle loromani.Anche per loro un’abbon- dante razione di uji . Sono quelli della seconda ora, quei bambini non uffi- cialmente registrati all’asilo, che suor Guendalina Saba ( altramissionaria sarda, veterana dei luoghi più disa- giati del Kenya ) è andata a pescare mentre giocavano ignari tra i viottoli del villaggio o guardavano le capre. Li ha accolti in classe anche dopo il tempomassimo, sperando, col tem- po e con il dialogo con le famiglie, di averli presto fruitori ordinari di edu- cazione. È vero che l’asilo è «privato» della missione ( qui non nel senso che si fa pagare,ma che lamissione, con l’aiuto di benefattori, sostiene tutti i costi dell’educazione dei bambini! ) e che in Kenya l’asilo non è obbligato- rio e per molti genitori è un lusso non necessario,ma l’esperienza in- segna che i bambini esposti per tempo ad un insegnamento qualifi- cato e stimolante,mettono delle ba- si solide per il loro futuro. Quelli in periferia L’asilo è bello, spazioso, arioso e ben attrezzato. Ci si riconosce la ma- no e la passione delle suore della Consolata, pioniere dell’educazione in Kenya.Ma la suora m’invita a non accontentarmi di quel che vedo, vuole che vada oltre, fuori, nelle zo- ne più povere e distanti del villag- gio, dove lei sta investendo tanto per i bambini più emarginati e più lontani. E così partiamo. Prima tap- pa è in direzione sud, sulla strada che avevo già percorso arrivando. Verso il lago c’è una costruzione nuova, due stanze, un mini ufficio e un magazzino-cucina.Dentro ogni stanza tavoloni con panche, un mu- ro cementato che diventa lavagna, cartelloni sulle pareti, un maestro ( che ci siano dei giovanotti come maestri d’asilomi sorprende un po’, ma poi ricordo uno dei problemi grossi di Loyangallani e del nord del Kenya in genere: lamaggioranza del- le ragazze non finisce la terzamedia perché o rimangono incinte o sono date in sposa ) e trenta-quaranta bambini, nessuna uniforme,mai vi- sto le scarpe, ignari di cosa sia una doccia, abituati alla fame. Sono alle prese con numeri e parole, in ingle- se. Attorno c’è un grande spiazzo, pietre, sassi e sabbia, sullo sfondo il lago. «Qui un giorno ci sarà anche una scuola elementare. Il comune è d’accordo ed ha già riservato que- sto terreno»,mi dice la suora. «Se i benefattori continueranno ad aiu- tarci, prima completiamo le classi per l’asilo e poi le elementari. Il ter- reno c’è. Se si vuole davvero vincere la povertà bisogna cominciare dalla scuola!». La guardo: pelle cotta dal sole, velo al vento, non è più una giovincella…eppure continua a sognare.Di fronte a noi, dall’altra parte della strada, la distesa di ce- stoni di vimini capovolti, le innume- revoli capanne turkana fatte di fo- glie di palma intrecciate.Tra le ca- panne si vedono bambini che giocano, aspettando una scuola che ancora non c’è. Continuiamo l’esplorazione.An- diamo verso nord, oltre la pista per aerei e il lodge dove fu ucciso p. Stal- lone. L’area è abitata prevalente- mente da Gabbra,mi spiega la suo- ra. Inmezzo ad uno spiazzo sabbio- so c’è la copia carbone dell’asilo precedente, solo la cucina è ancora una capanna di paglia e pali.Dentro la solita scena.Tanti bambini gioiosi, vivaci, attenti, seduti attorno a tavo- lini coloratissimi, classi strapiene. MC LUGLIO-AGOSTO 2010 13 MISSIONI CONSOLATA

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