Missioni Consolata - Luglio/Agosto 2010

KENYA G iovedì, 18 giugno 2009, con- tinuo il mio viaggio verso nord su una strada sorpren- dentemente bella. Riparto da South Horr, dove comincia il distretto di Marsabit.Ho cento chilometri di fronte a me;me la prendo con cal- ma, per assaporare l’ambiente.Usci- to dalla verde ( quasi verde, perché la prolungata siccità ha lasciato il se- gno anche qui ) valle di South Horr, macino chilometri in solitudine mentre la savana cede il posto a di- stese sassose di lava nera. La strada passa zigzagando tra lagga secchi ora,ma devastanti nei tempi di pioggia; costeggia colline di roccia lavica nera spaccata in piccoli bloc- chi dalla tremenda escursione ter- mica; scorre su un altipiano desola- to dove il raro verde delle acacie ri- vela la presenza di vene d’acqua sotterranee. Incontro solo due pa- storelli che si fan vedere quando mi fermo a fotografare. Passo un villag- gio abbandonato: una bottega, qualche capanna, nessuno in vista, nessun segno di attività umana re- cente ( verrò poi a sapere che è stato abbandonato recentemente perché esposto agli attacchi degli altri e quindi troppo insicuro ). Poi di colpo, svoltando a ovest dopo una tozza collina,mi si para davanti la visione del lago: Rodolfo per gli europei sotto il livello delle pietre, quasi a cercare rifugio e protezione contro il vento che soffia incessante. Ecco cosa mangiano le capre: quest’erba invisibile, che alla prima pioggia e- splode in un arcobaleno di colori per tornare a nascondersi nei pe- riodi di secca. Mi avvicino alla barca per una fo- to, e mi trovo davanti a dei pesca- tori. Stanno pulendo il pesce per testo e foto di Gigi Anataloni Loyangallani, Lago Turkana, sulle rive del più grande lago del deserto DANZANDO LA CONSOLATA ( nome dato dal Conte Teleki nel 1888 ),Turkana per il Kenya dal 1975, Mare di Giada per la promozione tu- ristica. La visione è surreale: nella cornice di rocce nere punteggiate da rari al- beri spinosi senza foglie e dalla cor- teccia biancastra splendente nel so- le, ecco una distesa di giada ( un in- tenso color turchese causato da un’alga ) a perdita d’occhio. Scendo cautamente lungo la scarpata, ce- mentata tanto tempo fa, attento a buche o crepe improvvise,micidiali per gli ammortizzatori. Proseguo verso nord costeggiando il lago: a si- nistra la gran distesa d’acqua, a de- stra la nera scarpata tutta rocce, di fronte la pista che serpeggia tra pie- tre e sassi, su e giù per dossi e avval- lamenti. A destra, ogni tanto, negli anfratti di vallette e canaloni, intra- vedo qualche capanna appena di- stinguibile tra le rocce; qua e là ca- prette al pascolo…Mi chiedo cosa possanomangiare tra quelle rocce assolate. Vedo una barca ( tre tronchi di pal- ma legati insieme! ) apparentemen- te abbandonata sulla riva. Lascio la macchina e mi avvicino a piedi tra i sassi. Sassi? I miei piedi sentono qualcosa di morbido. Guardo me- glio. Incredibile. Sto calpestando erba, un’erba dura, bassa, nascosta Centro: veduta del lago con una ti- pica «barca» fatta di tre tronchi di palma legati insieme. Sotto: panorama di Loyangallani con l’antenna per i cellulari e le tipi- che capanne di foglie di palma.

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