Missioni Consolata - Maggio/Giugno 2010
Cari mission @ ri 6 MC MAGGIO-GIUGNO 2010 la venne scoperta l’80 per cento del territorio era rico- perto da alberi di papaia, mango e tamarindi». L’attuale situazione eco- logica da incubo è stata incoraggiata anche dalle compagnie americane du- rante la Seconda guerra mondiale per venire in- contro alle esigenze belli- che. La deforestazione ha una causa banale: si ta- gliano gli alberi per cuci- nare. Non esistono leggi sulla proprietà della terra, né sovvenzioni statali per l’acquisto di bombole di gas che possano rappre- sentare un’alternativa al- l’uso della legna. Dal mo- mento che il 77 per cento della popolazione guada- gna meno di due dollari al giorno e il 60 per cento è senza lavoro. I contadini tagliano gli alberi per far- ne carbone di legna da ri- vendere, in questo modo circa 30 milioni di alberi vengono tagliati ogni an- no per fornire legna, car- burante, lavoro a una po- polazione disperata. La ricostruzione di Haiti non può prescindere dal ri- pristino dei giusti equilibri ecologici. Tutti devono en- trare nell’ordine di idee che le foreste sono un bene co- mune, da esse dipendono Non tocchiamo gli elefanti Nel numero di febbraio, avete pubblicato una foto, sia pure del 1923, con un povero elefante ucciso da un frate! E il fucile inmano a una suora! Quel povero elefante non era degno neppure di una parola di commento negativo sulla sua uccisione? Gli elefanti sonomam- miferi altamente senzienti, con una vita sociale assai articolata, riconoscono le ossa dei parenti morti... Un elefante non può e non de- ve essere ucciso così, solo perché cercava di mangiare qualcosa, richiesta del tut- to legittima. Spero di vedere il giorno in cui la religione che si di- ce «cristiana» riconoscerà agli altri esseri senzienti il diritto a una vita dignitosa, il riconoscimento che sono capaci di pensiero e di sof- ferenza, di emozioni e di a- more. Dovrò aspettare an- coramolto? Albino Fedeli Gentile lettore, la foto da noi pubblicata voleva far risaltare, con il tono scherzoso di chi l’ave- va impersonata e scattata, il carattere operoso, spor- tivo ed energico che, il no- stro fondatore desiderava vedere impersonato dalle sue missionarie. Mi per- metta comunque una pre- cisazione. Gli elefanti sa- ranno anche mammiferi altamente senzienti, ma, a detta di chi ha personal- mente avuto a che fare con loro, sono anche ani- mali poco propensi all’a- michevole dialogo che do- vrebbe regolare ogni rap- porto di serena convivenza fra vicini. Scherzi a parte, quello tra pachidermi e contadi- ni è un conflitto ancestra- le, che ha sovente risvolti drammatici per gli uni e per gli altri, soprattutto se i campi appartengono e rappresentano l’unica fonte di sopravvivenza di comunità povere, costret- te a difendere le loro pro- prietà con i denti. Un po’ come capitava ai nostri primi missionari (bene ha fatto il lettore a ricordare che la foto era del 1923), visto che gli elefanti erano un problema serio anche per le missioni e per la gente che intorno ad essa viveva e lavorava. Si calco- la che in India, paese che ospita oggi circa il 60% degli elefanti selvaggi a- siatici, muoiano ogni an- no più di duecento perso- ne nel tentativo di opporsi ai saccheggi di questi in- gombranti intrusi. Numeri insignificanti se rapporta- ti a quelli che descrivono la misura del massacro perpetrato dagli uomini a danno degli elefanti: l’a- vorio insanguinato è un peccato che grida vendet- ta al cospetto di Dio, su questo non vi è alcun dubbio. La didascalia della foto incriminata, però, metteva le cose nel loro giusto contesto. . Gli alberi di Haiti Cari Missionari, c’è ben poco da obbietta- re al bellissimo editoriale di Marco Bello «Alzati e cammina», dedicato ad Haiti (cfr. MC n.2/2010 p.3). Tuttavia, non pensate anche voi che dietro la se- rie impressionante di scia- gure che da secoli si abbat- tono sulla parte occidenta- le dell’isola di Hispaniola ci sia una serie, altrettanto impressionante, di crimini contro l’ambiente? Per non andare troppo indietro nel tempomi limito a proporre piccoli stralci di un dossier su Haiti che il mensile «Missioni Francescane» pubblicò qualche settima- na prima del terribile si- sma del 12 gennaio: «Piantare nuovi alberi potrebbe aiutare molto per fermare il deteriora- mento dell’ecosistema hai- tiano, sostenere il terreno e prevenire le frane che de- vastano interi villaggi do- po ogni pioggia. Ma il mi- nistero dell’ambiente non finanzia progetti di rimbo- schimento sulle coste dei monti come aveva suggeri- to l’arcivescovo di Port- au- Prince in un documento pubblicato nell’aprile scor- so. Il prelato deplorava il fatto che i contadini tagli- no le piante per farne le- gna da vendere…». E ancora: «L’incredibile devastazio- ne ha lasciato Haiti senza nessuna difesa di fronte al- l’erosione del suolo. Per a- vere un’idea della situazio- ne basta fare un confronto con la vicina Repubblica Dominicana dove le foreste coprono il 47 per cento del territorio. Ad Haiti, secondo le stime degli esperti, solo il 3 per cento; quando l’iso- Una drammatica immagine del terremoto haitiano.
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