Missioni Consolata - Maggio/Giugno 2010
tro di irradiazione missionaria, il Ric- ci comincia a insegnare greco e lati- no nel collegio dei gesuiti a 700 gio- vani di varie nazionalità: indiani, ci- nesi, giapponesi.Al tempo stesso frequenta i corsi di teologia per pre- pararsi al sacerdozio.Viene ordinato nel 1580 e continua la sua formazio- ne teologica per altri due anni, fin- ché AlessandroValignano, da una decina di anni nominatoVisitatore delle Indie, lo invia a Macao in aiuto di padre Ruggeri perché entrino in- sieme nella Cina. Un’impresa disperata.Negli ultimi 30 anni, oltre Francesco Saverio, altri 25 gesuiti, 22 francescani e un do- menicano hanno tentato di pene- trare nel paese del drago,ma ne so- no sempre stati ricacciati. 52 MC MAGGIO-GIUGNO 2010 I GRANDI MISSIONARI granaggi e meccanismi vari destina- ti a scandire lo scorrere del tempo gli rimarranno impresse nella me- moria e gli apriranno le porte del ce- leste impero. Terminati i corsi di umanità e re- torica, Matteo aiuta nella farmacia paterna.Ma un ragazzo intelligente e sveglio come lui non può restare chiuso in una bottega di speziale; e gli sta stretta perfino Macerata, no- nostante la sua università, pensa il padre Gianbattista, che sogna per il primogenito un radioso futuro alla corte pontificia. E lo convince a re- carsi a Roma dove, oltre a frequen- tare i corsi di giurisprudenza alla Sapienza, può stringere le amicizie che contano per una brillante car- riera. Appena sedicenne,Matteo s’im- merge seriamente negli studi di di- ritto, ma tre anni dopo, il 15 agosto 1571, bussa alla porta del noviziato della Compagnia di Gesù a Sant’An- drea al Quirinale.Ad accoglierlo c’è padre AlessandroValignano, vice maestro dei novizi; un altro incontro non casuale: saranno entrambi i fon- datori della missione in Cina. Quando Matteo comunica al pa- dre della sua decisione, questi si pre- cipita a Roma per riprendersi il figlio; ma giunto a Tolentino, a pochi chilo- metri da Macerata, è assalito da un febbrone da costringerlo a tornare a casa: per papà Giovanbattista non è un caso,ma «la manifesta volontà dell’Altissimo», come scrive al figlio, lasciandolo seguire la sua strada. Emessi i voti religiosi nel 1572 ed entrato nel Collegio Romano, presti- gioso ateneo fondato da Ignazio di Loyola,Matteo eccelle nelle materie umanistiche e, grazie alla sua me- moria prodigiosa, impara a memoria autori latini e greci.Ma i compagni lo chiamano «il matematico», per il suo particolare interesse verso le scienze esatte; ha la fortuna di esse- re allievo del gesuita tedesco Cri- stoforo Clavio, brillante matematico, amico di Galileo e di altri scienziati del tempo, soprannominato l’Eucli- de del XVI secolo per il suo contribu- to nella riforma del calendario gre- goriano. Sarà proprio il Clavio a tra- smettergli le scoperte più avanzate della matematica, astronomia, co- smografia, e altre scienze esatte.An- che queste nozioni e materie ven- gono immagazzinate nella sua me- moria e saranno preziosissime per l’evangelizzazione. Avendo fatto domanda di essere inviato nelle missioni dell’Oriente, il 18 maggio 1577 lascia Sant’Andrea al Quirinale alla volta di Lisbona, porto obbligato per chi vuole recarsi in Estremo Oriente; studia il porto- ghese a Coimbra e riparte per Goa, dove arriva alla fine di settembre dell’anno seguente. A Goa, cuore dell’impero porto- ghese nell’India occidentale e cen- Nelle pagine precedenti, Lisbona, monumento alle scoperte. La capitale portoghese fu il principale porto di partenza per i viaggi in Oriente. A destra, ritratto di Matteo Ricci.
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