Missioni Consolata - Maggio/Giugno 2010
MISSIONI CONSOLATA I n Messico ricorrono quest’anno i 200 anni di indipendenza, ma anche molti secoli di sfrutta- mento, oppressione e violenza sul- la donna. La donna nel Messico di oggi, come in quello di ieri, è as- servita e discriminata: 7 su 10 don- ne messicane maggiori di 15 anni nel corso della loro vita hanno sof- ferto di aggressioni violente e la maggioranza di queste sono state perpetrate da familiari o da com- pagni intimi delle vittime, secondo quanto riferisce la Commissione nazionale sui diritti umani (1) in un comunicato stampa uscito in oc- casione del «Giorno internaziona- le della donna» (8 marzo). Questa celebrazione, che vor- rebbe ricordare la resistenza e la lotta centenaria del movimento femminista internazionale (che si batte per la eguaglianza e la di- gnità nelle relazioni tra donne e uomini), in Messico si è trasfor- mata in un giorno feriale in cui si Il femminicidio non è una prerogativa di Ciudad Juárez. Nel paese latinoamericano, in 10 anni sono state uccise 12.000 donne. Sfruttamento, oppressione e violenza sono una costante dell’universo femminile messicano. Perché? di Maria Romero SULLA PELLE DELLE DONNE M La difficile condizione femminile vendono, tra le altre cose, ciocco- latini e fiori in onore della mamma o di qualsiasi altra donna che pos- sa essere relazionata con l’arche- tipo materno. Perché ai messicani piace colorare la realtà quotidiana quando essa è troppo violenta per desiderare di viverla o crederla. A parte le donne assassinate di Ciudad Juárez, il Messico ha una media annuale di 1.200 femmini- cidi. Tra il 1999 e il 2008, sono morte più di 12.000 donne, in maggioranza minorenni, «sempli- cemente perché donne». La defini- zione accettata di «femminicidio» è nelle parole della statunitense Diane Russell (2): «l’assassinio di donne per mano di uomini, per il semplice fatto di essere donne». Questo omicidio include i seguen- ti motivi: «il disprezzo per la don- na, i sentimenti di superiorità sul- la donna, la ricerca del piacere o del sadismo, e la pretesa di essere proprietari della donna». Questo significa che, per lo me- no in Messico, il femminicidio non è soltanto il risultato di azioni del- la delinquenza organizzata, o dei militari che abusano delle armi, dei preti pedofili, o dei funzionari pub- blici corrotti. Questo crimine e tut- ta la violenza di genere che acca- de nel paese sono responsabilità diretta di tutti i messicani e le mes- sicane che accettano o che ignora- no di vivere in una cultura dove la rete che dirige le relazioni tra uo- mini e donne è avvelenata da pau- ra, inimicizia e odio. Amore per la madre, odio per la donna Senza dubbio, per l’uomo mes- sicano non tutto è odioso nella fi- gura femminile, che sempre è sta- ta vista in modo ambivalente. Nel- come «mujeres» Ciudad Juárez: sulle magliette di que- ste mamme i volti delle figlie assassi- nate. Le vittime sono centinaia,ma i colpevoli non sonomai stati presi. MC MAGGIO-GIUGNO 2010 41
RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=