Missioni Consolata - Maggio/Giugno 2010
MISSONI CONSOLATA vincia centrale per le immense soli- tudini del nord.Da Maralal (a 2.000 metri di altezza) salivo a fatica attra- versando una foresta di cedri ed eu- calipti. La lentezza del procedere era compensata dalla bellezza in- credibile del posto così simile alle nostre montagne. Arrivati ai 2.500 di Porrò si comincia a scendere, la foresta cede il posto a bassi cespu- gli e la terra si fa più arida e spigolo- sa. Dopo un lungo altipiano, di col- po, a quota 1.400, ci si affaccia, co- me da un balcone, su una pianura immensa, contornata da montagne dove non c’è traccia di presenza u- mana se non per la strada che la ta- glia in due.Mi fermai e contemplai quegli spazi a perdita d’occhio, la- sciando libera la memoria sull’onda dei racconti del passato.Mi affaccia- vo alla «valle del pianto», come è or- mai conosciuta nella «mitologia» consolatina, in ricordo di padre Mi- chele Stallone (ucciso a Loyangalla- ni nel 1965) che, trovandosi di fron- te a questo infinito, scoppiò in pian- to al pensiero dell’incognito che l’aspettava andando a fondare una nuova missione nella più assoluta povertà e isolamento. Una vera «chiesa» Da lì continuai a scendere fino ai 1.200 metri di Baragoi tra prati ric- chi di erba alta e secca dove non si vedevano mandrie o greggi al pa- scolo neanche a cercarli col binoco- lo. Dopo oltre tre ore di guida su quei cento chilometri infami, arrivai a destinazione! E i miei confratelli vanno ci su e giù come se fosse la cosa più naturale del mondo. Baragoi è su una collina alla con- giunzione tra due fiumi, diviso da una strada che l’attraversa da nord a sud, una strada che non è solo via, ma confine,muro e barriera. Il villag- gio non è molto grande e giunsi quindi con facilità alla missione.Da- vanti a me, nel sole di mezzogiorno, la chiesa. L’avevo già vista in foto, ma ora, da vicino,mi lascia davvero piacevolmente sorpreso. Finalmen- te una chiesa «chiesa» in questo nord del Kenya, dove per anni si son costruiti al risparmio grandi capan- noni chiamati chiese. E la sorpresa fu ancora più piacevole quando venni a sapere che era stata costrui- ta ancora all’inizio degli anni Ses- santa da padre Pierino Tallone, che purtroppo, per sua stessa ammissio- ne, non ha poi più fatto il bis! Il parroco, padre Fiorenzo Can- zian, trevigiano doc classe 1940,mi accoglie con gioia e mi rifocilla, rapi- damente, perché il pomeriggio pre- vede una visita ai campi dei «rifu- giati», prima a Est, poi a Ovest della strada.Già, perché Baragoi, pur fuori dal mondo, ha il bel vanto di ospita- re dei grossi campi di rifugiati inter- ni che sono praticamente scono- sciuti a tutti. E non è neppure una realtà di ieri … Troppi anni di tensione Baragoi, nel distretto Samburu (nome che fece storcere il naso quando fu imposto perché identifi- ca un’area con una tribù), negli anni Cinquanta era prevalentemente a- bitato da Turkana, incuneati tra i Samburu di South Horr, Barsaloi e Morijo. Al presente ci sono circa 27.000 persone (20.000 al censi- mento del 1999), di cui circa 6.000 cattolici, su un’area di 4.000 chilo- metri quadrati. La popolazione è più o meno divisa in parti uguali tra le due tribù principali, Samburu e Turkana, forse con una leggera pre- valenza di questi ultimi.Ma il potere politico è saldamente nelle mani Samburu, che si ritengono gli unici ad avere il possesso ancestrale di questa terra.Vissute insieme in ar- monia per molti anni, con molti ma- trimoni misti, le due tribù sono in a- perta ostilità dal 1996, quando alcu- ni politicanti provocarono il massacro di un intero villaggio Turkana e poi continuarono ad ali- mentare l’inimicizia assicurando un l’afflusso di munizioni e kalashnikov che ormai, anche se illegali, si trova- no nelle mani di tutti i guerrieri da una parte e dall’altra.Dal 1996 in a- vanti, nonostante gli instancabili sforzi della chiesa per ricostruire rapporti nuovi e favorire la riconci- liazione, e i pesanti interventi della polizia e dell’esercito, è stato un continuo susseguirsi di scontri, raz- zie, intimidazioni, violenze e uccisio- ni, che l’anno scorso (dal 24 aprile fi- no a tutto maggio - poco prima del mio viaggio) avevano raggiunto un picco altissimo di tensione, a segui- to dell’uccisione di un prominente commerciante Turkana proprio a Baragoi. Quali le ragioni di questi scontri tribali? Sono certamente complesse e alcune si perdono nella notte dei tempi, visto che i pastori hanno sempre fatto razzie (normalmente senza uccisioni) per rubare il bestia- me degli altri considerati concor- renti e nemici.Oggi, la pressione de- mografica con l’aumento conse- guente di greggi e mandrie, l’appropriazione dei terreni migliori da parte di potenti e la creazione di aree protette per gli animali selvag- MC MAGGIO-GIUGNO 2010 11 A sinistra: veduta della piana di Baragoi dal punto in cui la strada, passate le montagne, sembra affac- ciarsi all’infinito. Qui a destra: la bella chiesa di Baragoi
RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=