Missioni Consolata - Aprile 2010

Sopra: veduta del villaggio di Aaiuni, a sud di Tindouf, in Algeria. Qui a de- stra: l’autrice con Adì, nella cui tenda fu ospite. Pagina di fronte, dall’alto: la serra per la coltivazione delle piante medicinali tradizionali, l’asilo e una classe della secondaria il giorno degli esami. 50 MC APRILE 2010 ne vanno e lasciano la tenda intera- mente a noi.Qualcuno apre il sacco a pelo e cede al sonno, qualcun al- tro esce a guardare incantato la vol- ta celeste, avvolto dal buio totale e dal silenzio del Sahara. Vivere nel deserto La tenda di Alì sorge al limite del villaggio. Lo scopriamo al mattino, quando usciamo per andare «in ba- gno». Il deserto è disseminato di ca- supole e tende che paiono cadute a caso sulla sabbia di questo luogo piatto, ampissimo, giallo come è tut- to qui, a perdita d’occhio. Il villaggio di Aaiuni è composto da sette centri, ciascuno con circa 7.000 persone che vivono in minu- scole casette di mattoni di sabbia volino lungo e basso su cui è appog- giato il necessario per il nostro pa- sto; qui dentro, dove pare che la sab- bia del deserto sia lontana,Adì, bel- lissima ragazza,mamma di un piccolo di sei mesi, avvolta nel suo musata in fantasia rossa, dà inizio al rito che ci accompagnerà per una settimana: su un braciere portatile ha preparato la bevanda che versa nei bicchierini appoggiati sul tipico vassoio arabo. Il primo tè che ci offre è «amaro» come la vita e lascia in bocca un retrogusto da cui prende il nome. Il tempo di assaporarlo e ne arriva un altro, questa volta «dolce» come l’amore, e poi un terzo, l’ulti- mo, «soave» come la morte. Con uno spagnolo stentato ab- bozziamo le prime parole di presen- tazione e di ringraziamento,ma è più semplice spiegarci a gesti per- ché la donna e gli autisti che ci han- no accompagnato fin qui conosco- no solo l’arabo. A scuola, a partire dalla terza elementare in poi, si im- para lo spagnolo,ma molti adulti non lo conoscono. La nostra prima notte «profuga» trascorre nella semplicità di questa accoglienza, poi i padroni di casa se dove siamo venuti per osservare e ascoltare. Alì, la nostra guida, ci invita ad en- trare nella tenda dove sua moglie ha preparato il tè per noi.Così ha inizio la nostra full immersion nel luogo più povero che abbia mai visto, dove i saharawi sono riusciti a ricostruire una società organizzata, collaborati- va ed efficiente. Lo stupore di questa dissonanza si coglie sui nostri visi che si affacciano all’interno della tenda,meravigliosa, tutta un tappe- to, divani comodi sui tre lati e un ta- SAHARA OCCIDENTALE La Re.Co.Sol. La Rete dei Comuni solidali, Comu- ni della Terra per il Mondo, è un pro- getto nato per volontà di alcuni am- ministratori piemontesi che ha trova- to consensi e adesioni fra i Comuni di tutta Italia. La Rete nasce per dare gambe concrete a progetti di solida- rietà internazionale, scavalcando lun- ghezze burocratiche delle Ong,mi- rando a progetti piccoli,ma di facile e veloce realizzazione, coinvolgendo direttamente i Comuni «ricchi» con i Comuni «poveri”, attraverso una coo- perazione decentrata, che avvii il contatto diretto fra amministratori, tecnici, volontari, dei comuni «ricchi» con paesi e amministrazioni meno fortunate. Attualmente fanno parte di Reco- sol 263 comunità e 4.184.931 abitan- ti. Vedi:www.comunisolidali.org

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