Missioni Consolata - Aprile 2010
A nna Maria Colella è un fun- zionario della Regione Piemonte che si occupa da anni della promozione e della tu- tela dei minori. Annovera tra i tanti incarichi quello di esperta per le politiche minorili presso l’Ufficio di gabinetto dell’allora ministro per la Solidarietà sociale Livia Turco. Inoltre, è stata com- ponente della Commissione ado- zioni internazionali e anche dell’Osservatorio nazionale mi- nori. Nel 2001 ha promosso la na- scita del primo (e unico) ente pubblico italiano per le adozioni internazionali, l’Agenzia regio- nale per le adozioni internazio- nali (Arai) di cui è direttore. Come è cambiata l’adozione in- ternazionale negli ultimi anni? «Lo scenario dell’adozione in- ternazionale è cambiato molto. Occorre partire dalla Convenzione de L’Aja per poter parlare di adozioni internazio- nali a tutto campo. Nel ‘93 a L’Aja è stato siglato un accordo, tra paesi di origine e paesi di ac- coglienza, dove si individuava come principio basilare la «sus- sidiarietà delle adozioni interna- zionali»: le adozioni sono possi- bili, ma solo nel momento in cui il paese di origine non riesca a dare una risposta di famiglia al bambino in abbandono. Si tratta di un principio molto impor- tante, riconfermato con la legge italiana di ratifica della Convenzione de L’Aja (legge n. 476 del 1998). Lo stato italiano peraltro pre- vede in tale legge che anche gli enti che si occupano di adozione debbano sviluppare, nei paesi nei quali operano, progetti a so- stegno dell’infanzia. Viene riba- dito in tal modo un aspetto molto importante: la tutela dei diritti dei bambini passa soprat- tutto attraverso l’attenzione de- gli stati di origine, in quanto cia- scun bambino deve essere aiu- tato e sostenuto innanzi tutto nel suo paese». 32 MC APRILE 2010 Il che sembra in contraddi- zione con l’adozione? «Questo principio è stato al centro dell’attenzione di tutti (stato, regioni, enti locali) ed è un riferimento per le coppie che vanno ad adottare all’estero. In passato le famiglie avevano l’idea di adottare con facilità in un paese straniero, un bambino molto piccolo e sano. Questo era il desiderio di tanti e spesso lo è ancora. La trasformazione di questi GUARDARE AL FUTURO Anna Maria Colella, direttore Arai I bambini vanno aiutati a crescere nella propria famiglia e nel proprio paese. Ma talvolta questo non è possibile. Il confine tra lo stato di indigenza e l’abbandono non è sempre netto. Ecco il punto di vista della dottoressa Colella, fondatrice del primo (e unico) ente pubblico per le adozioni internazionali. a cura di Marco Bello a voce dell’esperta L
RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=